Il club dell’amore, il film targato Hallmark proposto da Tv8 il 29 ottobre, è una favola moderna ambientata tra scaffali polverosi, passioni letterarie e un romanticismo che, pur prevedibile, sa giocarsi bene le sue carte. Più che una semplice storia d’amore, è un racconto su ciò che succede quando si tenta di scrivere (e riscrivere) la propria identità, dentro e fuori dalla pagina.

Tra bugie a fin di bene e verità impacchettate
Nel film di Tv8 Il club dell’amore, Meg (Erin Krakow) è la proprietaria di una libreria indipendente a Nantucket, l’isola che sembra uscita da una cartolina, ma con le preoccupazioni di chi deve far quadrare i conti. Per ravvivare l’interesse attorno al suo negozio, crea un format originale: un blind date with a book, ovvero un club del libro in cui i partecipanti acquistano romanzi incartati senza conoscerne il titolo. La lettura diventa così un incontro al buio con la letteratura e, inevitabilmente, anche con se stessi.
Graham Sterling (Robert Buckey), giovane autore affermato nel genere young adult, ascolta per caso un’intervista radiofonica di Meg. Bloccato da un editore che non vuole pubblicare il suo nuovo romanzo storico-romantico (non abbastanza commerciale), Graham decide di auto-pubblicarlo sotto pseudonimo e, con lo stesso alias – Dylan Turner – si presenta a Meg sperando che il suo libro venga selezionato dal club.
Meg accetta la proposta, ignara della vera identità dell’uomo, e non risparmia critiche al manoscritto. L’onestà la premia: Graham, spogliatosi della sua facciata, accetta il giudizio e la invita a usare il club come gruppo di lettura-test. Tuttavia, la verità viene a galla durante una serata pubblica: un’intervistatrice scopre chi è davvero Dylan, insinua che Meg abbia favorito il romanzo per motivi sentimentali, e il fragile equilibrio crolla.
La protagonista, messa sotto accusa, annuncia di voler vendere la libreria. Ma, come nelle migliori trame romantiche, i due non possono fare a meno l’uno dell’altra. Alla fine, Meg resta, Graham ritorna, e ognuno ritrova la strada di casa e quella verso se stesso.
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Scrivere per vivere, vivere per scrivere
Meg e Graham sono più di due archetipi Hallmark: rappresentano due approcci opposti alla realizzazione personale. Meg ha abbandonato una carriera redditizia per tenere viva la memoria della madre, rifugiandosi tra pagine e clienti affezionati. Ma la sua decisione vacilla, sotto il peso economico e morale della responsabilità. Graham, invece, incarna l’artista intrappolato nel successo: amato da un pubblico che non corrisponde più alle sue aspirazioni.
Quando Graham accetta di ricevere critiche vere – da lettori comuni e non dal mercato – compie il gesto più autentico di tutta la sua carriera. Meg, nel frattempo, si confronta con la domanda che ogni custode di passioni prima o poi si pone: posso ancora amare ciò che ho scelto, se mantenerlo significa rinunciare ad altro?
Il loro incontro non serve solo a farli innamorare, ma a ricordare a entrambi chi sono. E cosa vogliono diventare.

Sotto la carta, la sostanza
Uno dei meriti del film di Tv8 Il club dell’amore è come riesce a tematizzare il rapporto tra autenticità e riconoscimento. I libri incartati simboleggiano questo: togliere il marchio, il genere, il nome sulla copertina e lasciare parlare la storia. Graham prova a fare lo stesso con se stesso: cerca di essere letto, prima ancora che riconosciuto. Ma il sistema editoriale, come quello sentimentale, è affollato di aspettative.
Anche Meg si nasconde dietro un ruolo, quello della libraia romantica e altruista, che però rischia di diventare una gabbia. Il conflitto esplode quando entrambi devono difendere le loro scelte davanti a chi li guarda con sospetto. La lezione è chiara: vivere e scrivere richiedono coraggio – e spesso passano dalla stessa pagina bianca.
Una storia che si legge con il cuore, ma si scrive con la testa
Il film di Tv8 Il club dell’amore funziona non tanto per l’intreccio – ampiamente prevedibile – ma per come riesce a rendere vivi i suoi temi. L’amore non è solo tra due persone, ma verso le proprie passioni, verso il rischio di cambiare rotta, verso la possibilità di cadere e ricominciare. I momenti più forti non sono quelli romantici in senso stretto, ma quelli in cui i personaggi si mettono in discussione, accettano critiche, affrontano conseguenze. E lo fanno con umanità, non con frasi fatte.
Il tv movie aderisce ai cliché del genere Hallmark, ma li utilizza come specchio per riflettere su se stesso. La vicenda di Graham è una metafora sottile ma efficace sul conflitto tra arte e mercato, su quanto sia facile smarrirsi quando si scrive (o vive) solo per piacere agli altri. E Meg dimostra che il coraggio non sta nel mollare tutto, ma nello scegliere – ogni giorno – di restare, anche quando è più difficile.
Tra le righe di una buona storia
Il club dell’amore non si distingue per colpi di scena o per una scrittura particolarmente sofisticata. Ma è proprio nella sua semplicità che trova forza. È una storia su come ci si innamora non solo di qualcuno, ma di ciò che si è. Su come una critica sincera possa valere più di mille lodi, e su come la passione, quando è autentica, sappia resistere alle pressioni del mondo.
Dietro la carta da pacco e i libri misteriosi, c’è una verità che vale la pena leggere: a volte, per ritrovarsi, basta accettare di non sapere dove si sta andando. Ma aprire comunque il libro.
Filmografia
Il club dell'amore
Sentimentale - Canada, USA 2024 - durata 84’
Titolo originale: Blind Date Book Club
Regia: Peter Benson
Con Erin Krakow, Robert Buckley, Faith Wright, Glynis Davies, Johannah Newmarch, Daniel Bacon
in TV: 29/10/2025 - TV8 - Ore 15.30


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