Con il film Mountainhead, su su Sky il 12 settembre, Jesse Armstrong - già ideatore di Succession, capolavoro seriale sul potere e la degenerazione morale - fa il salto al grande schermo e si conferma come uno degli osservatori più spietati e lucidi dell’élite contemporanea. Ma stavolta, l’oggetto della sua satira non sono più i magnati dei media, bensì un gruppo di potentissimi “tech bros” chiusi in un rifugio di lusso mentre il mondo fuori va letteralmente in fiamme.

Poker, apocalisse e disinformazione
Nel film Sky Mountainhead, siamo in un lussuoso chalet in cima a una montagna nello Utah. Quattro amici, che si fanno chiamare i Brewsters, si ritrovano per il loro solito weekend di poker e autocelebrazione. Sono Randall (Steve Carell), Souper (Jason Schwartzman), Venis (Cory Michael Smith) e Jeff (Ramy Youssef): quattro giganti della tecnologia, uomini che non si limitano a creare prodotti, ma che modellano la realtà. Tutto cambia quando scoprono che l’ultimo aggiornamento dell’app di Venis, Traam, ha scatenato il caos globale.
Il nuovo strumento di generative AI permette a chiunque di produrre contenuti ultrarealistici: fake news, propaganda, immagini manipolate. Risultato? Crolli economici, impennata nei crimini d’odio, crisi politiche. Ma invece di uscire e affrontare la situazione, i Brewsters restano in cima alla montagna. Discutono, si accusano, bluffano. L’intero film si svolge come una partita di poker, psicologica prima che fisica, dove il piatto in gioco è niente meno che l’equilibrio del mondo.
Come dice Armstrong: «Le persone ricche di oggi non si misurano solo in denaro, ma in potere. E il potere che detengono, grazie alla tecnologia, può ridefinire il modo in cui il mondo riceve e percepisce l’informazione».
Archetipi corrotti del nostro tempo
Ogni Brewster nel film Sky Mountainhead rappresenta un aspetto diverso dell’ecosistema tech e delle sue contraddizioni.
Venis (Cory Michael Smith) è il visionario miliardario che ha lanciato il caos. Vive nel rifiuto delle proprie responsabilità, incarnando il classico profilo del creatore geniale ma irresponsabile. «Venis è il motivo per cui il mondo è nel panico, ma lui si comporta come se nulla fosse accaduto», sottolinea Smith.
Randall (Steve Carell) è il secondo più ricco, ma malato terminale. Il suo destino lo rende cinico e in qualche modo più diretto, come se la morte imminente lo liberasse dalle convenzioni. È un uomo che guarda il disastro senza più fingere compassione.
Souper (Jason Schwartzman) è l’unico milionario (non miliardario), soprannominato ironicamente “Souper” per la sua distanza economica dagli altri. È un outsider tra gli insider, più umano, ma non per questo meno complice.
Jeff (Ramy Youssef) è forse il personaggio più inquietante. È consapevole del male, ne comprende la portata, ma resta diviso. Ha sviluppato un filtro per bloccare immagini AI, eppure continua a puntare al profitto. «Jeff capisce il costo del progresso, ma continua a scegliere il proprio tornaconto. È il più pericoloso proprio perché è il più lucido», evidenzia Youssef.

Etica, responsabilità e l’equilibrio tra profitto e catastrofe
Mountainhead, esclusiva targata Sky, è un film sul potere senza limiti e sull’assenza di responsabilità. Il titolo stesso è un doppio simbolo: la cima della montagna come luogo fisico da cui osservare (e ignorare) il mondo, ma anche come metafora dell’ego, dell’isolamento e della disconnessione morale.
Il tema dell’AI non è affrontato come feticcio futuristico, ma come problema reale e attuale: cosa succede quando la tecnologia scappa di mano ai suoi creatori? Chi risponde per i danni? E cosa succede quando chi ha il potere di “riparare” preferisce proteggere il proprio status?
Il tono del film è quello della dark comedy, ma con una vena profondamente inquietante. C’è tensione, ironia tagliente, ma anche un senso crescente di impotenza. I dialoghi, scritti con chirurgica precisione, sono affilati come bisturi. Il pubblico ride, ma spesso con il fiato sospeso.
Minimalismo claustrofobico
Per il film Sky Mountainhead, Armstrong opta per un setting unico e ristretto, trasformando il rifugio montano in una sorta di prigione dorata. Il montaggio serrato e l’uso della luce naturale ricordano lo stile quasi documentaristico di Succession, ma qui l’azione è più teatrale, più intensa. L’unità di luogo aumenta la sensazione di claustrofobia e pressione.
Mountainhead è una riflessione cinica e potentissima sull’epoca in cui viviamo. Non è un film sull’AI, ma sul vuoto morale di chi la crea. È un ritratto corrosivo dell’élite tech, di un’aristocrazia digitale che gioca a carte con il destino del mondo. Jesse Armstrong firma un debutto cinematografico all’altezza delle aspettative: scomodo, intelligente, feroce.
Siamo al cospetto di un film da discutere, da analizzare. Perché in fondo, mentre ridiamo dei Brewsters, potremmo essere noi quelli che scrollano su Traam. “Il mondo sta bruciando, e loro discutono su chi ha più follower”: una battuta che riassume perfettamente Mountainhead. Una commedia sull’orrore, un horror sulla commedia del potere.
Filmografia
Mountainhead
Drammatico - Usa 2025 - durata 108’
Titolo originale: Mountainhead
Regia: Jesse Armstrong
Con Steve Carell, Jason Schwartzman, Cory Michael Smith, Ramy Youssef
in TV: 12/09/2025 - Sky Cinema Uno - Ore 21.15
Succession
Drammatico - USA 2018 - durata 59’
Titolo originale: Succession
Creato da: Jesse Armstrong
Con Brian Cox, Iván Amaro Bullón, Karen Goeller, Jesse Armstrong, Gina Jun, Nicholas Braun
in streaming: su Now TV Amazon Video
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta