Nel film Disobedience, in onda su Rai Movie il 24 luglio, Sebastián Lelio porta in scena un triangolo umano, affettivo e spirituale ambientato nella silenziosa rigidità dell’ebraismo ortodosso londinese. Il ritorno di Ronit, donna emancipata e distante anni luce dalle regole della comunità che l’ha rifiutata, innesca un confronto profondo tra desiderio personale e vincolo collettivo, tra memoria e rivelazione, tra ciò che si è e ciò che ci si è costretti a diventare.
Il ritorno come catalizzatore
Nel film di Rai Movie Disobedience, Ronit Krushka (Rachel Weisz), fotografa newyorkese indipendente e lontana anni dalla sua famiglia ebraica ortodossa di Londra, torna nel quartiere d’origine alla notizia della morte del padre, un influente rabbino. Il ritorno nella casa paterna, da cui era stata espulsa anni prima a causa della sua relazione giovanile con l’amica Esti (Rachel McAdams), diventa lo spazio di un confronto silenzioso ma bruciante con il passato.
Esti, nel frattempo, ha scelto una via opposta: è rimasta nella comunità, ha sposato Dovid (Alessandro Nivola), discepolo prediletto del rabbino scomparso, e ha costruito una vita di rispetto, fedeltà e negazione. Ma la presenza di Ronit la scuote nel profondo: riemerge l’attrazione sepolta, si svela una frattura mai sanata, si apre la possibilità di una scelta vera.
Dovid, figura apparentemente salda e spirituale, è il terzo vertice del triangolo: uomo di fede, marito devoto, amico sincero. Ma anche lui si trova costretto a rivedere le proprie certezze, affrontando il dolore e la dignità che una verità troppo a lungo ignorata porta con sé.
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Vite parallele, destini incrociati
Ronit è la figlia ribelle, colei che ha scelto l’esilio per non sacrificare la propria libertà. La sua disobbedienza non è solo un atto contro l’autorità religiosa, ma una forma di sopravvivenza identitaria. Tuttavia, il ritorno a casa la mette davanti a un lutto doppio: quello del padre e quello di un’appartenenza che non ha mai realmente lasciato.
Esti è la donna che ha imparato a mimetizzarsi, a vivere nella maschera di moglie e membro modello della comunità. Ma sotto la parrucca e le regole, cova un bisogno di verità che Ronit riaccende. Il conflitto tra fede e desiderio si trasforma in consapevolezza: Esti non vuole più negarsi, e per farlo deve sfidare tutto ciò su cui ha fondato la sua esistenza.
Dovid non è l’antagonista del film di Rai Movie Disobedience, né il giudice. È l’uomo che cerca di conciliare l’amore per Esti, l’affetto per Ronit e la fedeltà a una tradizione che gli ha dato un ruolo preciso. La sua evoluzione è quella di chi comprende che la vera autorità spirituale sta nel saper lasciare andare.
Fede, identità, libertà
Il cuore del film di Rai Movie Disobedience non è la trasgressione in sé, ma ciò che la precede e ciò che ne consegue. Disobbedire significa qui scegliere di essere autentici all’interno di un sistema che offre un’identità chiusa e prescritta. Ma Lelio non fa una critica frontale all’ebraismo ortodosso: lo osserva da dentro, lo esplora con rispetto, ne mostra tanto la bellezza dei legami quanto i limiti strutturali.
Il film lavora su più livelli: è una storia d’amore, ma non solo romantico: è anche l’amore per Dio, per la verità, per se stessi. È un dramma familiare e comunitario che parla anche a chi non ha mai varcato la soglia di una sinagoga, perché tocca nodi universali: il bisogno di appartenenza, il peso delle aspettative, il prezzo della libertà.
Lo sguardo del regista
Lelio, regista cileno, affronta con il film di Rai Movie Disobedience il mondo ebraico ortodosso da outsider. Ma lo fa con una sensibilità priva di voyeurismo: entra nel quotidiano della comunità con attenzione ai dettagli, alle dinamiche relazionali, agli spazi chiusi che diventano teatro emotivo. La sua direzione degli attori punta all’essenziale: i corpi parlano, gli sguardi spiegano ciò che le parole tacciono.
La scelta di girare molte scene in ambienti intimi, come cucine, camere da letto, sinagoghe, restituisce la pressione interna vissuta dai personaggi. Eppure, dentro questi spazi claustrofobici, Lelio cerca e trova la libertà: quella di chi inizia a dire “no”, per tornare finalmente a dirsi “sì”.
Dietro al film c’è un team motivato da un’idea chiara: raccontare personaggi femminili complessi, capaci di scegliere e agire. Rachel Weisz, anche produttrice, ha voluto fortemente la storia e ha costruito attorno ad essa una squadra affiatata: dalla co-sceneggiatura firmata con Rebecca Lenkiewicz, alle immagini curate da Danny Cohen (già premiato per Il discorso del Re), fino alla presenza magnetica di Rachel McAdams e Alessandro Nivola.
Le ricerche sul campo, i contatti con la comunità ebraica, l’adattamento del romanzo di Naomi Alderman sono tutti elementi che hanno contribuito a dare autenticità a una vicenda che, pur radicata in un contesto specifico, parla di domande collettive: che cosa significa essere fedeli? A chi dobbiamo la verità? Quando un atto di rottura è in realtà un atto di amore?
Disobedience non offre soluzioni facili. È un film che chiede allo spettatore di sospendere il giudizio, di osservare tre persone alle prese con la possibilità, dolorosa e necessaria, di cambiare. È un film che rispetta i silenzi, accoglie le contraddizioni e lascia aperta la domanda più importante: si può restare fedeli a se stessi senza spezzare i legami con chi ci ha cresciuti?
Forse la disobbedienza, come suggerisce il titolo, è il gesto più profondo di fedeltà: a ciò che si è, a ciò che si ama, a ciò che si può ancora diventare.
Filmografia
Disobedience
Drammatico - USA, Regno Unito, Irlanda 2017 - durata 114’
Titolo originale: Disobedience
Regia: Sebastián Lelio
Con Rachel McAdams, Rachel Weisz, Alessandro Nivola, Cara Horgan, Liza Sadovy, Omri Rose
Al cinema: Uscita in Italia il 25/10/2018
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Amazon Video Timvision Rakuten TV Rai Play
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