Nel cuore torbido e vertiginoso della Parigi del 1900, fra i vicoli di Montmartre e le ombre di Belleville, si muove un mondo sommerso che brucia di libertà, miseria e violenza: questo è il teatro di Gangs of Paris, il film in onda su Rai 4 la sera del 16 giugno. Romain Quirot, dopo aver toccato la fantascienza con L’ultimo giorno sulla Terra, si getta a capofitto nel gangster movie ma lo fa alla francese, con stile, coraggio e un’estetica fuori dagli schemi.

Vendetta, attrazione e dannazione
Nel film di Rai 4 Gangs of Paris, Parigi è sotto il controllo degli Apaches, bande di giovani disperati e affamati di libertà, che rigettano le regole della società industriale e vivono con l’urgenza del qui e ora. In questo mondo si muove Billie, interpretata da una sorprendente Alice Isaaz, una ragazza cresciuta per strada, segnata dalla morte del fratello. Spinta da una sete feroce di vendetta, si infiltra in una delle bande.
Ma la missione prende una piega inaspettata. Billie si avvicina sempre più a Jésus (un magnetico Niels Schneider), il leader del gang. E ciò che doveva essere una trappola si trasforma in una spirale di emozioni, attrazione e dubbi. L’amore e la rabbia, la vendetta e il bisogno d’appartenenza si mescolano in un nodo inestricabile. “Più mi avvicinavo a lui, più sentivo che il mio cuore mi tradiva”, sembra suggerire ogni gesto di Billie.
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Icone da strada
Ogni personaggio nel film di Rai 4 Gangs of Paris è più di un archetipo. Sono anime tormentate e vive. Billie è l’eroina moderna che non si piega mai, neppure di fronte alla brutalità del destino. Non è “una vittima diventata forte”, ma una “nata forte”, come sottolinea Quirot. Il suo conflitto interiore, uccidere o amare, è il motore della storia.
Jésus, a sua volta, è un leader feroce ma pieno di contraddizioni: può massacrare con una pala un borghese, ma allo stesso tempo proteggere i ragazzini di strada come un fratello maggiore. È una rockstar del 1900, “capace di vivere solo con una furia che brucia tutto”.
Ours (interpretato da Artus) è il soldato fedele, diviso tra l’amicizia e il sogno di una vita normale. Polly (Rod Paradot) è l’anello debole, fragile e autentico. Intorno a loro ruotano personaggi memorabili, dalla Sarah Bernhardt di Rossy de Palma al prete alcolizzato dal sapore bukowskiano, simbolo di un mondo che non sa più distinguere il sacro dal profano.

Violenza, appartenenza, libertà
Il film di Rai 4 Gangs of Paris affonda le mani nei generi del revenge movie e del survival, ma li piega alla propria visione. Non ci sono buoni e cattivi: solo individui spinti da desideri viscerali. Il vero nemico è un sistema che schiaccia chi non si adegua.
Il film parla di lealtà e tradimento, ma anche di orfanità fisica, affettiva e sociale. Billie cerca una famiglia che non ha mai avuto. E la trova proprio tra chi doveva distruggere. Ciò crea un dilemma devastante: scegliere tra il fuoco della vendetta o la possibilità di appartenere, finalmente, a qualcosa.
«A muovere gli Apaches non è la dominazione, ma il rifiuto del lavoro, della legge, dell’obbedienza», dice idealmente Quirot. I personaggi sono romantici e disperati, punk ante litteram in un mondo che li respinge. Eppure, in quel caos, cercano uno spazio per esistere. Come dice Billie: “Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”.
Parigi reinventata
Quella che Quirot ritrae nel film di Rai 4 Gangs of Paris non è una Parigi da cartolina. È sporca, rumorosa, piena di colori accesi e anacronismi audaci. Una fresca tempesta visiva che mescola western, pulp, steampunk e videoclip.
I costumi sono un tripudio di contaminazioni: gli Apaches indossano abiti borghesi remixati, come il cappotto Dior vintage di Jésus. La scenografia trasforma i rifugi in saloon decadenti e cabaret abbandonati. “Non volevo fare un museo, ma un mondo che pulsa”, ha detto Quirot. E ci è riuscito.
Il film si concede libertà anche nella colonna sonora: accanto a fisarmoniche e chitarre da Belle Époque, esplodono pezzi di Johnny Hallyday o elettronica del gruppo Else, creando cortocircuiti stilistici che esaltano lo spirito ribelle dei protagonisti.
Storia vera, rabbia reale
Gli Apaches esistettero davvero. Giovani tra i 15 e i 20 anni, emarginati dalla rivoluzione urbana voluta da Haussmann, vivevano ai margini in un mondo in trasformazione. Rifiutavano la fabbrica, il lavoro, il conformismo. Sceglievano il furto, la prostituzione, la gang come unica patria.
Il film di Rai 4 Gangs of Paris riscrive la loro storia con una voce nuova. Non li idealizza, ma ne mostra la fame di vivere, l’energia anarchica. In loro e in Billie si riconosce forse una generazione odierna, che cerca spazio tra le rovine di un mondo sempre più asfissiante.
Gangs of Paris è un’opera ambiziosa, coraggiosa, viscerale. Romain Quirot osa dove molti registi francesi restano cauti. Spinge sul pedale della stilizzazione, del ritmo, della contaminazione. Cita Scorsese e Tarantino, ma ci mette anche Kitano, i western, la cultura francese pop, e quel gusto unico per il paradosso. È un film che vive e lotta. Un’opera che racconta un tempo passato, ma parla al presente. Perché la rabbia degli Apaches non è finita: ha solo cambiato forma.
Filmografia
Gangs of Paris
Storico - Francia 2023 - durata 93’
Titolo originale: Apaches
Regia: Romain Quirot
Con Alice Isaaz, Niels Schneider, Rod Paradot, Artus, Emilie Gavois-Kahn, Bruno Lochet
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV Timvision
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