Nel panorama dei thriller televisivi, Inganno letale, il film in onda su Rai 2 il pomeriggio del 26 maggio, si distingue per un crescendo narrativo che brucia lento fino a esplodere in una corsa disperata contro la follia, l’ingiustizia e il tempo. Diretto da Troy Scott e scritto da Paul A. Birkett, va ben oltre i confini del classico “donna in pericolo” alla Lifetime, dipingendo un ritratto disturbante ma incredibilmente teso di una madre sola contro il sistema e contro una donna che nasconde un passato da incubo.

Fiducia tradita, identità rubate
Leah Watts (una sorprendente Cindy Busby), la protagonista del film di Rai 2 Inganno letale, è una madre divorziata, professionista in carriera e apparentemente in controllo della sua vita. Ma basta un fine settimana e la scelta sbagliata della babysitter per distruggere tutto. In vista di un viaggio di lavoro, Leah assume al volo una giovane donna che si presenta come Valerie Dobbs: capelli castani, occhiali, referenze impeccabili. Sembra perfetta. È tutto il contrario.
Mentre è a Washington, Leah inizia a insospettirsi: messaggi vaghi, videochiamate ignorate, silenzi inquietanti. Rientrata d’urgenza, trova la polizia davanti a casa e viene arrestata per aver presumibilmente abbandonato la figlia Emma, chiusa nella sua cameretta per giorni. Solo che quella non è Valerie: è un’altra persona. Il telefono è disconnesso, la foto che Leah ha scattato è sfocata.
Nessuno le crede. Il marito Adam, preso dalla sua nuova fiamma Cathy, la guarda con sospetto. Il sistema giudiziario la etichetta come instabile. La figlia le viene portata via. Leah è incastrata. E chi la incastra è Cathy: la “nuova” fidanzata di Adam... che è anche la “finta” Valerie.
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Archetipi che scardinano se stessi
Leah è il cuore pulsante della storia del film di Rai 2 Inganno letale. Non è una vittima passiva, ma una donna che, una volta messa con le spalle al muro, si reinventa come detective, hacker, e persino fuorilegge per salvare sua figlia. In lei convivono vulnerabilità e ferocia, senso di giustizia e rabbia. Man mano che viene privata di ogni appoggio (legale, familiare, sociale) si trasforma in una figura d’azione borderline, al limite della legalità ma sempre umanamente credibile.
Cathy, interpretata con glaciale ambiguità da Chelsey Reist, è un villain atipico per il genere. Non è una pazza urlante ma una manipolatrice calcolatrice, una mente disturbata con tratti da narcisista psicopatica. Il suo passato da madre violenta, il cambio d’identità, l’ossessione per Emma e la relazione con Adam fanno di lei un pericolo in incognito: un predatore travestito da partner premurosa.
Adam (Lane Edwards) è la figura maschile codarda ma non malvagia. Cieco davanti all’evidenza, schiacciato tra due donne, rappresenta l’uomo che preferisce la comodità della nuova relazione alla complessità della verità. Solo quando la realtà diventa innegabile, si schiera ma, per molti spettatori, troppo tardi.

Maternità, giustizia, identità e follia
Il film di Rai 2 Inganno letale gioca costantemente con l’ambiguità del punto di vista. Nessuno sa esattamente cosa stia succedendo, e questo genera un clima di paranoia. L’opera affonda le unghie nei temi della maternità come istinto primario e come ossessione patologica: da un lato Leah, che infrange ogni legge pur di proteggere la figlia; dall’altro Cathy, che costruisce un santuario da incubo per una bambina non sua.
Il film solleva anche un dubbio pesante: quanto possiamo fidarci delle strutture sociali che dovrebbero proteggerci? La polizia, i servizi sociali, il sistema giudiziario: tutti falliscono nel riconoscere la verità. E la verità ha bisogno di essere cercata fuori dalle regole, da chi ha perso tutto.
Anche l’identità è al centro del conflitto: Cathy è un costrutto, un personaggio costruito sopra un trauma non risolto. Leah è una madre, una professionista, una fuggitiva. Nessuno è solo ciò che appare.
Il finale spiegato
Nel finale del film di Rai 2 Inganno letale, Cathy, ormai scoperta come un’ex detenuta psichiatrica e madre omicida, rapisce Emma dall’ospedale. La scena finale è un corpo a corpo disperato nei boschi tra Leah e Cathy, culminato in un confronto fisico e simbolico tra maternità vera e maternità deviata. È la detective Santos (Lucia Walters) a sparare il colpo decisivo, chiudendo l’incubo.
Il film si chiude su un picnic idilliaco: Leah, Adam ed Emma di nuovo insieme. Una fine forse troppo pulita, ma che serve come respiro dopo due ore di tensione. La redenzione di Adam resta discutibile: è più un ripiego emotivo che una scelta consapevole. Alcuni avrebbero forse preferito vedere Leah e Kevin (l’hacker riluttante) costruire qualcosa, una coppia alternativa nata dalla solidarietà e dalla fiducia guadagnata sul campo.
Sotto la superficie sensazionalista del titolo, Inganno letale è un film piacevolmente stratificato. Le atmosfere hitchcockiane (l’innocente braccato, la falsa identità, il sospetto generalizzato), unite al senso kafkiano di impotenza burocratica, creano un’esperienza intensa e claustrofobica. Ma è soprattutto la performance di Cindy Busby a elevare il tutto: un’eroina imperfetta ma tenace, che conquista lo spettatore scena dopo scena.
Inganno letale sa come prenderti per la gola e non mollarti più. Racconta una storia di sopravvivenza emotiva e fisica, in cui la follia si nasconde sotto il volto della normalità. Una corsa contro il tempo e contro l’indifferenza, che lascia il pubblico con un messaggio chiaro: a volte, per proteggere chi ami, devi essere pronta a perdere tutto.
Filmografia
Inganno letale
Thriller - Canada 2021 - durata 90’
Titolo originale: My Husband's Killer Girlfriend
Regia: Troy Scott
Con Cindy Busby, Lane Edwards, Chelsey Reist, Lucia Walters, Leia Bajic, Wendy Abbott
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