In un panorama cinematografico sempre più affollato da storie ad alta intensità drammatica o da produzioni dominate da effetti speciali, il film Poly di Nicolas Vanier, in prima tv su Rai 1 il 13 agosto, sceglie una strada controcorrente: raccontare con essenzialità. Niente fuochi d’artificio, nessuna formula preconfezionata. Solo una bambina, un pony e un paesaggio rurale francese. Ma dietro questa apparente semplicità si nasconde una narrazione complessa, che tiene insieme infanzia, solitudine, ecologia, giustizia e possibilità di rinascita.

Una fuga, un legame, una rinascita
Al centro del film di Rai 1 Poly c’è una bambina: Cécile, appena trasferita con la madre Louise in un villaggio del sud della Francia dopo una separazione familiare. Spaesata e isolata dai coetanei, trova rifugio nell’amicizia inaspettata con un pony maltrattato da un circo ambulante. Quel pony si chiama Poly. Quando scopre che l’animale è in pericolo, decide di fuggire con lui attraverso campagne e colline, per cercare un luogo dove possano entrambi essere liberi.
Il film si trasforma così in un viaggio iniziatico: una fuga che non è solo geografica, ma anche emotiva, sociale, interiore. Sul loro cammino, Cécile e Poly incontrano ostacoli, ma anche alleati: Victor, un uomo solitario con un passato ingombrante; Brancalou, il direttore del circo, personaggio ruvido ma non del tutto impermeabile alla redenzione.
SCOPRI TUTTI I FILM DA GUARDARE IN TV STASERA
Fragilità e trasformazione
Cécile (Elisa de Lambert) è lo sguardo puro ma lucido del film di Rai 1 Poly. Intelligente, osservatrice, mai vittima passiva: è lei che prende l’iniziativa, che rischia, che guida. La giovane attrice ha stupito il cast per naturalezza e intensità. Sul set, ha lavorato fianco a fianco con Julie Gayet, che interpreta la madre Louise, in un rapporto quasi di mentoring trasmesso da attrice ad attrice.
Louise (Julie Gayet) è una madre che cerca di ricostruirsi. Segnata da un fallimento sentimentale, si trova a gestire un cambiamento di vita mentre tenta di restare un punto di riferimento per la figlia. Il suo personaggio racconta con discrezione il tema della resilienza femminile.
Victor (François Cluzet) è forse il personaggio più stratificato. Vive isolato, guardato con sospetto dal paese, ma l’incontro con Cécile e Poly gli offre un’occasione per rimettersi in gioco. È nei suoi occhi che si legge il passaggio dalla sfiducia alla cura, dal rimorso alla possibilità di essere utile di nuovo.
Brancalou (Patrick Timsit) rappresenta l’ambivalenza. Estroverso, bizzarro, a tratti minaccioso, ma con una vena di umanità che affiora lentamente. Non è un cattivo da cartone animato, è un uomo ferito che porta dentro di sé una certa tenerezza. Timsit lo tratteggia senza eccessi, trovando l’equilibrio tra caricatura e verità.

Natura, legami, emancipazione
La natura nel film di Rai 1 Poly non è sfondo ma protagonista. Vanier filma paesaggi del Gard con un rispetto che affiora nell’uso del silenzio e nell’attenzione al tempo lento delle scene: il vento che muove i caravan del circo, il passo di Poly che si posa su un sentiero, il respiro degli alberi. Il film denuncia il maltrattamento degli animali nei circhi, ma non lo fa con rabbia verbale: lascia parlare il corpo dell’animale, il suo disagio, e l’azione silenziosa di una bambina che decide di accoglierlo. È un cinema che propone che il rispetto non sia un concetto astratto, bensì un gesto concreto, quasi una lingua da imparare.
Il tema della famiglia ricostruita si fa strada con delicatezza, senza sentimentalismi: la separazione non è drammatica né giustificata, è solo un fatto, un cambiamento che trasforma il quotidiano. Ma emerge la resilienza: Cécile e Louise accettano il nuovo, si fanno spazio e insieme inventano una nuova forma di legame, necessario e autentica. Mai forzata, mai giudicata.
La redenzione attraversa il film come un sottotesto morbidamente potente. Victor, Brancalou, persino alcuni personaggi secondari vengono toccati dall’onda del viaggio di Cécile e Poly: non è una redenzione forzata dalla morale, né una trasformazione repentina, ma un cambiamento che nasce dal contatto, dalla fiducia restituita, dal prendersi cura. È un racconto in cui il perdono e la seconda possibilità non si impongono, ma si dischiudono lentamente.
Infine, il film parla d’infanzia attiva, di un’infanzia che non aspetta l’approvazione degli adulti ma agisce, che osserva prima di imitare, che guida più che essere guidata. Cécile rappresenta una scintilla di lucidità infantile: legge le ingiustizie prima degli adulti, reagisce con empatia immediata e costruisce con la sua azione un mondo in cui gli animali non siano sfruttati, le famiglie possano ricomporsi, e coloro che cadono possano rialzarsi.
Un set vivo, tra sfide e armonia
Girare con un animale protagonista e una bambina tra i ruoli centrali è, nel mondo del cinema, una delle prove più complesse. Eppure, Nicolas Vanier, definito “il Saint-Exupéry del set”, è riuscito a creare un clima di fiducia e coesione. Il pony aveva un carattere forte, eppure Vanier ha saputo “domarlo”, ammansirlo senza forzarlo, costruendo un’intesa tra attori umani e animali.
Julie Gayet, François Cluzet e Patrick Timsit raccontano un’esperienza segnata da autenticità e ascolto. Sul set non c’era spazio per il narcisismo: la coralità è stata la forza del film. Tutti, dai protagonisti ai ruoli secondari, hanno costruito una piccola comunità.
Poly non parla solo di natura: la rispetta concretamente. Il film è stato uno dei progetti pilota dell’iniziativa Secoya Eco-Tournage, con pratiche green adottate in ogni fase: uso di energia solare, alimenti locali e bio, riduzione dei rifiuti, costumi riciclati, trasporti elettrici. Una scelta coerente, non pubblicitaria: girare oggi senza compromettere il domani, come sottolinea la produzione.
La collaborazione con la Fédération Française d’Équitation ha aggiunto ulteriore profondità. L’equitazione è vista qui come strumento educativo, terapeutico e sociale: una via per riappropriarsi del corpo, del tempo e delle relazioni. In un’epoca iperconnessa, il film di Rai 1 Poly suggerisce un’altra forma di connessione: più lenta, più viva, più reale.
Poly è un film apparentemente semplice, ma dietro ogni inquadratura si muove una visione precisa. Nicolas Vanier mette in scena un racconto universale: quello dell’incontro tra chi è ferito, diverso, escluso, ma capace ancora di prendersi cura. Un invito a riconsiderare il nostro rapporto con gli altri, con la natura, e con noi stessi. Senza retorica, senza prediche. Solo con la forza delle cose vere.
Filmografia
Poly
Avventura - Francia 2020 - durata 102’
Titolo originale: Poly
Regia: Nicolas Vanier
Con Elisa de Lambert, François Cluzet, Julie Gayet, Patrick Timsit, Orian Castano
in streaming: su Google Play Movies Apple TV Rakuten TV Amazon Video
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta