Nel mare di biopic sportivi di oggi, il film Keylor Navas, il portiere dell’anima su Tv2000 la sera del 6 settembre cerca un approccio diverso. Non è un film che rincorre la spettacolarizzazione del talento o l’estetica del successo. È, invece, il racconto asciutto e lineare di un percorso umano prima che calcistico.

Diretto da Dinga Haines, cineasta colombiana cresciuta in Costa Rica, si concentra sull’origine del mito Keylor Navas, seguendone i primi passi da San Isidro de El General fino all’ingresso in uno dei club più prestigiosi al mondo: il Real Madrid.

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Keylor Navas, il portiere dell'anima (2017) scena

Un’ascensione in tre tempi

La struttura narrativa del film di Tv2000 Keylor Navas, il portiere dell’anima è classica: apertura simbolica davanti al Santiago Bernabéu, poi flashback che ci riporta alle radici. Il piccolo Keylor cresce in un ambiente familiare umile e profondamente legato alla terra e alla fede. Le prime immagini del protagonista bambino (interpretato da José David Coste) raccontano il contrasto tra sogno e realtà: da un lato il desiderio viscerale di giocare a calcio, dall’altro le limitazioni materiali di una vita rurale.


Man mano che il racconto avanza, vediamo il passaggio del testimone: il giovane Navas lascia il suo paese per trasferirsi nella capitale, San José, dove iniziano le vere prove. Gli allenamenti con il Saprissa, le sfide lontano da casa, l’impatto con una nuova città e le tensioni familiari sono narrati senza eccessi retorici, mantenendo un tono misurato. L’adulto (Matt Márquez) prende il centro della scena, mentre l’obiettivo si sposta sempre più dal sogno alla resistenza psicologica.


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Volti e relazioni: il tessuto umano

Il film di Tv2000 Keylor Navas, il portiere dell’anima trova spessore nei personaggi secondari, che non restano comparse di contorno. La madre, interpretata da Milena Picado, è una figura centrale, anche se a tratti disegnata con contorni troppo idealizzati. Lontana dallo stereotipo della madre sacrificata da provincia, è comunque una presenza viva, il cui affetto tiene insieme la narrazione. Il padre, il nonno, l’allenatore, il rappresentante: tutti i personaggi che ruotano attorno a Keylor hanno una funzione precisa nel suo percorso di crescita, come tappe emotive e morali che lo mettono alla prova.


Il film non cerca colpi di scena, non punta sulla tensione sportiva. La relazione più interessante è quella tra il protagonista e il paesaggio che lo circonda. Le riprese nella campagna costaricana non sono solo sfondo: diventano una presenza attiva, specchio del mondo interiore del giovane Navas. Il contrasto tra la natura ampia e l’angustia delle opportunità è visivamente efficace.

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Keylor Navas, il portiere dell'anima (2017) scena

Una fede silenziosa ma costante

Il titolo originale del film di Tv2000 Keylor Navas, il portiere dell’anima, Hombre de fe, non è casuale. La fede in Dio è parte integrante della vita del protagonista, ma il film evita di trasformarla in predica. Non ci sono sermoni, né conversioni miracolose. La religione agisce in modo sotterraneo, come radice di coerenza, come bussola morale. Keylor prega, si affida, ringrazia. Ma tutto resta nel registro del quotidiano. La spiritualità non è mai messa in scena come spettacolo, e questo permette al film di mantenere una certa dignità narrativa anche su un terreno potenzialmente scivoloso.


Allo stesso modo, anche il calcio (pur essendo il fulcro della vicenda) non diventa mai il pretesto per un’estetica dell’azione. I momenti in campo sono pochi, essenziali, quasi minimali. Non ci si sofferma sulle partite, ma su ciò che le precede e le segue: il sacrificio, il dubbio, la preparazione, la solitudine.

Chi è davvero il protagonista?

Il vero tema del film di Tv2000 Keylor Navas, il portiere dell’anima non è la gloria, ma la formazione. Il giovane Keylor non si limita a imparare a parare. Impara a restare in piedi. A perdere senza perdere la testa. A farsi bastare le proprie forze quando le circostanze non aiutano. Il film non costruisce un eroe, ma un essere umano che attraversa un tempo difficile con gli strumenti che ha: costanza, fede, famiglia.


Anche per questo la figura del Keylor adulto, pur necessaria, risulta meno incisiva. Quando entra in scena Matt Márquez, la tensione narrativa si attenua. Il vero motore emotivo resta ancorato all’infanzia, a quella parte della vita in cui il sogno è ancora vulnerabile, fragile, e perciò più potente.

Prima del mito, l’uomo

Il film di Tv2000 Keylor Navas, il portiere dell’anima preferisce la sobrietà al clamore. Non costruisce una leggenda, ma offre una chiave di lettura per comprenderla. L’idea che il successo non sia solo frutto di talento, ma anche e, forse, soprattutto di ostinazione, disciplina e fiducia in qualcosa di più grande, attraversa il film in modo costante e coerente.


Il punto d’arrivo, il Real Madrid, è presente solo come promessa. Il vero traguardo, quello che il film sceglie di raccontare, è l’aver conservato un’identità solida in mezzo al cambiamento. In un panorama cinematografico in cui lo sport spesso diventa esibizione, Keylor Navas, il portiere dell’anima si distingue per la scelta di restare fedele all’essenza della sua storia: quella di un ragazzo che ha imparato a parare i colpi della vita prima ancora di quelli in porta.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Keylor Navas, il portiere dell'anima

Keylor Navas, il portiere dell'anima

Biografico - Costa Rica 2017 - durata 98’

Titolo originale: Hombre de fe

Regia: Dinga Haines

Con Keylor Navas, Zinédine Zidane, Sergio Ramos, Michelle Jones, Luka Modric, Alvaro Marénco

in TV: 06/09/2025 - Tv 2000 - Ore 21.10