I piedi, lo smalto, i passi che sfiorano e affondano nella moquette rosa. Un occhio che si apre. Il trucco. Le ciglia finte. Il rossetto sulle labbra. La lacca. Lo smalto in coordinato, sulle dita delle mani. I piedi nelle scarpe. Pronta. E poi? Poi i fiori. I premi. La tenda, en pendant con il colore dell’auto. I soprammobili. Il mobilio. Il nero dei cartelli dei titoli di testa, a dividere i dettagli. Priscilla comincia così. A Graceland. La scena seguente è nella base dell’aeronautica Usa, Germania Ovest, anno 1959: prima. Ecco. A saperli guardare bastano questi primi tre minuti, impassibili, quieti, anodini, a dire (e non dire) lo sguardo di Coppola su Elvis e io, l’autobiografia dedicata da Priscilla Presley al suo rapporto d’amore (nato quando lei era tredicenne) col Mito. Tre minuti, in primis, per dire (e non dire) che questo è un memoir: il film procede cronologicamente, ma è quel flashforward, quell’apertura non-lineare col resto, a dirci che è la cronaca di un ricordo.

Cailee Spaeny
Priscilla (2023) Cailee Spaeny

Poi la colonna sonora conferma, in asincrono con la sua epoca (come in Marie Antoinette) e lontana da Elvis (questione di diritti? Anche, ma non solo: è uno stato esistenziale della protagonista). Se è freddo, Priscilla, è anche perché non è nel presente urgente del suo personaggio: è nel distacco del senno di poi. Come il libro, che ricostruisce la storia di una donna-bambina quando è in grado di elaborarla. Ma non solo: se l’Elvis di Luhrmann è l’origin story di un supereroe, Priscilla comincia con un corpo che si prepara a indossare il costume, una possibile eroina pronta ad agire. Solo che quel che segue è stasi: una collezione di souvenir, stoffe, status symbol. Dalla vestizione alla frustrazione, dal sogno allo prigione, dalla promessa di protagonismo alla fissità dell’arredamento. Immagini neutre. Nessun accento, trauma, passione. Guerra o sesso. Eppure c’è tutto, in questi minuti.

Cailee Spaeny
Priscilla (2023) Cailee Spaeny

Priscilla è décor, scelto secondo gusto di Elvis, un oggetto come tanti, lì, a Graceland (ironia della sorte: il cognome è Beaulieu, “bel luogo”: ridotta ad ambiente). E tutto è successo così: una semplice, banalissima intro al principio del film e di una vita. Una cosa di cui non ci si accorge. Coppola scrive e dirige questo implacabile, subdolo, struggente abbandonarsi alla natura morta, questo lasciarsi costruire da bimba a bambola (le parole semplificano: il film, raffinatamente, sfuma, complica, matura), e poi risollevarsi. E lo fa magistralmente: nel distacco dello sguardo, compito, pudico e ovattato, nell’antisensazionalismo degli interpreti (Elordi, già spettro del desiderio in Saltburn, e Spaeny, Coppa Volpi a Venezia 2023, chiamata a restituire un dolore trattenuto, educato, disorientato), nell’accurata gestione del sapere di protagonista e spettatore (la parabola di Elvis è un fuoricampo discontinuo, intermittente, non chiaro: ed è proprio questo non comprendere una traccia della solitudine di Priscilla) e in una scrittura osservativa, che sa aprirsi sottilmente per dire (e non dire) i sentimenti, per fare psicologia (tonda, non macchiettistica) coi dettagli. Lo dico: è il film di una grande regista. 

Autore

Giulio Sangiorgio

Dirige Film Tv, co-dirige I mille occhi di Trieste, programma cinema, festival, rassegne, insegna (alla Iulm), sviluppa (progetti di film di giovani registi, per Milano Film Network), e, soprattutto, sopporta. Sopporta tantissimo.

Il film

locandina Priscilla

Priscilla

Biografico - USA 2023 - durata 110’

Titolo originale: Priscilla

Regia: Sofia Coppola

Con Jacob Elordi, Cailee Spaeny, Kamilla Kowal, Deanna Jarvis, Emily Mitchell, R Austin Ball

Al cinema: Uscita in Italia il 27/03/2024