Guillermo del Toro adatta con il film Frankenstein il celebre romanzo gotico di Mary Shelley pubblicato nel 1818, offrendo una rilettura visiva e narrativa del mito del creatore e della sua creatura. Dopo anni di ricerca e riflessione sull’immaginario legato al testo originale, il regista sviluppa una versione che si discosta dalla struttura letteraria per restituire una visione personale e cinematograficamente radicale della storia.
Victor Frankenstein, interpretato nel film da Oscar Isaac, è uno scienziato brillante, ossessionato dall’idea di oltrepassare i limiti imposti dalla natura. Spinto da un’ambizione senza freni, realizza un esperimento estremo che culmina nella creazione di un essere vivente, costruito a partire da corpi inerti. Il risultato è una figura potente e instabile (Jacob Elordi), dotata però di un’intelligenza emergente e capace di assimilare i comportamenti umani.
Il ritorno della creatura nel mondo degli uomini mette a rischio l’equilibrio emotivo e fisico di Frankenstein e della sua compagna Elizabeth (Mia Goth), mentre la vicenda assume i contorni di una spirale tragica tra genesi, abbandono, e confronto tra umano e disumano.
Il film Frankenstein è stato girato in parte negli studi di Toronto e in location in Scozia, con un’estetica costruita attraverso scenografie fisiche elaborate, firmate da Tamara Deverell, e costumi complessi progettati da Kate Hawley. L’uso di effetti pratici, anziché digitali, segna una scelta di stile che si riflette nell’impatto materico dell’opera, pensata come un’esperienza visiva immersiva.
Frankenstein rappresenta per del Toro un progetto a lungo maturato, nel quale convergono le sue riflessioni sul concetto di creatura, sul ruolo dell’outsider e sulle dinamiche emotive che attraversano il genere fantastico. La narrazione si sviluppa su un doppio binario: da un lato il desiderio di controllo, dall’altro il disordine della creazione. In questo spazio liminale tra scienza e sentimento, tra vita e morte, si muove un racconto che interroga la responsabilità del gesto creativo e il prezzo dell’ambizione.
Incrocio tra una scultura già di per sé orribile di Rabarama ed gli eburnei volto e corpo - seppur scultoreo - marmoreo di Achille Lauro, il 'Frankenstein' de noialtri di Guillermo del Toro delude per il suo continuo e inarrestabile sapore di falsità.
Venezia82. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
“Frankenstein” di Mary Shelley è uno dei romanzi più iconici dell’Ottocento. Per giunta, uno dei più fortunati, dal punto di vista editoriale. Ancor più leggendaria, tuttavia, è l’incredibile genesi dell’opera. Nel 1816, Mary Wollstonecraft Godwin era… leggi tutto
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Lo aveva già fatto nel plagio tratto dal cortometraggio di un giovane studente di cinema che lo… leggi tutto
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VENEZIA 82 - CONCORSO
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Incrocio tra una scultura già di per sé orribile di Rabarama ed gli eburnei volto e corpo - seppur scultoreo - marmoreo di Achille Lauro, il 'Frankenstein' de noialtri di Guillermo del Toro delude per il suo continuo e inarrestabile sapore di falsità.
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