Il titolo italiano è la traduzione alla lettera di quello internazionale, ed è fuorviante. L’originale, più neutrale, più semplice, è La passion de Dodin Bouffant. Individuare quale sia questa passione è più interessante di conoscere le vere generalità di Dodin Bouffant. Che, per la cronaca, non è realmente esistito: è il personaggio di un romanzo di Marcel Rouff del 1924, La vie et la passion de Dodin-Bouffant, gourmet, a sua volta ispirato secondo alcuni a Maurice Edmond Sailland detto Curnonsky, principe dei gastronomi, secondo altri al politico e gastronomo Jean Anthelme Brillat-Savarin. In breve: si tratta di un gourmand.

Benoît Magimel, Juliette Binoche
Il gusto delle cose (2023) Benoît Magimel, Juliette Binoche

Torniamo però alla passione. Quella di Dodin Bouffant (Benoît Magimel) è la stessa di Eugénie (Juliette Binoche). Si chiama, più di tutto, devozione. È il rispetto per la perfezione. La fedeltà a una relazione. Il culto dell’equilibrio. Un rapporto a due, quello tra Dodin e Eugénie, sul finire del XIX secolo, che non c’entra niente con la coppia. Il loro è un vincolo che trova ragione nella dedizione non al cibo, non alla ricetta ideale, e neppure, banalmente, al gusto: entrambi sono cuochi, vivono insieme, sono insieme (ma in camere separate), e ciò che li accomuna, che li lega in modo esclusivo, è la riverenza per la generosità. Un affetto dedicato tutto all’altro, e mai a sé (ovverosia alla gratificazione di e del sé). Tra Dodin e Eugénie esiste una passione che si chiama riguardo. La cucina è uno spazio sentimentale. Il cibo è una grammatica amorosa. Un lemma. Dodin e Eugénie parlano la stessa lingua. Per questo motivo sono uniti. Inseparabili. Nessuna differenza di classe, di sesso: è una considerazione spaziale che li salda. Un rapporto, dunque, basato sul confine inteso quale privato sacrale.

Juliette Binoche, Benoît Magimel
Il gusto delle cose (2023) Juliette Binoche, Benoît Magimel

Le identità di Dodin e di Eugénie sono fortissime anche se dipendenti l’una dall’altra. È una cura, un’osservanza: Dodin chiede a Eugènie se la notte può farle visita in camera, lei gli risponde che può soltanto se la porta non è chiusa a chiave. Una storia d’amore, ma di un amore che è principalmente percezione dell’altro. Ecco perché Il gusto delle cose è un titolo troppo sbrigativo. La storia d’amore tra Dodin e Eugénie è la storia di un proposito reciproco, che Tran Anh Hùng racconta con il nitore del Tavernier di Una domenica in campagna e la suspense tutta interiore del Resnais di Providence. Fino a conquistare la dolcezza di uno sguardo contemporaneamente discreto e avido di bellezza, per cui i corpi sono cattedrali al pari dei piatti, luoghi da visitare in punta di piedi, da onorare, da mandare a memoria. Luoghi sempre nuovi, sempre stupefacenti. Non si facciano paragoni irragionevoli con Il pranzo di Babette: quello di Tran è un film su una stima che si rinnova di ora in ora, di giorno in giorno, di preparazione in preparazione. Perciò, piuttosto che del gusto, sarebbe sensato parlare della misura delle cose, in quanto è lì, nella registrazione costante ed eterna di un’equidistanza tra due cuori, che l’opera, superlativa, commovente, trova la sua compiutezza.

Autore

Pier Maria Bocchi

Pier Maria Bocchi guarda cinema da quando aveva 5 anni. E forse anche prima.

Il film

locandina Il gusto delle cose

Il gusto delle cose

Sentimentale - Francia 2023 - durata 145’

Titolo originale: La passion de Dodin Bouffant

Regia: Tràn Anh Hùng

Con Juliette Binoche, Benoît Magimel, Pierre Gagnaire

Al cinema: Uscita in Italia il 09/05/2024