Io Charlotte, tu Jane

Charlotte guarda Jane. Charlotte canta con Jane. Charlotte riprende Jane, parla, cammina, ricorda con Jane. Charlotte scopre Jane come mai l’aveva conosciuta prima e, contemporaneamente, scopre anche se stessa, davanti alla rispettosa riservatezza della madre.

Una madre complessa, in qualche maniera ingombrante: icona adolescente, scesa in Francia dalla Swinging London (aveva 19 anni quando si rotolava in topless nello studio del fotografo David Hemmings in Blow-Up di Antonioni), mito trasgressivo di musica e cinema francesi con il secondo marito Serge Gainsbourg, attrice matura e intensa con Resnais, Tavernier, Varda, Godard, Doillon. Jane Birkin, che è già stata Jane B. par Agnès V., ma che qui è soprattutto la mamma di Charlotte Gainsbourg, che a sua volta è diventata attrice e cantante raffinata.

E ora regista, di un film che non ti aspetti, e che ti arriva addosso ad avvolgerti con decisione e tenerezza, con fatica e sollievo, con pudore e amore. Jane by Charlotte non è un documentario sulla vita complicata e tumultuosa di una mamma che ha avuto tre figlie da tre compagni diversi, ma è un distillato paziente di sentimenti che vivono da cinquant’anni sotto le rispettive timidezze, di confessioni intime ma non plateali di due donne che piano piano smussano imbarazzo e soggezione.

Ci sono voluti anni per farlo; è stato interrotto dopo il concerto di Tokyo in apertura, poi è ripreso, in una bella casa nella campagna francese, in un grande letto bianco, nella casa-mausoleo (o castello della Bella addormentata) di Serge Gainsbourg, brano intensissimo e commovente. Bello e onesto.

IL FILM