C’è una bellezza rara nei film che riescono a raccontare un’epoca senza bisogno di spiegazioni, a evocare la Storia attraverso la vita di chi non l’ha mai scritta ma solo abitata: il film Netflix Train Dreams, diretto da Clint Bentley e tratto dall’omonima novella di Denis Johnson, è il ritratto profondo di un uomo qualsiasi, Robert Grainier, in un’America che cambia più velocemente di quanto lui riesca a comprendere.
In una stagione dominata da biografie di uomini illustri, Train Dreams sceglie di raccontare l’invisibile. Niente guerre eroiche o svolte epocali. Solo la vita di un uomo che lavora, ama, perde e resta. Un’esistenza fatta di alberi tagliati, treni costruiti, silenzi accumulati. Ma anche, e forse soprattutto, di memoria. Una memoria che scorre come il fiume Moyie che attraversa i boschi del Pacific Northwest (luogo simbolo, corpo vivo del film) e che accompagna Grainier dalla giovinezza fino alla vecchiaia, mentre il mondo moderno avanza lasciandolo indietro.

Il tempo, una corrente che non torna
La struttura del film Train Dreams, disponibile su Netflix dal 21 novembre, segue l’arco di una vita, ma non in modo lineare. Bentley e Greg Kwedar (anche co-sceneggiatore) hanno adattato un testo sfuggente, frammentato, quasi privo di una vera trama. La loro sfida è stata quella di non semplificare ma di rispettare la natura erratica del ricordo. Il tempo, nel film, non è una linea retta ma un insieme di ritorni, omissioni, folgorazioni improvvise. Si ha l’impressione che ogni scena sia una fotografia venuta a galla da un cassetto dimenticato.
Grainier non cambia il mondo, ma è attraversato da esso. Costruisce ponti e ferrovie, si muove per lavoro, ritorna a casa e trova il vuoto. È un uomo che ha perso tutto, eppure continua a camminare. E nel suo cammino ci sono il peso della perdita, la leggerezza delle cose piccole, la resistenza silenziosa che diventa, suo malgrado, un gesto di eroismo quotidiano.
Grainier, l’uomo che resta
Joel Edgerton interpreta Robert Grainier con una misura rara. Non c’è mai un eccesso, mai un tentativo di forzare l’empatia. Il suo personaggio parla poco ma osserva molto. Le emozioni sono trattenute, come la linfa sotto la corteccia di un albero. Non fa gesti plateali, non ha discorsi memorabili. Ma ogni suo sguardo rivela il tentativo disperato di restare presente in un mondo che non gli somiglia più.
La sua vita è fatta di partenze, ritorni, e lutti che non si rimarginano. L’amore per Gladys (Felicity Jones), il legame con la figlia, il dolore della perdita: tutto si intreccia in una rete di silenzi, rimpianti e piccole epifanie. Edgerton restituisce una verità spesso trascurata dal cinema: che l’uomo che subisce può essere tanto interessante quanto l’uomo che agisce.

Le donne, le radici
Felicity Jones dà vita a Gladys, figura centrale nella prima parte del film Netflix Train Dreams. Se Grainier è l’anima silenziosa della storia, Gladys ne è il cuore pulsante. È una donna concreta, autonoma, capace. Non è un’idealizzazione della moglie devota, ma una presenza viva, inserita in una terra che conosce e a cui appartiene. Quando sparisce, resta nei gesti quotidiani che ha lasciato in eredità.
Nella seconda parte, è Claire (Kerry Condon) a illuminare nuovamente la vita di Robert. La sua presenza non è salvifica né romantica, ma umana. È una donna che ha conosciuto il dolore e non ha più bisogno di spiegazioni. La sua forza è nella calma, nell’accettazione, nella capacità di ascoltare senza giudicare.
Spettri, treni e alberi: cosa ci resta del progresso
Il film Netflix Train Dreams è ambientato durante l’espansione industriale degli Stati Uniti, quando l’Ovest veniva “conquistato” al prezzo della distruzione delle sue foreste secolari. Ma Train Dreams non è un’opera nostalgica: è una riflessione. Mentre si tagliano alberi che hanno vissuto per secoli, ci si chiede cosa venga perso, oltre al legname. Cos’è che si spezza nel tessuto invisibile della realtà quando si sradica ciò che ha sempre avuto radici?
In parallelo, il film racconta la disumanizzazione del lavoro. I grandi progetti infrastrutturali passano sopra le vite degli operai che li rendono possibili. Grainier e i suoi compagni sono braccia al servizio di un’idea di progresso che non contempla il loro futuro. Eppure, sono loro, gli anonimi, a costruire i binari su cui viaggerà la storia.
Il tema del progresso si intreccia con quello della memoria. I fantasmi che Robert incontra, veri o immaginari, non sono solo persone perdute, ma anche luoghi, voci, alberi, modi di vivere. Il passato non scompare, si accampa nella coscienza, ritorna nei sogni, fa rumore quando tutto è silenzio.

La malinconia come forma di resistenza
Train Dreams è anche un film sul lutto. Non solo quello privato, ma quello collettivo. Un dolore diffuso, difficile da nominare, che somiglia a quello che molte persone hanno sperimentato negli anni recenti. Bentley ha girato il film all’indomani della pandemia, e questa sensazione di straniamento, di rottura irreversibile, è visibile in ogni fotogramma. Non c’è però rassegnazione, ma una forma di malinconica resistenza. Un’idea semplice e radicale: che vivere, anche senza capire, è comunque un gesto di coraggio.
La grandezza delle vite piccole
Train Dreams non cerca di stupire. Non chiede di essere applaudito. Chiede attenzione. Chiede silenzio. Racconta la vita di un uomo qualunque come se fosse importante perché lo è. È un film che si guarda con lentezza, che si insinua lentamente, che lascia segni.
Bentley e Kwedar hanno costruito un’opera che parla di alberi abbattuti e vite invisibili, ma anche di resistenza, amore, perdono e memoria. Train Dreams ci ricorda che la storia non è fatta solo di chi la scrive, ma anche e soprattutto di chi la attraversa in silenzio. E che ogni sogno, anche quello di un uomo solo in mezzo ai boschi, merita di essere ascoltato.
Filmografia
Train Dreams
Drammatico - USA 2025 - durata 102’
Titolo originale: Train Dreams
Regia: Clint Bentley
Con Joel Edgerton, Clifton Collins jr., Felicity Jones, Alfred Hsing, John Patrick Lowrie, William H. Macy
Al cinema: Uscita in Italia il 05/11/2025


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