Il cinema di Andrea Pallaoro si caratterizza per un’estetica rigorosa e un approccio minimalista alla narrazione, incentrato sulla costruzione psicologica dei personaggi più che sullo sviluppo convenzionale della trama: Monica, il suo terzo film proposto da Rai 5 l’11 marzo, conferma questa tendenza, presentandosi come un ritratto intimo e doloroso di una donna che torna a casa dopo anni di assenza per confrontarsi con il passato e le ferite mai rimarginate.
La protagonista, interpretata con straordinaria intensità da Trace Lysette, è una donna trans che, dopo essere stata rifiutata dalla famiglia da adolescente, si ritrova a prendersi cura della madre morente (Patricia Clarkson), in un incontro segnato da un silenzio carico di significati.
La trama: Un ritorno carico di ferite
La storia delfilm di Rai 5 Monica si sviluppa in un’atmosfera rarefatta, dominata da lunghi silenzi e sguardi che raccontano più delle parole. La protagonista riceve una chiamata inaspettata: la madre, Eugenia, sta morendo. Monica, che vive in California, è costretta a tornare in Ohio, nella casa da cui era stata cacciata da adolescente. Ad accoglierla non c’è un clima di confronto aperto o riconciliazione immediata: Eugenia non la riconosce e la scambia per una delle sue assistenti sanitarie.
Questo espediente narrativo trasforma il loro rapporto in un’interazione ambigua, sospesa tra un amore materno inconsapevole e il peso di un passato doloroso. Il fratello Paul (Joshua Close) e sua moglie Laura (Emily Browning) osservano Monica con un misto di diffidenza e curiosità, mentre la governante Leticia (Adriana Barraza) funge da elemento di stabilità in un ambiente familiare frammentato.
Uno studio sull’intimità
Trace Lysette regala nel film di Rai 5 Monica un’interpretazione magnetica e introspettiva, costruendo un personaggio che comunica tanto attraverso il linguaggio del corpo quanto attraverso le parole. Monica è una donna che ha costruito una corazza emotiva per sopravvivere, eppure la sua vulnerabilità emerge nei momenti di solitudine, negli sguardi persi nel vuoto, nelle telefonate con clienti che si dissolvono nel nulla.
Patricia Clarkson è impeccabile nel ruolo di Eugenia, una donna intrappolata nella nebbia della malattia. La sua incapacità di riconoscere Monica diventa un metaforico azzeramento del passato: la sua memoria vacillante annulla il rifiuto di un tempo, creando un paradossale spazio di accettazione incondizionata. Tra loro si instaura un legame quasi primordiale, fatto di piccoli gesti, come il tocco lieve di una mano o il bagliore di un sorriso fugace.
Joshua Close e Emily Browning nei panni di Paul e Laura offrono un ritratto credibile della famiglia che ha cercato di mantenere una fragile normalità, nonostante le ferite ancora aperte. Il loro percorso si evolve lentamente, segnato da momenti di incertezza e dalla progressiva accettazione della presenza di Monica.

Abbandono, identità e riconciliazione
Il cuore pulsante del film di Rai 5 Monica è il tema dell’abbandono e delle sue conseguenze psicologiche. Andrea Pallaoro, come dichiarato nelle sue interviste, ha affrontato questo argomento in tutta la sua filmografia, esplorando le ferite lasciate dal rifiuto e la lunga strada verso la guarigione. “Il tema dell’abbandono, con i suoi traumi e le sue conseguenze, gioca un ruolo fondamentale nel definire chi siamo”, afferma il regista. Il film non indulge in melodrammi o facili riconciliazioni, ma tratteggia con delicatezza il percorso interiore della protagonista.
L’identità di Monica non è mai esplicitamente tematizzata: il film evita qualsiasi riferimento al suo passato pre-transizione e si concentra su di lei come donna, senza bisogno di spiegazioni o etichette. “Non volevo che la storia fosse incentrata sulla transizione, ma sull’essenza di Monica come persona”, spiega Pallaoro. È una scelta narrativa potente che sfida i cliché del cinema “sui” personaggi trans, offrendo invece un ritratto autentico e privo di sovrastrutture.
La riconciliazione, quando arriva, non è un momento di catarsi esplicita, ma piuttosto un lento processo di accettazione. Monica e Eugenia trovano un fragile equilibrio fatto di gesti minimi, di carezze e attenzioni che sostituiscono le parole non dette. “Non sempre la chiusura è necessaria per trovare la pace”, sottolinea il regista.
Il cinema come osservazione
Pallaoro adotta uno stile contemplativo, caratterizzato da inquadrature fisse e un uso attento della composizione visiva. Il film è girato in un formato ristretto, un rapporto d’aspetto quasi quadrato che aumenta la sensazione di claustrofobia e isolamento della protagonista. “Volevo che lo spettatore si sentisse intrappolato con Monica, che vivesse la sua alienazione”, dice il regista. La fotografia di Katelin Arizmendi gioca con luci e ombre, creando un senso di sospensione e malinconia.
La regia è minimalista e priva di inutili orpelli, permettendo agli attori di esprimersi attraverso la fisicità e i dettagli. Le scene sono spesso girate in lunghe sequenze senza tagli, lasciando che le emozioni emergano in modo naturale. La colonna sonora diegetica contribuisce a rafforzare il realismo dell’opera: le canzoni di New Order e Orchestral Manoeuvres in the Dark inseriscono Monica in un’atmosfera senza tempo, enfatizzando il contrasto tra passato e presente.

Un film che lascia il segno
Il film di Rai 5 Monica è un’opera profonda e stratificata, che evita le scorciatoie narrative e lascia spazio alla riflessione. Non cerca risposte facili né finali consolatori, ma offre un’esperienza cinematografica intima e coinvolgente, dove il non detto pesa tanto quanto le parole. Trace Lysette regala una delle performance più intense e sfumate viste sullo schermo, dimostrando che il cinema trans può esistere al di fuori della rappresentazione del trauma e della lotta per l’accettazione.
Andrea Pallaoro continua a esplorare le profondità dell’animo umano con una sensibilità unica, confermandosi uno dei registi più raffinati del panorama contemporaneo. “Il cinema non deve dare risposte, ma porre domande”, conclude Pallaoro. Monica è un film che non si dimentica facilmente, capace di toccare corde universali e di lasciare il pubblico con un senso di malinconica bellezza e speranza.
Filmografia
Monica
Drammatico - USA 2022 - durata 113’
Titolo originale: Monica
Regia: Andrea Pallaoro
Con Patricia Clarkson, Adriana Barraza, Emily Browning, Trace Lysette, Joshua Close
Al cinema: Uscita in Italia il 01/12/2022
in streaming: su iWonder Full Amazon channel Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV Rai Play
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