Reimon (2014), uno dei sei lungometraggi di Moreno, si apre coi conti, bianco su nero. Chi ci ha messo i soldi, gli strumenti, il lavoro. E quanto. Il denaro, oggi, è naturale sia al centro del cinema argentino (lo testimoniano sin dai titoli Por el dinero di Alejo Moguillansky, 2019, e Cambio cambio di Lautaro García Candela, 2022): è la Questione primaria. Maiuscola. Economica, politica, sociale, culturale. Il peso non pesa, la miseria incalza, l’inflazione, solo nel 2023, è al 210%, il governo ultraliberista di Javier Milei, in carica da dicembre, risponde smantellando il pubblico e dunque lo Stato (lo anticipa una commedia sulla scuola come Puan di María Alché e Benjamín Naishtat, 2023). E il cinema, anche (ne abbiamo parlato su Film Tv n. 13/2024). Sia o non sia per la celebre legge di Orson Welles in Il terzo uomo (quella su Italia, Borgia, Rinascimento vs. Svizzera, pace, cioccolata e orologi a cucù), il cinema argentino, oggi, malgrado tutto, è uno dei migliori del mondo. Non per industria. Semplicemente per film.

Rodrigo Moreno
Reimon (2014) Rodrigo Moreno

La crisi porta a forme di collettivismo (El Pampero Cine, vedi Film Tv n. 46/2023, ma anche il magazine “La rivista cine”), a scambi di idee e maestranze, a forme contro quelle industriali (anche nelle durate, come nelle 13 ore e 28 minuti di La flor, 2018, e nella diffusione, come Clementina, 2022, nato come serie online in pandemia), ma non per questo elitarie. Al contrario: un cinema fatto con quello che resta, che recupera i piaceri primari del gioco, del racconto, della recita, e fa del disimpegno, della digressione, della fuga (anche da i confini della fiction) e della non-produttività il proprio fine, la sua politica, la contro-misura. Le tre ore e nove minuti di I delinquenti sono sintomo e sunto di quanto detto sin qui. Un cripto-rifacimento di un classico dimenticato (Apenas un delincuente di Hugo Fregonese, 1949), ma subito messo a fare i conti col presente.

scena
I delinquenti (2023) scena

Quelli di un impiegato di banca che sceglie di sottrarre soldi (per sé e per un collega ancora non messo a parte), passare due/tre anni in carcere, e vivere poi in pace, lontano dalla prigionia del lavoro, ritrovando il malloppo. Solo che il film, come i protagonisti, dei soldi finisce per dimenticarsi. È forse questa la libertà? Di certo, se al cinema si guarda L’argent, è contro quel processo di preciso e meccanico scambio, mano dopo mano dopo mano, che I delinquenti si muove: scenografie e costumi non si sforzano di costruire un’era definita, gli attori recitano due o tre parti, i destini dei personaggi fanno il proprio gioco del mondo, si ricombinano (anche temporalmente) e anagrammano come i nomi (Morán, Ramón, Norma, Morna, in fondo anche lo stesso Moreno), lo sguardo (osservativo, ironico, non distaccato) lascia che il paesaggio argentino si documenti dentro i generi, abbracciati e poi lasciati andare (dal noir sino al western), e se quello che resta è uno scacco, una libertà ambigua, forse rassegnata, un perdersi nello sfondo, non è detto che questo non sia un sollievo, il fine dolceamaro, il punto. La filosofia di questo grande film, che sa fare i conti con quello che c’è.

Autore

Giulio Sangiorgio

Dirige Film Tv, co-dirige I mille occhi di Trieste, programma cinema, festival, rassegne, insegna (alla Iulm), sviluppa (progetti di film di giovani registi, per Milano Film Network), e, soprattutto, sopporta. Sopporta tantissimo.

Il film

locandina I delinquenti

I delinquenti

Drammatico - Argentina, Brasile, Lussemburgo, Cile 2023 - durata 180’

Titolo originale: Los delincuentes

Regia: Rodrigo Moreno

Con Margarita Molfino, Esteban Bigliardi, Cecilia Rainero, Daniel Elías

Al cinema: Uscita in Italia il 11/04/2024