Nel 1946, l’Andalusia non è solo un paesaggio: è una condanna, almeno così accede nel film di Rai 4 Intemperie, proposto la sera del 18 maggio. Benito Zambrano in Intemperie prende la materia bruciante del romanzo omonimo di Jesús Carrasco e la trasforma in un western iberico essenziale, spietato, muto di parole e colmo di sguardi. Non è un film che spiega, ma che mostra. Non narra, ma denuncia. E nel farlo, restituisce al cinema spagnolo un’opera che, pur nella sua durezza e secchezza narrativa, ha il coraggio di toccare corde etiche senza piegarsi alla retorica.

Jaime López
Intemperie (2019) Jaime López

Fuga, redenzione e silenzio

Il film di Rai 4 Intemperie prende il via quando un bambino di dodici anni (Jaime López), senza nome e senza voce, si dà alla fuga. È scappato da qualcosa di orribile e non serve sapere di più: lo si legge nel suo sguardo. Lo insegue il Patron (Luis Callejo), figura archetipica di un potere malato, sorretto da violenza sistemica e cieca, incarnazione brutale del franchismo rurale che soggiogava i poveri come animali da soma.


Nella sua fuga, il ragazzo incontra un pastore (Luis Tosar), figura anch’essa senza nome ma con un’identità morale granitica. È un uomo silenzioso, ruvido, che non chiede e non giudica. Insieme attraversano un paesaggio arido che non è solo geografia, ma metafora: ogni passo nel deserto è una scelta, una lotta, una rinuncia.


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Simboli e carne

Con il film di Rai 4 Intemperie, Zambrano gira un’opera fatta di simboli vivi. Il ragazzo rappresenta l’innocenza violata e la speranza. Il Patron, il Male che non ha più bisogno di travestimenti. Il pastore, invece, è il cuore della storia: un uomo solo ma integro, la cui bontà non si spiega, si manifesta. «Hai tutta la vita davanti, non sprecarla odiando», dice al bambino. Frase semplice, che nelle mani e nel volto segnato di Tosar diventa una lezione universale.


Luis Tosar regge il film con un’intensità contenuta, mai forzata. Jaime López, al debutto, gli tiene testa senza scimmiottare l’infanzia: è credibile, toccante, diretto. Callejo, nel ruolo del villain, si diverte e si vede: «Non conosco nessuno così figlio di puttana quanto lui», ha raccontato l’attore. È una presenza minacciosa, un uomo che non ha bisogno di motivazioni psicologiche: la sua crudeltà è la norma in un mondo dove non esiste giustizia.

Luis Callejo
Intemperie (2019) Luis Callejo

Giustizia, sopravvivenza e umanità

Non c’è bisogno di un contesto esplicito per capire il film di Rai 4 Intemperie. È un film sulla lotta tra bene e male, ma anche e soprattutto sul costo umano della sopravvivenza. Zambrano non cerca ambiguità: il pastore è una figura salvifica, quasi cristologica. Il Patron e i suoi scagnozzi (in particolare Triana, interpretato da Vicente Romero con sinistro compiacimento) sono incarnazioni del potere degenerato.


Ma è anche un film sul paesaggio morale: quello della Spagna rurale post-bellica, in cui chi detiene il potere lo esercita con ferocia, e dove la dignità umana è l’unico vero atto di ribellione. Come ha dichiarato Zambrano: «Questa è una storia semplice, una lotta tra il peggio e il meglio dell’essere umano, e questo è presente da sempre nell’arte».

Un western andaluso

Il film di Rai 4 Intemperie è western puro, eppure non c’è traccia di frontiere americane. I paesaggi di Granada, immortalati da Pau Esteve Birba, evocano Sergio Leone ma anche Los santos inocentes. Le inquadrature non cercano la bellezza, la trovano nel vuoto. Ogni roccia, ogni crepa nel terreno, racconta più dei dialoghi. «Giravamo in un posto dove faceva molto caldo di giorno e molto freddo di notte», ha ricordato Tosar. Il set stesso è parte della narrazione.


La scelta di girare quasi interamente all’esterno dà al tutto una dimensione di verità e isolamento. Le intemperie non sono solo meteorologiche: sono sociali, emotive, esistenziali.


Intemperie
non è un’opera priva di difetti. La trama, semplice fino al minimalismo, a tratti cede al prevedibile. Il finale arriva quasi di sorpresa, e alcune sequenze avrebbero meritato un respiro più ampio. Ma questi limiti non tolgono potenza all’insieme. È un film che si regge sulla tensione morale e sulla forza delle immagini. Non commuove con artifici, ma con verità.


Il dialogo è scarno, come si addice al genere. Ma i silenzi parlano, e le azioni contano. Il pastore non spiega perché rischia tutto per salvare il bambino: lo fa e basta. Perché così si fa quando si è umani.

In un’epoca in cui il cinema spesso si rifugia nel facile intrattenimento, Benito Zambrano sceglie la polvere, la fatica, la verità. Il suo è un film che parla di giustizia, di coraggio e di quell’inspiegabile impulso che ci spinge a fare la cosa giusta, anche quando non conviene.


È un monito: «affinché la storia non si ripeta». Perché le intemperie, quelle vere, non finiscono mai davvero. Ma si possono affrontare, insieme.

Filmografia

locandina Intemperie

Intemperie

Drammatico - Spagna 2019 - durata 103’

Titolo originale: Intemperie

Regia: Benito Zambrano

Con Luis Tosar, Luis Callejo, Vicente Romero, Kandido Uranga, Adriano Carvalho, Manolo Caro

locandina Los santos inocentes

Los santos inocentes

Drammatico - Spagna 1984 - durata 107’

Titolo originale: Los santos inocentes

Regia: Mario Camus

Con Alfredo Landa, Terele Pavéz, Belén Ballesteros, Juan Sachez, Susana Sánchez, Francisco Rabal