Guillermo del Toro, uno dei pochi cineasti contemporanei a concepire il cinema come un’arte totale, firma con il film Frankenstein, disponibile su Netflix dal 7 novembre, il compimento di un progetto coltivato per decenni. Non si tratta solo dell’adattamento del romanzo seminale di Mary Shelley ma di un’opera personale, quasi liturgica, che fonde estetica, filosofia e inquietudine emotiva.
Del Toro non aggiorna la storia: la rifonda, mantenendone intatta la tensione tra l’umano e il mostruoso, tra creazione e abbandono, tra genitorialità e responsabilità. Lontano dalle formule dell’horror, il film indaga il cuore pulsante del mito: l’identità. “Frankenstein è la fine di qualcosa”, afferma il regista. “Non so cosa sia, ma lo sento. L’ho portato con me per tutta la vita, e ora che l’ho fatto, so che alcune cose devono cambiare”.

Uomini di ghiaccio e fuoco
La struttura narrativa del film Netflix Frankenstein si apre nell’Artico, con Victor Frankenstein trovato mezzo morto su una nave bloccata nei ghiacci. Da lì, attraverso un lungo flashback, prende forma il racconto della sua caduta. Giovane scienziato dal talento brillante e l’ego debordante, Victor tenta l’impossibile: generare vita. Lo fa unendo i resti di corpi caduti in guerra, riassemblando carne morta per costruire un essere nuovo, senza nome, destinato a vivere senza guida.
“Victor non è uno scienziato pazzo. È un artista incompreso”, dice Oscar Isaac che lo interpreta. “Ha un’energia punk, cammina nel laboratorio come se fosse un palco. Abbiamo lavorato per renderlo un personaggio complesso, distruttivo e fragile allo stesso tempo”.
L’esperimento riesce, ma Victor, inorridito dal risultato, abbandona subito la sua creatura. Comincia così un doppio viaggio: da un lato, la fuga e l’isolamento del creatore, sopraffatto dalla colpa; dall’altro, il percorso di crescita e consapevolezza della Creatura, che evolve da neonato disorientato a pensatore tragico, assetato d’amore e vendetta.
Padri, figli e bugie biografiche
Il Victor Frankenstein del film Netflix non è lo scienziato razionale della tradizione positivista. È, piuttosto, una figura teatrale, instabile, che rivive il proprio passato filtrandolo attraverso una memoria falsata e un immaginario colorato. Il suo sguardo sul mondo è fallace, e proprio da questo nasce il dramma.
Del Toro osserva: “Come tutti i tiranni, Victor si vede come una vittima. Ogni personaggio del film ha una mancanza, ma alla fine tutti hanno bisogno d’amore. È questo che li muove. E che li rovina”.
La Creatura, interpretata da Jacob Elordi, è il vero cuore emotivo dell’opera. Il suo è un percorso esistenziale: viene al mondo senza sapere chi è, e affronta ogni esperienza con lo stupore e il dolore di un essere nuovo.
“Avevo bisogno di ricostruirmi completamente, e questa parte mi ha permesso di farlo”, racconta Elordi. “Come la Creatura, ho dovuto imparare da zero a sentire, a muovermi, a fidarmi. È stato un viaggio personale prima che professionale”.
Anche Elizabeth (Mia Goth), inizialmente promessa al fratello di Victor, assume un ruolo centrale. È l’unico personaggio che sembra vedere davvero. “In lei c’è qualcosa di silenzioso, di spirituale”, sottolinea Goth. “Solo nei miei momenti più quieti riuscivo a raggiungerla”.
Accanto a loro si muove Heinrich Harlander, figura ambigua interpretata da Christoph Waltz, che maschera con eleganza i suoi interessi torbidi. “Mi ha colpito la libertà che Guillermo mi ha dato nel costruire il personaggio. È un processo vivo, che si evolve scena dopo scena”.

La Creatura e il mondo
Il film Netflix Frankenstein affronta il mito della creazione da una prospettiva intima. Non si parla di Dio o di progresso, ma di paternità, abbandono e identità. “Il romanzo di Mary Shelley non è un’opera dell’orrore”, spiega del Toro. “È un libro sull’ansia adolescenziale, sul senso di non appartenenza. E io volevo catturare quell’energia, quella domanda continua: chi sono? Perché sono qui?”.
Il legame tra creatore e creatura è centrale, ma non è univoco. Entrambi sono vittime di un mondo che non perdona la fragilità. La guerra – e il fatto che la Creatura sia composta da resti di soldati – diventa simbolo della disumanizzazione sistemica. Nessuno nasce mostro: lo diventa, sotto il peso del rifiuto.
Un’opera umanissima mascherata da favola gotica
Esteticamente, il film Netflix Frankenstein è curato fin nel dettaglio, ma non cerca mai l’effetto fine a se stesso. Ogni scelta visiva è legata a un’emozione. Il rosso, per esempio, accompagna Victor come un’ossessione: guanti, sciarpe, dettagli che evocano la madre perduta. “Il rosso è la casa, l’infanzia, l’amore che Victor non ha più. È il colore che lo perseguita”, spiega del Toro.
Le scenografie, firmate da Tamara Deverell, e i costumi di Kate Hawley seguono lo stesso principio. L’eccesso, le texture, i riferimenti storici alterati creano un mondo fuori dal tempo. “Volevamo che il film sembrasse vecchio ma vivo, come un’opera d’altri tempi fatta a mano”, aggiunge il regista. “Ogni elemento, dai set alle luci, è diretto come in un’opera lirica”.
La Creatura non è solo un trucco: è un corpo, una presenza fisica costruita con 42 protesi diverse, incollate con precisione chirurgica. “Non volevamo un mostro cucito male”, spiega Mike Hill, creatore del design. “Victor non è un macellaio, vuole fare un uomo perfetto. Doveva esserci bellezza in quella mostruosità”.

Il mostro siamo noi
Frankensteinè il film di un regista che ha deciso di raccontarsi senza filtri. Non è un omaggio, né una reinvenzione: è un’esplorazione interiore. “Dopo aver perso entrambi i miei genitori, mi sono sentito nessuno”, confessa del Toro. “Fare questo film è stato il mio modo per capire chi sono, per riconciliarmi con la mia umanità”.
In un’epoca di cinismo e disincanto, Frankenstein è un’opera che chiede al pubblico qualcosa di raro: attenzione. “Non è un film da guardare distrattamente”, avverte Elordi. “È un’esperienza immersiva. Ma se ti lasci andare, sarà qualcosa che non dimenticherai”.
E non si dimentica davvero. Perché nel silenzio della Creatura, nelle sue mani tremanti, nei sogni infranti di Victor, si riflette ciò che ognuno di noi ha cercato almeno una volta: un senso. Un nome. Un amore che non si nega.
Filmografia
Frankenstein
Horror - Regno Unito, Messico, USA 2025 - durata 149’
Titolo originale: Frankenstein
Regia: Guillermo Del Toro
Con Oscar Isaac, Jacob Elordi, Mia Goth, Christoph Waltz, Charles Dance, David Bradley
Al cinema: Uscita in Italia il 22/10/2025


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