Dopo anni di prigionia politica, Oleh Sentsov è tornato alla regia con il film Rhino, un’opera cupa, brutale e visivamente incisiva in onda su Rai 4 la sera del 29 aprile, ambientata nell’Ucraina degli anni ’90. Non è un film che chiede simpatia, né uno che tenta di giustificare la violenza: Rhino è un ritratto senza compromessi dell’ascesa e caduta di un criminale, ed è proprio questa sua onestà spietata che lo rende potente.

La nascita del male ordinario
Il protagonista del film di Rai 4 Rhino è Vova, soprannominato “Rhino”, interpretato da un impressionante Serhii Filimonov. Cresce in una famiglia disfunzionale in una cittadina ucraina rurale: padre alcolizzato e violento, madre silenziosamente resistente, fratello maggiore arruolato e morto in Afghanistan. Un contesto di degrado e rabbia che diventa il terreno fertile per un’escalation criminale.
Dopo l’ennesimo scontro con i boss locali, Vova si unisce a una banda rivale, sfruttando il proprio corpo massiccio e una resistenza al dolore quasi sovrumana per imporsi come esattore, picchiatore, infine capo.
Il film segue questo percorso lineare ma inarrestabile: dal teppistello al gangster, fino all’uomo devastato dai lutti, dalla solitudine, dal proprio passato. L’intera storia è raccontata in flashback, alternando scene di violenza efferata con momenti di (tentata) introspezione, ambientati in una macchina dove Rhino dialoga con un enigmatico interlocutore. Una sorta di confessionale laico, che però non riesce fino in fondo a offrire vera redenzione.
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Corpi, non anime
Il film di Rai 4 Rhino è dominato da figure maschili che si muovono come bestie in un ecosistema dove vince il più forte. Vova è l’archetipo del gangster tragico: brutale, silenzioso, quasi inarticolato, più forza che pensiero. Filimonov regge l’intero film con il suo corpo, più che con la parola.
Accanto a lui, gli altri personaggi come Marina, la compagna, o Plus, il braccio destro, sono funzionali al racconto, ma poco sviluppati. Le donne sono ridotte a simboli: madri che soffrono, prostitute che consolano, mogli dimenticate. La psicologia dei personaggi rimane sfocata: Rhino non vuole farci capire perché i suoi personaggi sono così, ma mostrarci cosa diventano.

L’uomo, la bestia, la violenza
Il cuore del film di Rai 4 Rhino non è tanto il crimine, ma la trasformazione. L’opera esplora il modo in cui la violenza sistemica - familiare, sociale, storica - modella un individuo fino a renderlo irriconoscibile. La domanda implicita è: siamo nati cattivi o lo diventiamo?
Sentsov non cerca risposte morali né giustificazioni politiche, pur ambientando il tutto in un’Ucraina devastata dalla transizione post-sovietica. Il degrado sociale, la perdita di riferimenti, l’assenza dello Stato: tutto concorre a creare un vuoto che la criminalità riempie con le sue regole.
In questo senso, Rhino è vicino a Gomorra o Carlito’s Way, ma più sporco, più claustrofobico. Un mondo in cui anche il piacere è degradato, come mostra l’orgia da sauna che sembra più una punizione che un festino.
Un cinema di colpi e sospiri
Il momento più memorabile del film di Rai 4 Rhino è il piano-sequenza iniziale, otto minuti senza stacchi che raccontano in sintesi visiva l’infanzia di Vova. Un movimento di macchina ipnotico che attraversa stanze, anni, lutti e silenzi con una precisione chirurgica. È cinema puro, un colpo al cuore per chi ama il linguaggio visivo.
Il resto del film è più convenzionale, ma non meno efficace: camera a mano, colori spenti, luce naturale. La violenza è diretta, sgradevole, mai estetizzata. Gli ambienti (villaggi fangosi, interni fatiscenti, città grigie) raccontano da soli il crollo di un mondo.
Nonostante la potenza visiva e l’atmosfera densa, Rhino inciampa nella seconda parte, quando tenta di avvicinarsi al tema della redenzione. Le scene nella macchina, che dovrebbero dare spessore al personaggio, appaiono posticce, scritte più per necessità narrativa che per coerenza emotiva. Vova resta un enigma: non ci è chiaro quando, né perché, cominci davvero a pentirsi. E forse Sentsov non vuole davvero che lo capiamo.
Crudo, sincero, imperfetto
Il film di Rai 4 Rhino non è né facile né piacevole. È un pugno nello stomaco che parla di un tempo e di un luogo dove l’umanità si sbriciola, e dove sopravvivere significa spesso diventare qualcosa di mostruoso. Ma è anche un’opera sincera, che rifiuta le scorciatoie emotive e le facili retoriche.
Sentsov non gira per piacere, ma per necessità. Dopo essere stato incarcerato per aver osato parlare, Rhino è il suo urlo muto contro un mondo che ha smesso di ascoltare. E forse, proprio per questo, è un film che va visto. Non perché offra risposte, ma perché osa mostrarci il volto della disperazione, senza trucco né filtro.
Filmografia
Rhino
Gangster - Ucraina/D/Pl 2021 - durata 101’
Titolo originale: Nosorih
Regia: Oleg Sentsov
Con Serhii Filimonov, Evhen Chernykov, Evgeniy Grigorev, Alina Zievakova, Margo Dumas
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rai Play
Gomorra
Drammatico - Italia 2008 - durata 135’
Regia: Matteo Garrone
Con Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo
Al cinema: Uscita in Italia il 16/05/2008
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Amazon Video Timvision Rakuten TV
Carlito's Way
Gangster - USA 1993 - durata 141’
Titolo originale: Carlito's Way
Regia: Brian De Palma
Con Al Pacino, Sean Penn, Penelope Ann Miller, John Leguizamo
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