Il confine verde dell’ultimo film di Agnieszka Holland - un film sorprendente per l’età e la carriera della regista polacca, inatteso per potenza visiva e lucidità - è la grande foresta che unisce i territori di Polonia e Bielorussia; uno spazio naturale all’interno del quale corre una linea politica e non geografica che divide due nazioni al limite nord-orientale dell’Europa. Nascosti dagli alberi e da un’ombra perenne, i migranti del film, arrivati sul suolo bielorusso con un volo di linea, illusi dalla promessa di Lukashenko di transitare facilmente in Polonia, scoprono che il loro destino sarà quello di restare bloccati in una selva pattugliata da entrambe le parti, ma percepita come una terra di nessuno.

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Green Border (2023) scena

Siamo nell’autunno del 2021 e Nur e la sua famiglia siriana, la cinquantenne afghana Leila, più decine di altri disperati - padri, madri, bambini e anziani in transito verso l’Europa - riescono inizialmente a passare il confine, salvo essere rispediti indietro dai soldati polacchi e una volta tornati in Bielorussia ricacciati nuovamente nell’altro lato, in un grottesco e tragico rimpallo. Con il suo bianco e nero cupissimo, Green Border restituisce le spaventose condizioni della foresta, il gelo, l’oscurità, le paludi (da brividi la morte di un bambino risucchiato dalla melma), così da far risaltare il contrasto con l’astrazione e la pretestuosità della questione politica.

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Green Border (2023) scena

Il confine rappresentato nel film, nonostante il filo spinato, non ha nulla di definitivo o addirittura di sacro (come ancora succedeva al fiume che separava Europa e Oriente in un’opera d’altri tempi come Il passo sospeso della cicogna di Angelopoulos); è anzi una linea strumentalizzata da una guerra di poteri e interessi, con i migranti ridotti a pedine e gli altri personaggi di cui il film si occupa allargando lo sguardo su una questione collettiva (gli attivisti polacchi, una psicologa che abita vicino al confine, un soldato che pattuglia la zona) chiamati a scegliere tra umanità e indifferenza, tra bene e male, fuori dagli interessi politici e dentro i confini - questi sì astratti, ma irrinunciabili - del bene comune.

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Green Border (2023) scena

In un rapido momento del film, la Holland (75 anni compiuti a novembre 2023) cita una scena di L’infanzia di Ivan di Tarkovskij: il passaggio di un fosso da parte di un soldato e una donna, ora sostituiti da un padre e una figlia. Il superamento di un ostacolo è ancora raffigurato con un’immagine poetica, ma la regista sa bene di dover rinunciare almeno in parte alla matrice artistica del suo cinema e di dover scegliere uno stile meno ricercato e più diretto, se non grezzo. In Green Border c’è un’energia rimasta finora inespressa nei film della Holland, una voce collettiva che parla a nome di una società polacca contraria al populismo nazionalista (lo stesso all’origine dell’esclusione del film dalla candidatura agli Oscar 2024) e che deve moltissimo alle giovani co-sceneggiatrici, le militanti Maciej Pisuk e Gabriela Łazarkiewicz. Un lavoro a più mani, dunque, che sa di passaggio di testimone.

Autore

Roberto Manassero

Roberto Manassero lavora come selezionatore al Torino Film Festival, è capo-redattore del sito www.cineforum.it e collaboratore delle riviste Film Tv e Doppiozero. Ha scritto un libro su P.T. Anderson, uno su Hitchcock e uno sul melodramma hollywoodiano. Tra i curatori del programma del Circolo dei lettori di Novara, tiene lezioni di cinema in scuole, musei e associazioni cultura.

Il film

locandina Green Border

Green Border

Drammatico - Polonia 2023 - durata 147’

Titolo originale: Zielona Granica

Regia: Agnieszka Holland

Con Behi Djanati Atai, Agata Kulesza, Maja Ostaszewska, Tomasz Wlosok, Piotr Stramowski, Jasmina Polak

Al cinema: Uscita in Italia il 08/02/2024