In un panorama cinematografico spesso dominato da narrazioni patinate e rassicuranti, il film Baby Jane in prima tv su Cielo la sera del 16 giugno è un pugno nello stomaco. Diretto da Katja Gauriloff e tratto dall’omonimo romanzo di Sofi Oksanen, il film è un ritratto crudo, disturbante e dolorosamente autentico di una relazione queer affondata nella psiche disturbata di due donne che si cercano per colmare vuoti impossibili.

Quando l’amore promette il mondo e poi lo chiude a chiave
Jonna è una studentessa appena arrivata a Helsinki, assetata di libertà e nuove esperienze. In una serata qualunque, in una queer bar della capitale, incontra Piki, una donna più grande, carismatica, misteriosa, e terribilmente affascinante. È l’inizio di una passione che, nel giro di poche ore, diventa travolgente. Ma il film Cielo Baby Jane non è una storia d’amore. È una storia di fuga, dipendenza emotiva, potere e fragilità mentale.
Piki, interpretata da una magnetica Maria Ylipää, appare all’inizio come la partner dominante, protettiva e sicura di sé. Ma dietro quella forza si cela una sofferenza invisibile: una grave forma di fobia sociale, panico, e una routine scandita da farmaci, alcool e silenzi. Il personaggio di Jonna, portato in scena con tenerezza e rabbia da Roosa Söderholm, si trasforma progressivamente da protagonista a spettatrice passiva della vita di Piki e della propria dissoluzione.
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Due anime in bilico
Il cuore pulsante del film Cielo Baby Jane è la relazione tra le due donne. Maria Ylipää riesce a incarnare una donna ferita e ferente, capace di affascinare e distruggere nello stesso sguardo. Piki ha un’aura che disarma, con la sua “voce scura e profonda” e la sua “mascolinità naturale” che non è mai caricaturale, ma anzi perfettamente coerente con la sua identità spezzata. È una donna che “non esce mai di casa”, che non riesce a vivere fuori dalle mura del suo rifugio-prigione.
Jonna, invece, è la proiezione del desiderio di cambiare vita. Ma l’amore che la lega a Piki si trasforma presto in ossessione, prigionia, perdita di sé. Nel tentativo di salvare l’altra, Jonna perde la propria bussola emotiva. La sua iniziale curiosità sessuale e la fascinazione per il mondo di Piki, che comprende anche esperienze di telefonate erotiche, si trasformano in un lento affondare nella disperazione.

Tra tabù e verità scomode
Baby Jane, proposto da Cielo per il Pride Month, è un film coraggioso. Non solo perché racconta una relazione lesbica complessa e tossica, ma soprattutto perché non cerca mai la facile empatia dello spettatore. Non ci sono eroine o vittime nette. C’è dolore. C’è un amore che non cura ma ferisce. C’è un’analisi durissima della salute mentale, e delle disuguaglianze sociali che spesso impediscono di ricevere un aiuto adeguato: «In Finlandia, centinaia di persone con problemi psichici si tolgono la vita. Troppi non ricevono cure», afferma la regista Katja Gauriloff.
Il film affronta anche la violenza domestica tra donne, un tema ancora troppo invisibile. Quando la relazione tra Piki e Jonna degenera, Baby Jane ha il coraggio di mostrare lo scontro fisico e psicologico, senza giustificazioni né abbellimenti. È una realtà che rompe il “politicamente corretto”, e che punta il dito anche verso la comunità queer, invitandola a non nascondere sotto il tappeto le sue stesse dinamiche disfunzionali.
La luce oltre l’abisso
Il film Cielo Baby Jane si chiude con una scena silenziosa, sospesa. Non c’è una catarsi hollywoodiana. Ma c’è un gesto: Jonna lascia Piki. O, forse, la lascia morire nella sua chiusura. È un finale aperto ma potente, perché rompe il ciclo della dipendenza. È, come dice la regista, «un barlume di speranza». Un’indicazione che, anche se segnati, anche se stremati, si può scegliere di salvarsi. Non tutto si aggiusta, ma qualcosa si può lasciar andare.
Baby Jane è un’opera che non cerca consensi, ma verità. Con una regia che lascia spazio agli attori e una fotografia che si chiude negli spazi angusti delle case e delle anime, Katja Gauriloff firma un esordio intenso e necessario. In un’epoca in cui il queer cinema spesso punta al feel-good, Baby Jane sceglie il realismo emotivo. E lo fa con coraggio. È un film che disturba, che commuove, che non dimentichi.
Come Piki, che ti lascia il suo odore sulla pelle anche quando se n’è andata.
Filmografia
Baby Jane
Drammatico - Finlandia 2019 - durata 93’
Titolo originale: Baby Jane
Regia: Katja Gauriloff
Con Lauri Tilkanen, Roosa Söderholm, Maria Ylipää, Maija Paunio, Nelly Kärkkäinen, Mirja Öisti
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