Con il film Annem, in onda su Canale 5 il 10 settembre, il regista Mustafa Kotan affronta un tema familiare quanto urgente: il rapporto complesso tra madre e figlia, scavando nel dolore, nella vergogna, nell’incomprensione e nel tempo. Ambientato tra un villaggio povero e la caotica Istanbul, Annem racconta la storia di Nazlı e Ayşe, due donne separate non tanto dalla distanza geografica, quanto da ferite emotive, generazionali e sociali.


Non è una storia che cerca l’eccezionale, ma l’essenziale. Kotan mette in scena dinamiche quotidiane, ambienti vissuti, personaggi imperfetti. La forza del film non sta nelle sorprese della trama, ma nel modo in cui restituisce il dolore muto dei legami familiari spezzati e la fatica del perdono.

Özge Gürel, Sumru Yavrucuk
Annem (2019) Özge Gürel, Sumru Yavrucuk

Il rifiuto come difesa

Nazlı è il cuore inquieto del film di Canale 5 Annem. Cresciuta in un contesto rurale soffocante, con un padre alcolizzato e una madre oppressivamente presente, sogna la fuga. Ma più che una ricerca di libertà, la sua è una ribellione immatura. Si vergogna della madre, Ayşe, una donna che ha dedicato tutto alla figlia, spesso annullando sé stessa. Nazlı la disprezza, la allontana, urla il suo bisogno di affrancarsi da un’origine che sente come un peso.


Questo atteggiamento, però, si sgretola gradualmente. Le difficoltà che incontra a Istanbul, il dolore per la perdita del figlio, e infine la malattia che la colpisce, trasformano quel disprezzo in una lenta, faticosa riconciliazione. Nazlı diventa adulta solo quando accetta di guardare negli occhi la donna che ha sempre cercato di cancellare.


Ayşe è una figura di resistenza. Nonostante un matrimonio fallito e una vita piena di rinunce, continua a offrire tutto ciò che può. Il suo amore per Nazlı non è mai idealizzato o retorico. È fatto di piccoli gesti concreti: un barattolo pieno di monete, una visita a scuola, un pasto caldo. Non ha gli strumenti per comunicare in modo moderno, ma possiede una fedeltà che non vacilla.


Il suo personaggio, però, non è solo una madre sacrificata. È anche una donna segnata dal giudizio sociale, dalla povertà, dall’isolamento. La sua decisione di non lasciare un marito violento non è debolezza, ma mancanza di alternative. E quando finalmente si trova a tavola con la famiglia del futuro genero di Nazlı, Ayşe mostra di sapere alzarsi e andarsene con dignità. Non è solo una donna che ama: è una donna che, a modo suo, resiste.


Osman, il padre di Nazlı, è la presenza ingombrante dell’indifferenza. Sempre distante, spesso ostile, è un uomo che rifiuta l’idea che la figlia possa ambire a un futuro diverso. Il suo rifiuto dell’istruzione per Nazlı è il riflesso di una mentalità patriarcale e stagnante. Tuttavia, il film gli concede un breve spazio di umanità: l’ultimo regalo alla figlia, un telefono, svela un sentimento mai espresso. Troppo poco, troppo tardi.


In mezzo a queste tensioni, Meryem, l’amica d’infanzia di Nazlı, rappresenta una via diversa. Non è una madre, né una figlia ribelle. È una donna che ha scelto di restare nel villaggio e ne parla senza vergogna. La sua risposta all’ultima domanda di Nazlı (“Sei felice qui?”) diventa il cuore pulsante del film: “Io sono rimasta perché ero felice. Tu sei andata via per lo stesso motivo.” Non c’è una morale unica, non c’è un solo modo di vivere giustamente. Ci sono scelte, a volte dolorose, sempre personali.


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Tra fuga e ritorno

Il film di Canale 5 Annem ruota attorno a tre grandi assi tematici: la vergogna, il sacrificio e il ritorno.


La vergogna che prova Nazlı nei confronti di sua madre è il primo ostacolo alla comprensione. È un sentimento che spesso nasce nei figli verso genitori che sembrano non adeguarsi ai codici sociali, alle aspettative estetiche, agli standard di successo.


Il sacrificio è quello che compie Ayşe: silenzioso, costante, apparentemente scontato. Ma anche Nazlı, a modo suo, compie sacrifici – alcuni più inutili, altri inevitabili. L’infelicità che attraversa gran parte della sua vita adulta è il prezzo della sua fuga.


E infine c’è il ritorno. Quello fisico, quando Nazlı torna al villaggio. Ma soprattutto quello emotivo: il desiderio di recuperare un rapporto, di riparare il non detto, di chiedere perdono prima che sia troppo tardi. Il ritorno, in Annem, non è una chiusura, ma un riavvicinamento. Non sempre pacificato, ma necessario.

Özge Gürel, Sumru Yavrucuk
Annem (2019) Özge Gürel, Sumru Yavrucuk

Un finale aperto, una risposta mancata

Il film di Canale 5 Annem film non dice mai chiaramente cosa accade a Nazlı dopo il suo ultimo viaggio in treno. La sua malattia – un cancro in fase terminale – rimane sospesa tra la speranza e la fine. È una scelta narrativa che rispetta il tono del racconto: non c’è bisogno di dire tutto. Il silenzio, in certi casi, pesa più delle parole.


La figura di Ayşe che, nell’ultima inquadratura, si allontana verso un punto indefinito, lascia lo spettatore con una sensazione di perdita e resistenza insieme. Non c’è redenzione piena, ma c’è un gesto: lasciar andare, accompagnare, amare fino all’ultimo.

Il dolore che ci infliggiamo

Il film di Canale 5 Annem non propone un dramma a effetto. Non punta a sconvolgere, ma a riflettere. È un racconto che mette al centro le relazioni familiari in tutta la loro ambiguità: il dolore che ci infliggiamo a vicenda, le aspettative deluse, i gesti che non arrivano mai, quelli che arrivano tardi.


È anche un film che parla del tempo: di quanto ce ne voglia per capire chi ci ha cresciuti, di quanto ne sprechiamo prima di ammettere i nostri errori. E soprattutto di quanto poco ne rimanga, a volte, per rimediare.


La forza di Annem sta nel farci rivedere, anche solo per un attimo, nostra madre: non come la ricordiamo, ma come forse è sempre stata davvero.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Annem

Annem

Drammatico - Turchia 2019 - durata 110’

Titolo originale: Annem

Regia: Mustafa Kotan

Con Özge Gürel, Sumru Yavrucuk, Sercan Badur, Tuna Orhan, Itir Esen, Fatma Toptas

in TV: 10/09/2025 - Canale 5 - Ore 21.20