Un finale natalizio da favola: Il film natalizio e inclusivo di Tv8

In un panorama saturo di commedie natalizie prodotte in serie, il film Un finale natalizio da favola su Tv8 il 14 dicembre è un piccolo scossone silenzioso. Non urla la sua importanza, non si proclama “diverso”, ma lo è. A renderlo tale non è solo la premessa romantica da romanzo rosa portato alla vita reale, quanto piuttosto chi la vive.

Ali Stroker – attrice, cantante, vincitrice di un Tony Award e prima protagonista disabile in un film Lifetime – interpreta Izzi Simmons, autrice di bestseller romantici che affronta un Natale diverso, dentro e fuori dalle pagine. Il tv movie è stato trasmesso negli USA per la prima volta il 6 dicembre 2020, segnando un punto di svolta nella rappresentazione della disabilità nei media generalisti, senza bisogno di proclami o pietismi.

Dalla pagina alla realtà

Nel film di Tv8 Un finale natalizio da favola, Izzi Simmons ha un problema che nessun incantesimo natalizio sembra poter risolvere: il blocco dello scrittore. Il suo ultimo romanzo è in ritardo, il suo editor è insofferente e l’eroe perfetto che ha creato su carta ora sembra... troppo perfetto. Alla ricerca di ispirazione, Izzi decide di rifugiarsi come ogni anno nella locanda innevata che frequenta ogni Natale, una seconda casa piena di ricordi e abitudini. Ma ad attenderla c’è una sorpresa: la locanda ha cambiato gestione e il nuovo proprietario, Matt (Daniel di Tomasso), è l’esatta incarnazione dell’uomo sulla copertina dei suoi libri. E non solo nell’aspetto.

Tra biscotti decorati, luminarie troppo esuberanti e un’atmosfera ovattata da fiaba di paese, Izzi e Matt iniziano a conoscersi davvero. La somiglianza con l’eroe letterario è solo il punto di partenza: quello che si sviluppa è un rapporto fatto di piccole frizioni, complicità spontanea e tenerezza costruita con calma. A dare un’ulteriore svolta emotiva c’è anche la figlia di Matt, una bambina che sogna di diventare scrittrice, creando un legame immediato con Izzi.

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Personaggi che respirano

Izzi Simmons è un personaggio raro. Non solo per la rappresentazione di una donna disabile al centro di una narrazione romantica, ma per come questa rappresentazione viene trattata: con normalità. Ali Stroker costruisce una protagonista tridimensionale, ironica, sicura di sé, capace di sarcasmo e vulnerabilità. La sua disabilità non è un espediente narrativo né un ostacolo da superare. È semplicemente parte della sua identità, integrata senza retorica né didascalismi. Lo si vede nei dettagli – una battuta su “fare un giro in carrozzina” anziché “fare una passeggiata”, la scena in cui si infila a letto – che rendono il film onesto e concreto.

Matt, interpretato nel film di Tv8 Un finale natalizio da favola da Daniel di Tomasso, è un vedovo tornato in città con sua figlia e un passato da sistemare. Non è l’eroe perfetto dei romanzi, ma proprio per questo conquista. Impacciato, affettuoso, dotato di un senso dell’umorismo goffo, Matt diventa il contraltare reale all’ideale letterario di Izzi. La loro relazione cresce nel confronto, non nel miracolo natalizio.

E poi c’è la figlia di Matt, interpretata da Melia Charlotte Cressaty, che porta in scena un altro livello della narrazione: quello del sogno che nasce, dell’ammirazione autentica per una figura femminile forte, e della possibilità per una bambina di vedere sé stessa in chi ce l’ha fatta.

Una storia d’amore che non cerca scuse

Il tema più potente del film di Tv8 Un finale natalizio da favola è proprio quello della rappresentazione, ma non si ferma alla disabilità. Un finale natalizio da favola mette in discussione l’idea stessa di “ideale” romantico. Cosa rende credibile una storia d’amore? È realistico aspettarsi emozioni forti, attrazione, complicità? O stiamo tutti rincorrendo modelli impossibili?

Izzi è accusata – anche dal suo editore – di scrivere storie troppo perfette. Ma ciò che il film suggerisce è che cercare un lieto fine non è un’illusione: è un atto di fiducia. La relazione tra Izzi e Matt non è perfetta, non è magica in senso stretto, ma è profondamente umana. E ciò che la rende credibile non è l’assenza di problemi, ma il modo in cui i due si incontrano nelle reciproche imperfezioni.

Un altro tema centrale è quello dell’identità: Izzi non è solo una donna che scrive d’amore, è anche una professionista, una mentore, una donna che ha costruito il proprio spazio nel mondo e ora deve decidere se permettere a qualcun altro di entrarci.

Il finale (senza neve a effetto)

Il titolo italiano del film di Tv8 anticipa un lieto fine, e Un finale natalizio da favola non tradisce le aspettative, ma lo fa con una certa intelligenza. Il “twist” – ovvero la scoperta di come e perché Matt somigli così tanto all’eroe delle copertine di Izzi – arriva a metà film e serve solo a consolidare un legame che sta già crescendo da sé. Non è un colpo di scena per stravolgere tutto, ma un tassello in più che rafforza la connessione tra i personaggi.

Nel finale, i due si ritrovano, simbolicamente, proprio come Izzi e i suoi protagonisti nelle pagine che riesce finalmente a scrivere. Il bacio tanto atteso, penalizzato dalle restrizioni Covid durante le riprese, è più una promessa che un’apoteosi, ma l’importante è ciò che comunica: questo amore, costruito con gesti semplici, ha tutta l’intenzione di andare oltre la stagione delle luci.

Non solo un film natalizio

Un finale natalizio da favola è, in fondo, una commedia romantica che riesce a fare quello che dovrebbe essere normale ma che è ancora eccezionale: raccontare una storia d’amore senza limitazioni, con protagonisti autentici, senza rinunciare alla leggerezza. Non cerca di educare, ma lo fa comunque. Non si dichiara rivoluzionario, ma apre una porta che raramente si vede spalancata in questo genere.

Non è perfetto, certo. Alcune scene sono penalizzate da limiti produttivi, il personaggio dell’editor è funzionale ma irritante, e certe dinamiche da “Hallmark formula” restano riconoscibili. Ma quando una protagonista disabile riceve finalmente il trattamento completo da rom-com, con tutti i cliché del caso (innamoramento, equivoci, biscotti e addobbi compresi), non è solo una vittoria narrativa. È una dichiarazione d’intenti. E un invito a riscrivere le regole, con penna nuova.

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