Non perde tempo, James Cameron. Il colonnello Miles Quaritch (Stephen Lang) che aveva guidato le milizie della RDA, l’organizzazione che aveva il compito di colonizzare Pandora, viene resuscitato come un “recomb”, ossia un avatar dotato della sua memoria precedente. Nel frattempo, Sully (Sam Worthington) vive su Pandora con Neytiri (Zoe Saldana) e i loro figli. L’arrivo di Quaritch e della sua squadra lo costringe a cercare rifugio presso il clan Metkayina, la “gente della scogliera”, guidato da Tonowari (Cliff Curtis), marito di Ronal (Kate Winslet).

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Avatar: La via dell'acqua (2022) scena

Con un gimmik cormaniano, Cameron mette in moto il secondo capitolo di Avatar a ben 13 anni dal capostipite come se fosse il più costoso film di serie B di tutti i tempi. Dotato di una follia ossessiva al cui confronto Kubrick è un dilettante, crea un’autentica macchina dello stupore. Rispetto al post-cinema digitale (il cui annuncio è stato il primo Transformers), Cameron rinuncia del tutto al documentarismo (involontario) cui il fotorealismo sembra sempre condannare la danza dei pixel in virgola mobile. Filmando come se si trovasse sul set di un film analogico, il regista canadese immerge il pubblico in un racconto che contiene tutte le sue preoccupazioni politiche.

Sigourney Weaver
Avatar: La via dell'acqua (2022) Sigourney Weaver

Avatar: La via dell’acqua è il cinema cameroniano all’ennesima potenza. Le scenografie memori delle illustrazioni di Roger Dean, non solo le isole galleggianti nell’aria ma anche le creature fantastiche che sembrano provenire dalle copertine degli album degli Osibisa, s’intrecciano con le coreografie acquatiche di The Abyss. La vita tribale dei Metkayina è un omaggio al Murnau di Tabù, mentre la struttura narrativa è del western revisionista settantesco (da Soldato blu a Un uomo chiamato cavallo). James Cameron continua a reinventare il cinema. Risolve l’annoso problema del frame rate, filma in 3D con la stessa fluidità di una macchina da presa appoggiata su un carrello e non permette mai alla tecnologia di prendere il sopravvento.

James Cameron
Avatar: La via dell'acqua (2022) James Cameron

Paradossale tradizionalista, utilizza tutta la tecnica attualmente a sua disposizione per (re)inventare il cinema. E, ancora una volta, pare di trovarsi di fronte all’arrivo del treno alla stazione di La Ciotat. L’acqua, da sempre il luogo-narrazione di Cameron, è il teatro di una rinascita continua, una danza della vita infinita. Rispetto ai blockbuster correnti, La via dell’acqua compie uno scarto davvero potente (come si filma - pensa - l’acqua?). Pur ricorrendo a tecnologie mai viste al cinema, Cameron le utilizza come se fossero già sedimentate nel nostro immaginario: come se le conoscessimo già. Ogni cosa è al servizio dello stupore e dell’emozione.

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Avatar: La via dell'acqua (2022) scena

E l’agnizione finale, in un film nel quale apparentemente si vede tutto, commuove oltre ogni dire con un affondo mélo. La via dell’acqua è tutto il cinema possibile: il primo film di un pensiero dell’immagine completamente nuovo. È videoarte all’ennesima potenza che diventa finalmente cinema senza dimenticarsi di Hatari! e di Hawks. Continuiamo a chiamarlo cinema, perché non abbiamo altre parole. Ma siamo oltre. E questa “cosa vista” non l’abbiamo mai vista. Sogniamo. Come l’acqua.

Autore

Giona A. Nazzaro

Direttore artistico del Festival del Film di Locarno. Programmatore Visions du Réel di Nyon (Svizzera). Autore di libri e saggi. Dischi, libri, gatti, i piaceri. Il resto, in divenire.

Il film

locandina Avatar: La via dell'acqua

Avatar: La via dell'acqua

Fantascienza - USA 2022 - durata 190’

Titolo originale: Avatar: The Way of Water

Regia: James Cameron

Con Zoë Saldana, Kate Winslet, Michelle Yeoh, Sigourney Weaver, Sam Worthington, Jemaine Clement

Al cinema: Uscita in Italia il 14/12/2022

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