Nel panorama affollato dei polizieschi tedeschi, il film Gli omicidi del Baltico – Ritorno a casa, su Rai 2 il pomeriggio del 14 agosto,rappresenta il tentativo della tv pubblica tedesca di ridefinire il genere secondo coordinate contemporanee. Dietro al formato del giallo classico (cadavere trovato sulla spiaggia, indagini, sospetti e colpi di scena), si nasconde un’operazione che cerca di coniugare crime story e dramma personale, tematiche sociali e tensioni identitarie, in un equilibrio che ambisce alla normalizzazione del diverso senza rinunciare alla struttura narrativa del procedural.

Un delitto tra due sponde
Il primo caso che coinvolge il nuovo duo investigativo del film di Rai 2 Gli omicidi del Baltico – Ritorno a casa, Svenja Rasmussen (Katharina Schlothauer) e Antoine Haller (Eugene Boateng), prende avvio con un ritrovamento inquietante: il corpo senza vita di un uomo viene rinvenuto sulla riva della Flensburger Förde, stretto braccio di mare tra la Germania e la Danimarca. La vittima è Christian Rommedahl, un danese che lavorava nella costruzione e riparazione di barche.
L’indagine parte in modo convenzionale: Rasmussen e Haller interrogano colleghi, familiari e conoscenti della vittima. I primi sospetti cadono su Lasse Jørgensen, socio e amico del defunto, ma una seconda pista porta verso Philipp Schaaf, un commerciante di liquori locale, la cui figlia compare misteriosamente tra le foto rinvenute nel telefono della vittima. Questo indizio apre la porta a un cold case sepolto da anni, che affonda le radici in un trauma collettivo irrisolto.
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Due outsider in cerca di un centro
Al di là del caso in sé, la vera scommessa del film di Rai 2 Gli omicidi del Baltico – Ritorno a casa risiede nella costruzione del duo investigativo. Rasmussen è una donna omosessuale, rientrata a Flensburg da Amburgo dopo un episodio di polizia finito in tragedia: un sospettato si è suicidato davanti ai suoi occhi. Ma la motivazione del trasferimento è anche personale: deve prendersi cura del padre, Morten, ex poliziotto in preda a psicosi, segnato dal suicidio del figlio minore anch’egli ex agente, coinvolto in un giro di droga.
Il collega Haller, di origini africane, non ha problemi a farsi valere, ma non digerisce facilmente l’autorità della sua superiore, pur dichiarando che non si tratta di una questione di genere. Il suo atteggiamento ironico e rilassato, in netto contrasto con la rigidità metodica di Svenja, crea una tensione che diventa cifra narrativa del film.
La loro è una coppia di outsider: né l’uomo bianco di mezza età né la giovane recluta idealista, ma due figure adulte, consapevoli delle proprie fratture, che lavorano nel solco di un’alleanza forzata e in costruzione. La loro diversità, spesso strumentalizzata nella fiction per generare conflitto, qui non viene tematizzata come elemento centrale. È semplicemente un dato. La società rappresentata è pluralista, e l’identità dei personaggi non è mai il nodo del caso, ma solo uno sfondo non ostentato.

Famiglia, colpa, confine
Il film di Rai 2 Gli omicidi del Baltico – Ritorno a casa si muove tra due piani paralleli: l’indagine esterna (cosa è successo a Christian Rommedahl e perché) e l’indagine interna nei vissuti dei personaggi, soprattutto della protagonista. A dominare è il tema della famiglia in frantumi, attraversata da colpa, silenzi e incomprensioni. Il passato irrisolto ritorna, tanto nella trama del delitto quanto nella biografia di Rasmussen. Il suicidio del fratello e il declino mentale del padre sono due ferite aperte, e il ritorno nella città natale non è solo geografico, ma esistenziale.
Il crimine stesso si lega a un trauma sepolto, un evento del passato che getta ombre sul presente e interroga il concetto stesso di giustizia. A ciò si aggiunge il non detto: alcune cose non vengono esplicitate, né dai personaggi né dalla regia. Il dolore resta sottotraccia, e spesso è più forte nei gesti che nelle parole.
Il confine, geografico e simbolico, è un altro elemento centrale. La vicenda si svolge a Flensburg, al limitare della Germania, vicino alla Danimarca. Eppure, il film non sfrutta appieno questa dimensione transfrontaliera, preferendo restare ancorato ai meccanismi classici del giallo televisivo.
Un poliziesco in cerca di tono
La regia di Janis Rebecca Rattenni, al debutto in un lungometraggio dopo esperienze in serie tv, si muove tra registri differenti: il prologo è teso, quasi da thriller, ma il cuore del film alterna momenti di commedia leggera tra i due protagonisti a segmenti più intimi e drammatici.
Alcune scelte stilistiche (come il continuo bisogno di spiegare tutto attraverso i dialoghi, senza mai mostrarlo) finiscono però per appesantire la narrazione. Lo spettatore è spesso ridotto a ricevente passivo di informazioni, senza mai guadagnare un vantaggio prospettico sulla vicenda. La regia preferisce raccontare piuttosto che mostrare, e questo limita l’impatto visivo e drammatico.
Il film di Rai 2 Gli omicidi del Baltico – Ritorno a casa è un episodio pilota che cerca di dare una forma nuova al poliziesco tedesco, ma inciampa in molti dei limiti del formato: ritmo altalenante, eccessiva verbosità, poco uso del potenziale drammatico delle ambientazioni. L’ambizione c’è (portare un respiro moderno, inclusivo e più autentico nel panorama crime) ma l’esecuzione non è sempre all’altezza.
Il caso investigativo, pur toccando temi potenzialmente forti come la pedofilia e la giustizia postuma, resta incastrato in una struttura narrativa prevedibile, incapace di sorprendere o inquietare davvero.
Se c’è un valore in questo primo episodio della serie Gli omicidi del Baltico è quello di aver posto le basi per un duo investigativo che, pur ancora in fase di rodaggio, ha margine di crescita. Rasmussen e Haller sono figure che potrebbero reggere il peso di una serialità solida, a patto che le loro storie vengano approfondite con coerenza e che le indagini smettano di essere semplici pretesti narrativi.
La domanda non è se questi personaggi siano “diversi”, ma se riusciranno a diventare credibili. Il pubblico, nel frattempo, resta in attesa del secondo episodio (in onda il 15 agosto) per capire se in quell’angolo di Germania ci sono anche storie degne di essere raccontate.
Filmografia
Gli omicidi del Baltico - Ritorno a casa
Giallo - Germania 2021 - durata 88’
Titolo originale: Der Flensburg-Krimi: Der Tote am Strand
Regia: Janis Rattenni
Con Katharina Schlothauer, Eugene Boateng, Teresa Harder, Wolfram Grandezka, Iris Becher, Lisa Flachmeyer
Gli omicidi del Baltico - Colpo di scena
Giallo - Germania 2024 - durata 89’
Titolo originale: Der Flensburg-Krimi: Wechselspiele
Regia: Anja Gurres
Con Katharina Schlothauer, Eugene Boateng, Uwe Rohde, Wolfram Grandezka, Elzemarieke de Vos, Iris Becher
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