Con Come in una favola, il film in onda su Tv8 il 24 novembre, Hallmark firma uno dei suoi esperimenti più singolari degli ultimi anni. Il tv movie, diretto da Ruby Munro e scritto da E.S. Dolan Dix e Samantha Herman, unisce i codici narrativi del genere romantico natalizio a una struttura soprannaturale che evoca atmosfere da fiaba incantata.


Al centro della vicenda ci sono Talia e Anderson, amici d’infanzia separati dal tempo e dalle circostanze, che si ritrovano in un luogo fuori dal mondo, o meglio, dentro un mondo che credevano immaginario: Wunderbrook. Il paese delle meraviglie natalizie, che da bambini avevano conosciuto soltanto nelle pagine di un vecchio libro, si materializza in carne, ossa e pan di zenzero. Ma nulla è come sembra.

Il tutto parte da un innesco narrativo classico: due vecchi amici si incontrano per caso, o così pare.

Entrambi stanno vivendo un momento di stallo: Talia ha rinunciato al sogno di diventare scrittrice e si è rifugiata nella gestione di una piccola libreria, mentre Anderson, medico di successo, è emotivamente prosciugato dalla sua professione. La casualità dell’incontro è il primo indizio che qualcosa di più grande sta orchestrando gli eventi. Entrano così in scena Wunderbrook, la locanda Gingerbread, e una serie di personaggi che sembrano usciti da una messinscena o da un libro.

Brooke D'Orsay, Ryan Paevey
Come in una favola (2022) Brooke D'Orsay, Ryan Paevey

Volti familiari, destini intrecciati

Talia è il cuore pulsante del film di Tv8 Come in una favola. Non è solo il tramite tra il mondo reale e quello fantastico, ma è anche la personificazione della tensione tra desiderio e rinuncia. La sua passione per la scrittura, repressa da un sistema editoriale che chiede storie “più spigolose”, è ciò che la rende vulnerabile ma anche capace di cambiamento. Brooke D’Orsay la interpreta con delicatezza, riuscendo a bilanciare realismo emotivo e spirito da protagonista di fiaba.


Anderson, interpretato da Ryan Paevey, è invece più sfumato. La sua crisi non è urlata, ma si manifesta in piccoli gesti, in esitazioni, in uno sguardo perso tra gli abeti innevati. A colpire non è tanto la storia d’amore tra i due, quanto il legame emotivo e condiviso con il passato: il libro di Wunderbrook, la perdita dell’innocenza, il bisogno di ritrovare qualcosa che dia senso a ciò che sono diventati.


Accanto a loro, il tv movie introduce altri personaggi che amplificano il tema della “riparazione emotiva”: Charles, vedovo malinconico che scopre una nuova apertura al sentimento; Diane e Keith, una coppia sul punto di separarsi ma ancora capace di ridere insieme; Mildred, figura burbera e ambigua, che sfiora il ruolo dell’antagonista ma si rivela tutt’altro. Tutti portano con sé una ferita, tutti ricevono, a Wunderbrook, un’occasione di riscrittura del proprio vissuto.


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Wunderbrook: dove la finzione prende vita

Il vero protagonista invisibile del film di Tv8 Come in una favola è il paese stesso, Wunderbrook. Non è un semplice villaggio natalizio, ma uno spazio liminale, un luogo narrativo che esiste tra l’infanzia e l’età adulta, tra memoria e invenzione. La sua natura è volutamente ambigua: non è un sogno, non è del tutto reale, eppure le sue regole vanno rispettate. Non c’è connessione internet, non ci sono cellulari. Solo riti manuali, attività comunitarie, rituali condivisi.


C’è qualcosa di straniante nel modo in cui gli abitanti si comportano, come se recitassero un copione. E infatti, si scopre più avanti, è proprio così: sono personaggi della storia, destinati a interpretare i loro ruoli finché qualcuno non completa il racconto. Ma questa rivelazione non toglie magia, anzi. Rafforza il senso di mistero e di sospensione: Wunderbrook funziona perché mette in pausa il tempo, obbliga a guardarsi dentro, a tornare bambini per poter essere adulti più consapevoli.

Brooke D'Orsay, Ryan Paevey
Come in una favola (2022) Brooke D'Orsay, Ryan Paevey

I fili nascosti della narrazione

Oltre l’ambientazione suggestiva e la dinamica romantica, il film di Tv8 Come in una favola lavora su alcuni temi profondi, spesso trascurati nel genere. Il primo è quello della perdita: il lutto del padre per Talia, la morte recente di un paziente per Anderson, la solitudine di Charles. Ognuno dei personaggi ha perso qualcosa o qualcuno. Wunderbrook offre loro non una consolazione, ma una possibilità di elaborazione.


Il secondo tema forte è quello dell’identità. Talia deve riappropriarsi della sua vocazione, non per diventare famosa, ma per riconoscersi come narratrice. Anderson deve ridisegnare la sua idea di successo. Keith e Diane devono riscoprirsi complici anziché rivali. L’identità viene messa in discussione, ricostruita non con colpi di scena, ma attraverso piccoli gesti, scelte quotidiane, parole dette e non dette.


Infine, c’è il metatesto: la consapevolezza che ci troviamo dentro una storia che riflette sulle storie. I protagonisti sono lettori e personaggi insieme. La favola non è solo lo sfondo, ma la chiave per capire cosa significhi riscrivere la propria narrazione personale.

Il finale e il significato della campana

Nel momento culminante film di Tv8 Come in una favola, Talia comprende che Wunderbrook è davvero il luogo del libro dell’infanzia. Non solo: capisce che il percorso per uscirne non è fuggire, ma concludere ciò che è stato iniziato. Quando Anderson le consegna i suoi vecchi racconti, lei ritrova la voce perduta.

La dichiarazione “Io sono una scrittrice” non è solo un’affermazione di carriera, ma un atto di liberazione. Il bacio finale tra Talia e Anderson non chiude soltanto la trama sentimentale, ma suggella la trasformazione interiore.


La campana che suona più volte nel film scandisce i momenti di passaggio. È la voce del padre, l’eco dell’infanzia, ma anche il segnale che qualcosa è stato compiuto. Quando suona alla fine, è come se la favola si fosse conclusa nel modo giusto. Un anno dopo, Talia ha pubblicato la nuova versione di Wunderbrook, Anderson è tornato a esercitare, ma con una serenità diversa. Non sono più gli stessi: hanno vissuto una storia e ne sono usciti riscritti.

Una favola sensata

Come in una favola prende i codici consolidati del cinema natalizio Hallmark e li piega verso un racconto più stratificato, quasi allegorico. Il film non rinuncia alla cornice sentimentale, né alla dimensione rassicurante tipica del genere, ma inserisce elementi insoliti: l’ambientazione sospesa, il meccanismo meta-narrativo, la tensione tra realtà e finzione. È un’operazione che rischia, ma che nel complesso funziona.


La scelta di affidarsi a interpreti rodati, unita alla regia misurata di Munro, permette al film di bilanciare cuore e concetto. Non tutto è risolto, non tutto è spiegato, ma in fondo è giusto così. Anche le fiabe, quando funzionano, non spiegano tutto. Basta che ci accompagnino, per un’ora e mezza, in un posto dove si possa credere di nuovo che cambiare è possibile. Anche solo per Natale.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Come in una favola

Come in una favola

Sentimentale - USA 2022 - durata 84’

Titolo originale: A Fabled Holiday

Regia: Ruby J. Munro

Con Brooke D'Orsay, Ryan Paevey, John Prowse, Carmel Amit, David Attar, Rochelle Greenwood

in TV: 24/11/2025 - TV8 - Ore 14.15

in streaming: su Prime Video