Basato sul romanzo per ragazzi di Michael Morpurgo (autore di War Horse), il film Aspettando Anya, in onda su Tv2000 la sera del 17 agosto, racconta una vicenda ambientata nel 1942, tra i monti Pirenei, nella Francia meridionale. Il film prende spunto da fatti realmente accaduti: durante la Seconda guerra mondiale, villaggi vicini al confine con la Spagna aiutarono bambini e famiglie ebree a sfuggire alla persecuzione nazista, guidandoli attraverso i passi di montagna fino alla salvezza.

Noah Schnapp
Aspettando Anya (2020) Noah Schnapp

La forza di un adolescente

Il protagonista del film di Tv2000 Aspettando Anya è Jo (Noah Schnapp), un adolescente pastore che vive nel piccolo villaggio di Lescun. Con il padre prigioniero di guerra in un campo tedesco, Jo si occupa delle pecore insieme alla madre e al nonno Henri (Jean Reno), veterano della Prima guerra mondiale.


Un incontro imprevisto cambia la sua vita: nei boschi, Jo si imbatte in Benjamin (Frederick Schmidt), un ebreo nascosto nella fattoria isolata della vedova Horcada (Anjelica Huston). Benjamin ha perso di vista la figlia Anya durante la fuga da un treno diretto a un campo di concentramento e la aspetta, sperando di poter fuggire con lei in Spagna. Nel frattempo, lui e Horcada aiutano altri bambini ebrei a varcare il confine, evitando i pattugliamenti nazisti.


Jo inizia a collaborare, portando cibo e facendo da sentinella. Ma l’equilibrio si spezza quando l’esercito tedesco occupa il villaggio. Tra i militari spiccano due figure opposte: il tenente (Tómas Lemarquis), ostile e sospettoso, e un caporale (Thomas Kretschmann), segnato dalla perdita della figlia in un bombardamento alleato e disposto a piccoli gesti di umanità.


Quando i nazisti iniziano a sospettare della vedova Horcada, il gruppo deve organizzare un’ultima traversata delle montagne, rischiosa e definitiva, per salvare i bambini rimasti.


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Il mondo di Jo

Jo sostiene l’intera narrazione del film di Tv2000 Aspettando Anya con un arco chiaro: all’inizio è un ragazzo che cerca di fare bene il proprio dovere, ma non coglie ancora la misura delle conseguenze. L’incontro con Benjamin lo obbliga a scegliere da che parte stare e, soprattutto, a capire che l’obbedienza cieca, anche quando ha la forma apparentemente innocua del “non ficcarsi nei guai”, può diventare complicità. Il suo modo di vedere il mondo si modifica passo dopo passo: dal gregge alle persone da proteggere, dalla paura all’azione discreta.


Henri, il nonno, porta nel corpo e nella memoria l’eco di una guerra precedente. Non è un eroe retorico, è un punto d’appoggio: conosce il territorio, conosce gli uomini, e usa entrambe le conoscenze per orientare il nipote senza sostituirsi a lui. La sua ostinazione, a tratti scontrosa, non è posa: è la forma quotidiana della resistenza di chi ha già visto quanto fragile sia l’ordine civile.


Benjamin concentra due tensioni. Come padre è sospeso in un’attesa che non sa se sarà ricompensata; come membro della rete di salvataggio deve agire. Vive nel doppio registro del timore e dell’urgenza, e incarna la dimensione privata della persecuzione: non solo numeri e stelle gialle, ma un legame spezzato, un appuntamento mancato che potrebbe costare la vita.


La vedova Horcada, legata a Benjamin da un vincolo familiare, traduce la stessa urgenza in metodo: organizza, nasconde, protegge. All’apparenza burbera, non cerca alibi né gesti clamorosi; regge il peso del rischio perché qualcuno deve farlo, e lo fa dove può essere efficace, nella sua fattoria, nella rete corta delle relazioni che conosce.


Sul versante opposto si muovono due figure tedesche costruite per contrasto. Il tenente, che esercita il controllo con diffidenza e minacce, dà un volto all’apparato repressivo. Il caporale, invece, è attraversato da una crepa: ha perso una figlia nei bombardamenti su Berlino e questo lo spinge a gesti minimi di considerazione verso Jo e verso chi è più fragile. Non diventa un “buono”, non riscrive la storia, ma complica il quadro e costringe a fare i conti con le zone grigie dentro a un sistema disumano.


Attorno a loro si muovono il parroco, che usa un evento pubblico come schermo per un’azione clandestina, e Hubert, il coetaneo di Jo con disabilità intellettiva, la cui vulnerabilità rende più evidente il rischio che corre l’intera comunità quando l’arbitrio armato entra in paese.

Noah Schnapp, Gilles Marini
Aspettando Anya (2020) Noah Schnapp, Gilles Marini

Coraggio e libertà

Il film di Tv2000 Aspettando Anya lavora prima di tutto sul coraggio civile. Non c’è la retorica della missione spettacolare; c’è la fatica di preparare pane, medicine, percorsi nella neve, c’è l’intelligenza pratica di sfruttare un coro in chiesa o un’uscita per l’osservazione delle aquile per spostare l’attenzione dei soldati. È un racconto di logistica morale: come si costruisce, giorno dopo giorno, una scelta giusta che comporta pericolo reale per chi la compie.


Accanto al coraggio c’è il tema della crescita. Jo entra nella storia da ragazzo e ne esce con uno sguardo diverso. La narrazione incorniciata dalla voce dell’anziano che ricorda “il mio villaggio, il mio mondo, come sono diventato un uomo” non cerca l’effetto nostalgico; fissa una responsabilità: la memoria non è un monumento, è un passaggio di consegne tra generazioni che non hanno più testimoni diretti dell’Olocausto.


Le montagne portano in primo piano il motivo del confine. Sono barriera fisica e promessa di libertà; impongono orientamento, calma, capacità di leggere il terreno. Il parallelismo tra gregge e bambini, tra l’orsa e il cucciolo, mette in chiaro l’idea centrale: prendersi cura non è un istinto vago, è una scelta operativa che si misura nelle condizioni concrete (una grotta, una stalla, una marcia notturna, un sacco di farina che diventa copertura).


C’è poi la questione dell’ambiguità morale. La presenza del caporale meno duro di altri non assolve nulla, ma serve a non trasformare i personaggi in maschere. Insegnare a un pubblico giovane che dentro la macchina del male possono esistere individui contraddittori aiuta a capire come i sistemi oppressivi si reggano anche su persone comuni, non solo su figure caricaturali. È un punto educativo importante: la responsabilità non si scioglie perché qualcuno mostra una crepa di umanità; proprio quella crepa chiama a scelte più lucide.


Infine, il film è un esercizio di pedagogia della memoria. Sceglie un tono accessibile, evita la rappresentazione grafica dell’orrore, e lavora per immagini e situazioni riconoscibili da chi non ha ancora un bagaglio storico consolidato. Questo comporta semplificazioni, ma non cancella il nocciolo: la persecuzione è un dispositivo che entra nelle case, altera le relazioni, impone a villaggi interi di ridefinire il senso di comunità.

Il ruolo della chiesa del paese e di figure femminili come la Horcada indica come le reti di protezione abbiano coinvolto attori spesso marginalizzati nei racconti di guerra, spostando il focus dall’azione militare all’organizzazione civile.

Una responsabilità collettiva

La messa in scena del film di Tv2000 Aspettando Anya fa del territorio un personaggio: sentieri, passi, crinali sono mappe morali prima ancora che geografiche. Il gregge non è un semplice sfondo rurale; è un banco di prova per la vigilanza di Jo e un’eco visiva dell’apertura del film, con gli ebrei spinti verso i vagoni. L’osservazione delle aquile, attività che il caporale condivide con i ragazzi, funziona come tregua e come lezione indiretta: per muoversi al sicuro bisogna saper vedere dall’alto, prevedere correnti e ostacoli.


Anche gli oggetti quotidiani (una pagnotta, un cappotto troppo nuovo, un sacco di granaglie) diventano dispositivi narrativi: coprono, nascondono, pesano, tradiscono. La fattoria della Horcada, con la stalla che si fa rifugio, traduce in architettura lo scarto tra visibile e invisibile che regge l’intera operazione di salvataggio.


Aspettando Anya
usa una storia locale per tenere insieme formazione individuale e responsabilità collettiva. Nel seguire Jo, il film mostra come la scelta morale non arrivi in forma di proclama ma come sequenza di piccoli gesti coerenti, e come la memoria, per restare viva, debba passare anche attraverso racconti accessibili a chi si affaccia per la prima volta su quella pagina di storia.


È un racconto su come si protegge la vita quando la legge la minaccia, su come un confine possa diventare via d’uscita, su come un villaggio intero impari a guardarsi come rete e non come somma di case.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Aspettando Anya

Aspettando Anya

Drammatico - Regno Unito, Belgio 2020 - durata 109’

Titolo originale: Waiting for Anya

Regia: Ben Cookson

Con Anjelica Huston, Jean Reno, Sadie Frost, Noah Schnapp, Nicholas Rowe, Thomas Kretschmann

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