La felicità che mi spetta, film scritto e diretto da Cédric Klapisch su Tv2000 la sera del 24 ottobre, apre con una premessa chiara: due persone che non si sarebbero mai dovute incontrare, si trovano costrette a farlo. E da lì, tutto esplode.


In un’epoca in cui il cinema spesso preferisce l’evasione alla denuncia, Klapisch decide di fare l’opposto: prendere il pubblico per mano, portarlo al centro della crisi economica e metterlo di fronte a una domanda tanto semplice quanto bruciante, “chi ha diritto alla felicità?”.


Il regista francese usa il linguaggio della commedia per decostruire il sogno romantico e mettere in scena il più aspro dei conflitti contemporanei: quello tra chi crea ricchezza con le mani e chi la moltiplica nei mercati, scommettendo su fogli Excel.

Karin Viard, Gilles Lellouche
La felicità che mi spetta (2011) Karin Viard, Gilles Lellouche

Una collisione di mondi

Nel film di Tv2000 La felicità che mi spetta, France, operaia disoccupata di Dunkerque e madre single di tre figlie, si trasferisce a Parigi per ricominciare. Trova lavoro come donna delle pulizie in casa di Steve, un trader di successo che vive tra la City di Londra e La Défense, simboli del capitalismo finanziario globalizzato.


Quella che in un altro film sarebbe la premessa di una favola moderna, si trasforma qui in uno scontro sociale diretto: France scopre che Steve è in parte responsabile della chiusura della sua vecchia fabbrica. Il cuore del lungometraggio non è la loro relazione sentimentale, ma la tensione tra due visioni del mondo inconciliabili. E se in superficie tutto sembra muoversi verso la redenzione, Klapisch rompe l’illusione a più riprese, fino a un finale che lascia il pubblico sospeso tra disincanto e resistenza.


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France: la concretezza come rivolta

France è una donna che non cerca vendetta, ma sopravvivenza. In un panorama segnato dalla perdita e dall’instabilità, il suo gesto più radicale è voler restare umana. La sua ingenuità non è debolezza, ma una forma di ostinazione: crede ancora che esista un modo onesto per vivere dignitosamente, persino tra chi vive sopra le nuvole, come Steve, che abita ai piani alti delle torri finanziarie.


Karin Viard, nel film di Tv2000 La felicità che mi spetta, dà al personaggio un’energia inquieta, fatta di disordine emotivo e di pragmatismo proletario. Non è solo una vittima del sistema, ma un soggetto che tenta (anche in modo goffo e disperato) di riprendere il controllo. Perfino quando il suo gesto più estremo sfiora il reato, rimane dentro il campo di una ribellione comprensibile, umana.

Karin Viard
La felicità che mi spetta (2011) Karin Viard

Steve: l’eleganza del predatore

Steve è l’incarnazione dell’uomo contemporaneo di successo: fluido, spietato, irresistibile. Gilles Lellouche lo interpreta nel film di Tv2000 La felicità che mi spetta con il carisma ambiguo dei dominatori che piacciono anche quando dovrebbero essere detestati. È intelligente, brillante, perfettamente inserito in un mondo dove i numeri hanno sostituito le persone.


Ma non è un mostro: è un prodotto del suo tempo. Non ha bisogno di redimersi perché non si sente colpevole. Il confronto con France lo destabilizza, lo umanizza a tratti, ma non lo trasforma. Klapisch non gli concede un arco narrativo “salvifico”: Steve non cambia, solo vacilla. E questo è già tanto, nel mondo che abita.

Tra le macerie della favola

Il film di Tv2000 La felicità che mi spetta è una critica sociale in forma di fiction. Ma non si accontenta di denunciare la crisi del lavoro o le disuguaglianze economiche. Va più a fondo, puntando il dito su una mutazione culturale: l’erosione della realtà sotto il peso del virtuale. Il denaro, nel mondo di Steve, è una fede, non un valore concreto. L’industria è superata, i flussi contano più dei corpi, e l’umanità viene compressa in grafici a rendimento.


France, con la sua corporeità, con le mani sporche, è il contrappeso necessario a questa deriva. È la materialità che bussa alle porte del castello di carta costruito dalla finanza. Klapisch non costruisce un film manicheo (sa che anche France ha le sue ombre) ma mette in scena un conflitto archetipico: il basso contro l’alto, la terra contro l’aria.


Eppure, il vero motore del racconto non è solo sociale, ma metafisico. Chi ha diritto alla felicità? È una questione di merito? Di fortuna? Di posizione nella scala economica? Il film non risponde, ma mostra quanto la favola del riscatto individuale sia una menzogna utile solo a chi sta già in cima.

scena
La felicità che mi spetta (2011) scena

Un’illusione da spezzare: l’amore come trappola

Sotto l’apparenza di una commedia romantica, Klapisch costruisce un anti-Pretty Woman. La relazione tra France e Steve non è né liberatoria né trasformativa. È una parentesi, un inciampo, un fraintendimento nato dalla reciproca solitudine. Se c’è una morale, è che l’amore non basta a colmare il divario tra mondi così lontani.


Il regista lo ribadisce nei dettagli: i contrasti visivi tra le case colorate di Dunkerque e gli interni asettici dei ricchi, la distanza fisica tra i piani bassi e quelli alti, l’uso della musica come impulso epico in un finale che mescola caos, sconfitta e possibilità.


La felicità che mi spetta
è un film che dice no. No all’illusione della mobilità sociale come atto individuale. No alla retorica della favola moderna. No alla rimozione della realtà nei racconti d’amore. Ma non è un film cinico: è un film che crede ancora nel potere del racconto per smuovere le coscienze.


La sua forza sta nella frizione tra forma e contenuto, tra la leggerezza del tono e il peso del mondo che racconta. E alla fine, se qualcosa si salva, è lo sguardo di France: lucido, stanco, ma ancora capace di indignarsi. E forse, è da lì che può ripartire il cinema e anche la realtà.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina La felicità che mi spetta

La felicità che mi spetta

Commedia - Francia 2011 - durata 109’

Titolo originale: Ma part du gâteau

Regia: Cédric Klapisch

Con Karin Viard, Gilles Lellouche, Audrey Lamy, Jean-Pierre Martins, Raphaële Godin, Fred Ulysse

in TV: 24/10/2025 - Tv 2000 - Ore 21.10

locandina Pretty Woman

Pretty Woman

Sentimentale - USA 1990 - durata 117’

Titolo originale: Pretty Woman

Regia: Garry Marshall

Con Richard Gere, Julia Roberts, Hector Elizondo, Philip Stuckley, Ralph Bellamy, Laura San Giacomo

in streaming: su Disney Plus Amazon Video Google Play Movies Apple TV