Non fatevi ingannare dalla storia. Un’attrice, Elizabeth (Natalie Portman), per prepararsi al meglio al prossimo ruolo trascorre alcuni giorni con il suo personaggio, Gracie (Julianne Moore), che a Savannah, Georgia, sembra adesso vivere una vita serena con il marito half-korean più giovane di lei di 23 anni e i tre figli adolescenti avuti con lui, ma che a 36 anni, quando la sua relazione con il futuro sposo allora tredicenne scandalizzò il paese dalle pagine di “People”, finì in carcere. Non fatevi ingannare dal metodo Stanislavskij, dall’idea di Hollywood quale mercimonio del privato, dal gioco delle parti. E se May December fosse un noir? Le due donne non sono dead ringers, tuttavia i moduli della femme fatale sono rispettati.

Julianne Moore, Natalie Portman
May December (2023) Julianne Moore, Natalie Portman

Davanti allo specchio (quanti specchi ci sono, nel film? Quanto sono importanti, gli specchi, nel noir?), Gracie confida a Elizabeth di essere sempre stata naïf, «I always have been. In a way, it’s been a gift », per lei in qualche modo è stato un dono, viversi, vivere la realtà e in seguito metabolizzarla (e archiviarla) con naïveté, però probabilmente l’ingenuità calcolatrice della maniera, della seduzione, della trappola. L’ingenuità attraente della dark lady. All’addio, inoltre, tra Elizabeth e Gracie avviene un’epifania dai risvolti inquietanti. Gracie confida alla star che alcune cose che le sono state raccontate del suo passato non corrispondono a verità, «insecure people are very dangerous, aren’t they? I’m secure. Make sure you put that in there»: Gracie ribadisce perentoria di essere una persona sicura, cioè certa, ma anche quindi decisa, incontestabile, abile, vedi di capirlo e di farlo tuo, e Elizabeth ne resta turbata, perché? Cosa implica questa affermazione? Cosa comporta per il suo lavoro di immedesimazione?

Natalie Portman
May December (2023) Natalie Portman

Come in Acque profonde di Adrian Lyne (troppo sbrigativamente sottovalutato e stupidamente liquidato dalla critica) si allevavano lumache, qui il maschio coltiva bruchi in attesa di diventare farfalle. Il simbolismo è apparentemente didascalico, ma favorisce l’idea di uno scenario noir in cui l’egemonia claustrofobica della donna è fortissima. E se i pianti isterici di Gracie, a cui lei si abbandona di nascosto, fossero espressioni non di fragilità bensì di un’identità tormentata, compressa, collerica, violenta? Fossero, dunque, crisi estemporanee per le falle che sembrano aprirsi nel suo piano?

Julianne Moore, Charles Melton
May December (2023) Julianne Moore, Charles Melton

Di certo la recitazione di Julianne Moore pare contemplare il dubbio, per quanto è anch’essa compressa. E allora May December potrebbe rivelarsi a ragione un film sull’artificio in qualità di componente organolettica della realtà. Come, appunto, era il mondo del noir. E come è sempre stato il cinema di Todd Haynes, che sull’artificio ha costruito una poetica identitaria: pensate a Velvet Goldmine, a Lontano dal Paradiso, a Io non sono qui. Infine, ebbene, siamo stati tutti ingannati. Forse. D’altronde la colonna sonora (di Marcelo Zarvos) rielabora a più riprese il tema di Michel Legrand per Messaggero d’amore di Joseph Losey: che sublime, irresistibile gesto d’autore. Come un falso.

Autore

Pier Maria Bocchi

Pier Maria Bocchi guarda cinema da quando aveva 5 anni. E forse anche prima.

Il film

locandina May December

May December

Sentimentale - USA 2023 - durata 113’

Titolo originale: May December

Regia: Todd Haynes

Con Natalie Portman, Julianne Moore, Cory Michael Smith, Charles Melton, Piper Curda, Drew Scheid

Al cinema: Uscita in Italia il 21/03/2024