Nessun eroe muscoloso, nessun montaggio adrenalinico e nessuna colonna sonora invasiva: il film 7500, in onda su Rai 4 la sera del 14 giugno, è un thriller antitetico. Diretto dal tedesco Patrick Vollrath, già candidato all’Oscar per il cortometraggio Everything Will Be Okay, il film è un esercizio di tensione costruito non sull’azione ma sulla resistenza: fisica, psicologica, morale. L’azione si svolge quasi interamente all’interno del cockpit di un Airbus A320. Lo spettatore entra lì dentro nei primi minuti e ne esce solo al termine. Niente respiro, nessuna fuga, solo pressione.

Sopravvivere dentro una scatola nera
Nel film di Rai 4 7500, Tobias Ellis (Joseph Gordon-Levitt), giovane copilota americano, affronta un volo di routine da Berlino a Parigi con il comandante Michael (Carlo Kitzlinger, ex pilota Lufthansa) e la hostess Gökce (Aylin Tezel), sua compagna e madre di suo figlio.
Ma, dopo il decollo, un gruppo di terroristi armati con coltelli improvvisati tenta di entrare in cabina. Michael viene ferito gravemente, Tobias rimane solo al comando. Riesce a respingere parte dell’attacco e chiude ermeticamente la porta del cockpit, come previsto dai protocolli post-11 settembre.
Fuori, però, la violenza continua. I terroristi minacciano e poi uccidono passeggeri. Tobias riceve un ultimatum: aprire la porta o altri moriranno. Il dilemma non è solo operativo, è morale, personale, insostenibile. La tensione cresce, la claustrofobia avvolge ogni scelta.
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Volti invece di etichette
Tobias, il protagonista del film di Rai 4 7500, non è un eroe. Non è addestrato per combattere. Non cerca lo scontro. È un uomo normale schiacciato da una responsabilità disumana. Vollrath lo definisce “un anti Bruce Willis”: «Non volevo un tipo da forze speciali. Tobias è uno come noi, messo in una situazione che nessuno dovrebbe affrontare».
Accanto a lui, Vedat (Omid Memar), il più giovane tra i dirottatori, è una figura tragica e ambigua. È un ragazzo, non un mostro. Nato in Europa, cresciuto nella frustrazione di chi non si sente né dentro né fuori dalla società. L’incontro finale tra lui e Tobias, viscerale e disarmato, è il cuore del film.
Quando i due si trovano faccia a faccia, la narrazione smette di essere politica e diventa umana. Non ci sono più “buoni” e “cattivi”, solo due ragazzi che vorrebbero tornare indietro. Joseph Gordon-Levitt lo dice chiaramente: “Una volta che due esseri umani sono nella stessa stanza, smettono di essere etichette e diventano persone”.

Terrorismo, trauma, empatia, vendetta
Il film di Rai 4 7500 è figlio di una domanda terribile: come si spezza il ciclo della violenza?. Vollrath non cerca risposte facili. Rifiuta l’ideologia della vendetta: “Contro la violenza la reazione più umana è altra violenza. Ma questo non risolve nulla”.
La sceneggiatura, scritta con Senad Halilbasic, scava nei meccanismi mentali e culturali del terrorismo contemporaneo. Ma lo fa evitando facili demonizzazioni. L’Islam è presente, sì, ma non come caricatura. Vedat, per esempio, è fragile, spaesato, privo di direzione. Vollrath si ispira a casi reali: “Ho visto il volto di un giovane tornato dalla Siria. Era distrutto. Quel volto è diventato Vedat”.
Centrale è anche il tema del controllo: il cockpit è simbolo di potere, ma Tobias è impotente. Le telecamere mostrano solo immagini sgranate: la realtà fuori è distorta, inaccessibile. La porta blindata diventa barriera fisica e metaforica. Protegge, ma isola.
Realismo crudo, tensione documentaristica
Il film di Rai 4 7500 rinuncia alla musica. Il suono è quello reale dell’aereo: turbine, pulsanti, colpi sulla porta. Ogni dettaglio è autentico. L’intera cabina di pilotaggio è stata ricostruita comprando una vera fusoliera di Airbus A320. Carlo Kitzlinger, pilota nella vita vera, ha guidato Gordon-Levitt in un training tecnico rigoroso. Le riprese avvengono con camere leggere, a mano, spesso in lunghi piani sequenza.
L’azione è improvvisata. I dialoghi non sono scritti, ma vissuti. L’energia sul set è cruda, instabile, vera.
Sebastian Thaler, direttore della fotografia, definisce il suo approccio come un “documentario controllato”. Nulla è lasciato al caso, ma tutto deve sembrare non preparato. La camera non dirige: segue, insegue, respira.
Il minimalismo estremo ha, però, un prezzo. Dopo un inizio teso e serrato, il film perde un po’ di slancio. L’ambientazione unica può diventare ripetitiva, e la narrazione a volte scivola nella monotonia. Ma 7500 non è pensato per essere spettacolare. È uno studio di tensione. Un test morale. Un film che costringe lo spettatore a domandarsi: io, cosa avrei fatto?
Filmografia
7500
Thriller - Germania 2019 - durata 92’
Titolo originale: 7500
Regia: Patrick Vollrath
Con Joseph Gordon-Levitt, Carlo Kitzlinger, Max Schimmelpfennig, Aylin Tezel, Murathan Muslu
in streaming: su Prime Video
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