Raccontare Il Conte di Monte-Cristo come lo fa il film trasmesso da Canale 5 il 6 novembre significa affrontare un colosso della letteratura. Il romanzo di Alexandre Dumas non è solo una delle opere più lette al mondo, ma un archivio inesauribile di tensione, pathos, ingegno e trasformazioni. Con la trasposizione firmata da Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière, il personaggio mitico di Edmond Dantès torna sullo schermo con il volto e il corpo trasformista di Pierre Niney, pronto a scatenare ancora una volta la vertigine della vendetta.

L’innocente che volle farsi Dio
Edmond Dantès, il protagonista del film di Canale 5 Il Conte di Monte-Cristo, è un giovane marinaio in procinto di sposare Mercédès (Anaïs Demoustier) quando viene arrestato con l’accusa infondata di tradimento. Dietro l’incarcerazione, nel buio del castello d’If, si nasconde un complotto orchestrato da tre uomini: il collega geloso Danglars (Patrick Mille), l’ambizioso magistrato Villefort (Laurent Lafitte) e l’amico traditore Fernand (Bastien Bouillon).
Quattordici anni di prigionia trasformano l’uomo: grazie agli insegnamenti dell’abate Faria (Pierfrancesco Favino), Dantès si forgia una nuova identità. Fuggito dalla prigione, rinasce come il misterioso e potente conte di Monte-Cristo, deciso a far pagare ai suoi carnefici il prezzo della loro colpa.
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L’uomo che si moltiplica
Monte-Cristo non è un uomo: è un’idea incarnata, una maschera che cambia volto a ogni apparizione. Dietro ogni identità, un piano. Dietro ogni piano, una ferita. Il lavoro di Pierre Niney, guidato da un lungo processo di trasformazione fisica e psicologica, restituisce il senso di un personaggio scomposto in mille frammenti, ognuno necessario a comporre l’enigma.
Dantès e Monte-Cristo non coincidono: uno è stato spezzato, l’altro è la somma delle sue rovine. In questo gioco di apparenze, il protagonista sfugge alla logica dell’eroe classico per avvicinarsi a una figura tragica e ossessiva, che sceglie di sostituirsi a Dio nel nome di una giustizia personale e radicale.

Fratelli diventati nemici
La forza narrativa del film di Canale 5 Il Conte di Monte-Cristo risiede anche nella riscrittura delle relazioni tra i personaggi. I tre antagonisti non sono semplici archetipi del male: sono uomini che conoscevano Edmond, amici, complici, fratelli simbolici. Questo rende la vendetta ancora più dolorosa e ambigua.
Fernand, ex aristocratico e compagno d’armi, è diventato marito di Mercèdès. Danglars è passato da marinaio invidioso a banchiere spietato. Villefort ha fatto carriera sacrificando la verità. Le loro traiettorie sono specchi deformanti della società: esercito, finanza, giustizia. Tutte le istituzioni sono corrotte, e Monte-Cristo le colpisce proprio nei punti in cui sono più vulnerabili.
La vendetta come religione
La vendetta di Dantès non è cieca: è rituale. Ogni punizione è costruita per colpire nel cuore stesso della colpa. Il banchiere è rovinato con il denaro, il magistrato con la legge, l’uomo d’onore con l’infamia. Ma a forza di travestirsi da giustiziere, Monte-Cristo finisce per perdere se stesso. Il film di Canale 5 Il Conte di Monte-Cristo scava in questa spirale. Chi si vendica per giustizia può restare umano? O diventa una creatura ìbrida, intrappolata tra dolore e onnipotenza? La trasformazione in figura “divina” è dichiarata: «Adesso, ricompenso e punisco io».

L’amore che ferma la morte
A salvare Monte-Cristo non è la riuscita del piano, ma l’impossibilità di portarlo a termine fino in fondo. Quando l’amore riappare, sotto forma dello sguardo di Mercèdès o del sentimento nato tra i giovani Albert e Haydée, qualcosa si incrina. La giustizia lascia spazio al dubbio, la punizione alla pietà. L’uomo che ha attraversato la notte comincia a intravedere una redenzione possibile. Ma il prezzo è altissimo: rinunciare all’identità forgiata nel dolore.
Il ritorno di un mito contemporaneo
Il film di Canale 5 Il Conte di Monte-Cristo non aggiorna semplicemente il romanzo: lo reinventa per una generazione abituata ai supereroi e ai villain complessi. Monte-Cristo non è un vendicatore puro, ma un uomo pieno di crepe, consumato dal proprio piano. Questo lo rende terribilmente vicino a noi. La sua maschera è anche la nostra. In un mondo dove le istituzioni tradiscono e la giustizia è lenta o assente, il desiderio di rimettere il mondo a posto con le proprie mani diventa comprensibile. Ma il lungometraggio ci avverte: chi si erge a giudice rischia di diventare carnefice.
«Attendere e sperare» non è solo la frase finale del film: è il lascito umano e morale di Edmond Dantès. Il perdono, suggerisce il racconto, non è una fuga dalla giustizia ma il suo compimento più alto. Dopo il fuoco, il silenzio. Dopo la vendetta, la vita. Così finisce l’odissea di un uomo che ha attraversato l’inferno e, pur senza più patria né nome, sceglie di restare uomo.
Filmografia
Il Conte di Monte-Cristo
Drammatico - Francia/Belgio 2024 - durata 178’
Titolo originale: Le Comte de Monte-Cristo
Regia: Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte
Con Pierre Niney, Bastien Bouillon, Anaïs Demoustier, Anamaria Vartolomei, Pierfrancesco Favino
in TV: 06/11/2025 - Canale 5 - Ore 21.20


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