Nel panorama dei film ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale, Giorni d’estate in onda su Cielo la sera del 14 luglio si distingue per come sovverte il genere. Non cerca la grandiosità del conflitto, ma punta tutto sull’intimo, sul silenzioso scavo nei legami umani e nelle fragilità nascoste sotto la superficie. Il debutto alla regia di Jessica Swale, già drammaturga affermata, mette al centro una domanda disarmante: cosa resta della nostra fede, dei nostri amori, dei nostri sogni, quando il mondo intorno implode?

Un rifugio improvvisato, due vite che cambiano
Nel film Cielo Giorni d’estate, siamo sulla costa meridionale dell’Inghilterra, in pieno conflitto mondiale. Alice (Gemma Arterton) vive da sola, immersa nei suoi studi folklorici, nel suo isolamento, nella negazione del mondo. Una scienziata razionale, allergica alla spiritualità, respinge ogni forma di credenza che non sia verificabile. La chiamano “strega”, vive in una casa piena di reperti e miti smontati pezzo per pezzo, e a nessuno importa davvero di capirla.
Poi arriva Frank: un ragazzino londinese evacuato a causa dei bombardamenti. Le autorità decidono che debba essere affidato proprio ad Alice. L’impatto iniziale è ostile, ma lo spazio condiviso e il tempo sospeso della campagna inglese iniziano a limare le loro resistenze. La relazione tra i due evolve da diffidenza a complicità, innescando un processo di riconciliazione con un passato che Alice aveva cercato di seppellire.
Il film alterna tre epoche: gli anni ’40, in cui si svolge la vicenda principale; i ruggenti anni ’20, che ricostruiscono in flashback la storia d’amore tra Alice e Vera (Gugu Mbatha-Raw); e i primi anni ’70, in cui una Alice ormai anziana (interpretata da Penelope Wilton) osserva il bilancio delle sue scelte. Ogni salto temporale svela un tassello nuovo, ridefinendo il presente alla luce del passato.
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Tra solitudine e rivelazione
Nel film Cielo Giorni d’estate, Alice è un personaggio pieno di contrasti: razionale ma ferita, indipendente ma murata nel dolore. Rappresenta quella parte di noi che preferisce smettere di sperare piuttosto che rischiare ancora. L’incontro con Frank la obbliga ad aprire un varco, ad affrontare ciò che ha lasciato indietro: l’amore perduto con Vera, e la maternità mai realizzata.
Frank (Lucas Bond), con il suo candore e la sua fame di verità, agisce da catalizzatore. La sua presenza scardina l’armatura di Alice non con la forza, ma con la semplicità dell’affetto. L’amicizia che stringe con Edie (Dixie Egerickx), una ragazzina vivace e ferita a sua volta, aggiunge un altro livello di tenerezza e realismo.
Vera, nei flashback, è tutto ciò che Alice non è più: brillante, aperta, vivace. È la luce che un tempo ha guidato Alice fuori dalla sua corazza, ma anche la ferita che l’ha spinta a ritirarsi dal mondo. Il loro amore è il centro emotivo del film, ma viene raccontato con naturalezza, senza idealizzazioni.
Il signor Sullivan (Tom Courtenay), il preside della scuola, e altri personaggi secondari contribuiscono a rendere credibile il tessuto comunitario della piccola località rurale. Nessuno è sovraccaricato di retorica: anche nei ruoli minori, il film lavora per sottrazione.

Immaginazione, perdita, maternità, amore
Il cuore tematico del film Cielo Giorni d’estate è la tensione tra scienza e fede, tra ciò che possiamo provare e ciò che sentiamo comunque reale. Alice smonta leggende, ma non riesce a liberarsi del senso di colpa, dell’eco del suo passato, dell’ipotesi che qualcosa o qualcuno possa sopravvivere oltre la fine.
Swale introduce la nozione di “Summerland”, una versione pagana dell’aldilà, come simbolo. Non come dogma, ma come spazio dell’immaginazione. È lì che Alice deve tornare per riconciliarsi con ciò che ha perduto.
Altro tema cruciale è la maternità: biologica, scelta, rifiutata, sostitutiva. Alice non è madre, ma diventa figura materna. La domanda non è solo “che cos’è una madre?”, ma “chi decide che cosa è una famiglia?”.
Infine, il film parla di amore ma non lo incornicia. L’amore tra due donne negli anni ’20 non è mostrato come gesto eroico o trasgressivo, ma come fatto umano. Senza proclami, Swale normalizza una storia che in altri contesti sarebbe stata marginale o tragica. Qui, è parte del mondo.
Tra nostalgia e contemporaneità
Nonostante l’ambientazione d’epoca, il film Cielo Giorni d’estate è sorprendentemente moderno nel linguaggio visivo e nella costruzione narrativa. La regia privilegia l’essenziale: ambienti reali, scenografie che respirano, abiti vissuti. La casa di Alice è un personaggio a sé, memoria tangibile di ciò che è stato.
La fotografia sfrutta la luce naturale, in particolare quella delle coste del Sussex, per evocare un’estate fuori dal tempo, quasi mitologica. Ma non c’è estetismo fine a se stesso: il paesaggio serve da specchio allo stato d’animo dei personaggi.
Sebbene ambientato in un passato preciso, Giorni d’estate parla a domande molto attuali. Quali sono i confini dell’identità? Come conviviamo con l’assenza? È possibile scegliere la solitudine senza rinunciare all’amore?
Jessica Swale non offre risposte facili. Ma invita a considerare l’immaginazione e l’empatia come strumenti di resistenza. Non c’è ideologia in questo film, solo persone che si riscoprono umane.
Giorni d’estate è un film che sussurra. Ma i suoi sussurri restano, si insinuano, pongono domande. In un’epoca dove tutto è gridato, forse è questo il gesto più rivoluzionario.
Filmografia
Giorni d'estate
Drammatico - Gran Bretagna 2020 - durata 100’
Titolo originale: Summerland
Regia: Jessica Swale
Con Gemma Arterton, Gugu Mbatha-Raw, Penelope Wilton, Tom Courtenay, Bernardo Santos
Al cinema: Uscita in Italia il 25/08/2022
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Timvision Rakuten TV Amazon Video
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