Ci sono storie che arrivano senza bussare, che sembrano leggere e che invece scavano: GlassBoy di Samuele Rossi, il film in onda su Rai 2 nel pomeriggio del 23 novembre, appartiene a questa categoria. Racconto che torna alle radici del cinema per ragazzi e usa l’immaginazione come chiave per leggere la realtà, il lungometraggio non cerca scorciatoie nel portare lo spettatore a guardare il mondo dal punto di vista di un bambino che vive dietro un vetro, e che decide di rompere quella distanza.


Il film, liberamente ispirato al romanzo Il bambino di vetro di Fabrizio Silei, si inserisce nella tradizione di un genere che in Italia ha avuto poco spazio, e che Rossi riporta in primo piano con un linguaggio contemporaneo. Lo fa intrecciando fiaba, realismo magico e una sensibilità europea che si mescola con l’eredità di titoli come E.T., I Goonies, Stand by Me. Al centro rimane l’infanzia, con la sua fragilità e la sua forza. E la domanda che attraversa l’intera storia: cosa serve davvero per sentirsi parte del mondo?

Andrea Arru
GlassBoy (2020) Andrea Arru

Un salto nel mondo vero

Pino, nel film di Rai 2 GlassBoy, ha undici anni e una malattia del sangue che lo espone a rischi continui. Vive in una casa che lo protegge ma lo soffoca, circondato da genitori affettuosi e da una nonna che trasforma la paura in controllo. La sua cameretta è un luna park organizzato nei dettagli, un piccolo universo artificiale dove tutto è possibile tranne la vita vera.


Da dietro la finestra Pino osserva gli Snerd, un gruppo di bambini che si muove libero per le strade, guidato dalla curiosità e dalla fiducia reciproca. Li guarda come si guarda un sogno che sembra irraggiungibile. Il fumetto che disegna ogni giorno diventa il suo ponte verso l’esterno, il modo per immaginarsi altrove.


Quando gli Snerd finiscono in un guaio e rischiano di cadere in una trappola della gang rivale, Pino decide di uscire. Infrange le regole, sfida la sua fragilità, affronta la paura dei suoi familiari e attraversa la soglia che lo separa dal mondo. La sua fuga non è solo un atto di ribellione ma il tentativo di capire chi può diventare. È l’inizio di una crescita che non riguarda soltanto lui.


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Una guerra di sguardi

Nella costruzione del protagonista del film di Rai 2 GlassBoy, Rossi parte da un’intuizione visiva: Pino è ripreso spesso attraverso un ostacolo, un filtro, un vetro. Lo spettatore è costretto a vedere il mondo come lo vede lui, sempre un passo indietro rispetto alla vita. La finestra non è solo un dettaglio scenico. È la sua malattia, la sua paura, il limite imposto dagli altri.


Il rapporto con i genitori è segnato dall’amore, ma un amore che diventa armatura. Hanno paura di perderlo e finiscono per impedirgli di crescere. La nonna, interpretata con decisione da Loretta Goggi, incarna l’ansia adulta portata all’estremo: una figura che domina l’ambiente e stabilisce regole che nessuno osa mettere in discussione.


Di fronte a questo mondo chiuso, gli Snerd rappresentano l’opposto. Sono coetanei, ma sembrano vivere in un altro continente emotivo. Agiscono senza calcolo, sbagliano senza paura, costruiscono un linguaggio dove la fragilità non è un difetto. L’arrivo di Pino li costringe a maturare e li porta a riconoscere le proprie responsabilità. Non sono più solo un gruppo di amici. Diventano un luogo in cui anche un “bambino di vetro” può trovare spazio.

Loretta Goggi
GlassBoy (2020) Loretta Goggi

Il fumetto come respiro

Uno dei dispositivi narrativi più forti del film di Rai 2 GlassBoy è l’uso del fumetto. Non è un semplice espediente grafico. È la voce interna di Pino, la sua mappa per attraversare il mondo. Rossi racconta che l’idea è arrivata dopo varie stesure della sceneggiatura, come se fosse una necessità.


Nel fumetto Pino è un supereroe. Disegna scene che non ha mai vissuto ma che vorrebbe vivere, e attraverso quelle immagini prova a colmare la distanza tra ciò che sente e ciò che gli accade. Il film si apre e si chiude su questo linguaggio, fondendo fantasia e realtà. Il passaggio dall’illustrazione alla vita vera diventa il vero movimento del film: quando Pino decide di uscire di casa, il fumetto prende corpo.

Gli Snerd: una banda che sa cosa significa crescere

La compagnia degli Snerd non è un semplice gruppo di spalla. È il cuore emotivo del film di Rai 2 GlassBoy. Ognuno dei bambini porta con sé una sua insicurezza, un tratto fuori linea, un modo personale di stare al mondo. Sono originali perché non cercano di assomigliarsi. Sono legati da una solidarietà spontanea, che non nasce da dichiarazioni ma da atti concreti.


La loro missione per ritrovare Pino, dopo l’intervento drastico della nonna, segna il passaggio da un’amicizia giocosa a un senso più grande di responsabilità. È un momento che racconta la prima soglia verso l’età adulta: capire che le scelte degli altri possono dipendere anche da noi.


Accanto a loro emerge Mavi, interpretata da Rosa Barbolini, che aiuta Pino a trovare il coraggio necessario per credere nella propria capacità di affrontare il mondo. Il loro incontro non è romantico. È il confronto tra due fragilità che si riconoscono e si spingono a tentare.

Andrea Arru
GlassBoy (2020) Andrea Arru

La fragilità come possibilità

Il film di Rai 2 GlassBoy non si limita a raccontare una malattia o l’isolamento. Scava nel significato della fragilità. Non la propone come etichetta, ma come condizione universale. Ogni personaggio, adulto o bambino, porta una forma diversa di vulnerabilità: paura di perdere, paura di crescere, paura di cambiare.


Il lungometraggio suggerisce che la fragile non è solo l’infanzia. Lo sono anche gli adulti, chiamati a trovare nuovi strumenti per capire i loro figli. Anche loro devono crescere. Anche loro devono imparare a lasciar andare.


La storia mette in scena un’idea precisa: si diventa parte del mondo solo attraversandolo, non restando protetti da esso. Pino non vince la sua fragilità, ma la abita. E nel farlo scopre che il limite può diventare spinta. Questo vale per lui, per gli Snerd, per i genitori che devono accettare di non poter controllare tutto.

Quando si apre la finestra

Alla fine del film di Rai 2 GlassBoy resta un’immagine semplice: un bambino che guarda il mondo senza filtri. Non perché è guarito, ma perché ha deciso di provarci. Rossi recupera l’essenza dei grandi film degli anni Ottanta, ma lo fa con uno sguardo contemporaneo, capace di parlare ai ragazzi e agli adulti insieme.


GlassBoy
ricorda che la meraviglia non è un ricordo d’infanzia. È un gesto da rinnovare ogni giorno. E che la fragilità non è un ostacolo, ma un modo diverso di stare nella vita.


Pino impara a farlo quando smette di osservare gli altri dalla finestra e sceglie di uscire. Chi guarda il film si accorge che quella finestra riguarda tutti noi. Basta spingerla un po’ per vedere cosa c’è fuori.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina GlassBoy

GlassBoy

Drammatico - Italia 2020 - durata 90’

Regia: Samuele Rossi

Con Andrea Arru, Loretta Goggi, Giorgio Colangeli, Giorgia Wurth, Massimo Di Lorenzo, David Paryla

in TV: 23/11/2025 - Rai 2 - Ore 15.20

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