Nel documentario La nostra magnifica ossessione – Bernardo Bertolucci e la sua generazione, su Rai 3 la sera dell’11 settembre, il regista Marco Spagnoli firma un’opera che è insieme ricostruzione, omaggio e riflessione. Niente toni agiografici, nessuna nostalgia fine a se stessa: il film traccia un ritratto composito di un gruppo di giovani che, uniti da una passione feroce per il cinema, hanno dato forma a un pezzo di storia culturale italiana e internazionale. Al centro c’è lui, Bernardo Bertolucci, il regista che ha incarnato, forse più di chiunque altro, la possibilità di essere radicali e universali al tempo stesso.
Attraverso interviste, materiali d’archivio inediti, testimonianze di chi c’era e di chi ha ereditato quella lezione, Spagnoli ci porta dentro una “famiglia cinematografica” che ha fatto dell’arte una dichiarazione politica, affettiva e formale. Non si racconta solo un uomo, ma un movimento, una tensione collettiva, un’ossessione condivisa: il bisogno di esprimersi, di esplorare, di disturbare, di rinnovare.

Un gruppo che non cercava approvazione
Il documentario di Rai 3 La nostra magnifica ossessione – Bernardo Bertolucci e la sua generazione, prodotto da Minerva Pictures, costruisce una narrazione corale: Bertolucci non è mai ritratto come solista, ma come guida carismatica all’interno di una formazione in costante trasformazione.
Accanto a lui compaiono figure fondamentali come Vittorio Storaro, il direttore della fotografia che ha ridefinito l’uso della luce nel cinema moderno; Ferdinando Scarfiotti, scenografo visionario; Gato Barbieri, che ha composto alcune delle musiche più iconiche del periodo. E poi attori, montatori, registi, produttori, scrittori. Una comunità affiatata, spesso litigiosa, sempre affamata.
La presenza di Stefania Sandrelli, voce narrante e figura centrale nella filmografia di Bertolucci, è più di un espediente narrativo: è un punto di vista interno, affettivo, quasi familiare. Con la sua voce accompagna lo spettatore dentro un mondo dove la creazione artistica nasceva dal confronto continuo, da una libertà non negoziabile e da un senso di urgenza generazionale.
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Quando fare cinema significava prendere posizione
Il documentario di Rai 3 La nostra magnifica ossessione – Bernardo Bertolucci e la sua generazione mostra chiaramente come il lavoro di Bertolucci e dei suoi collaboratori non possa essere separato dal contesto storico. Gli anni Sessanta e Settanta erano un’epoca in cui il cinema aveva il potere di incidere sul reale, e Bertolucci era ben consapevole di questa responsabilità. Le trasformazioni sociali, le rivoluzioni culturali, le fratture politiche non erano solo sfondo, ma materia viva da plasmare.
Il film traccia una linea che unisce titoli come Il conformista, Novecento, L’ultimo imperatore, non attraverso un’analisi filmica, ma per via esperienziale: emerge il clima, la tensione, l’atmosfera in cui queste opere sono nate. Si parla di erotismo come linguaggio politico, di indipendenza espressiva come esigenza più che scelta. E si capisce come questa visione abbia influenzato cineasti di tutto il mondo, da Coppola a Scorsese, da Allen a Paul Thomas Anderson.

Non una lezione, ma una memoria condivisa
Il cuore del documentario di Rai 3 La nostra magnifica ossessione – Bernardo Bertolucci e la sua generazione è proprio nella relazione tra cinema e memoria. Non si tratta di un semplice tributo a Bertolucci, ma di una riflessione più ampia su cosa voglia dire lasciare un’eredità creativa. I protagonisti raccontano non tanto i successi o le tecniche, ma gli ostacoli, le rotture, i dubbi. Emergono momenti di attrito, discussioni epiche, insoddisfazioni. Eppure, nessuno mette mai in discussione il valore del percorso condiviso.
Questa memoria, dunque, non è ideale né sterilizzata. È viva, affilata, a volte contraddittoria. E proprio per questo diventa patrimonio comune. Spagnoli non mette in scena un monumento, ma un laboratorio permanente: quello in cui si sono formate generazioni di autori che hanno provato, ognuno a modo proprio, a trovare un linguaggio personale in dialogo col mondo.
L’ossessione come metodo e vocazione
Il titolo del documentario di Rai 3 La nostra magnifica ossessione – Bernardo Bertolucci e la sua generazione non è retorico. Quella raccontata da Spagnoli è davvero un’ossessione ma non patologica, né estetizzante. È un modo di stare nel mondo, una scelta di vita, una forma di disciplina interiore che nasce dal bisogno di raccontare, di mostrare, di interrogare. Non è il successo, non è l’ambizione, non è nemmeno il talento a tenere insieme quel gruppo: è la fedeltà a un’idea di cinema come spazio di libertà, di verità, di rischio.
Il film mostra cosa può nascere quando l’arte smette di essere un prodotto e torna a essere un gesto urgente, necessario. La generazione di Bertolucci non ha solo fatto grandi film: ha praticato un’idea radicale di cultura, che ancora oggi interroga chi prova a fare cinema senza compromessi.
Non è finita finché resta un’inquadratura da girare
Il documentario di Rai 3 La nostra magnifica ossessione – Bernardo Bertolucci e la sua generazione è un documento, ma anche un avvertimento. Il rischio di dimenticare quella stagione è reale, così come è reale il bisogno di tornare a un’idea di cinema che non sia solo industria, algoritmo, intrattenimento. Spagnoli, con rigore e passione, ci ricorda che quel cinema non è morto. È latente, dormiente, forse solo in attesa di nuove ossessioni.
E forse il compito più urgente oggi non è celebrarlo, ma raccoglierne il testimone. Perché un gruppo di “ragazzi” ci ha già mostrato che si può cambiare il mondo. Con una cinepresa, qualche idea, e nessuna paura di andare troppo lontano.

Filmografia
La nostra magnifica ossessione. Bernardo Bertolucci e la sua generazione
Documentario - Italia 2025 - durata 90’
Regia: Marco Spagnoli
Con Dario Argento, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Daniele Luchetti, Marisa Paredes
in TV: 11/09/2025 - Rai 3 - Ore 21.20
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