Host è il nuovo film originale Prime Video che, disponibile dal 23 ottobre, affonda le radici nel folklore thailandese per raccontare una storia di controllo, isolamento e ambiguità. Diretto da Pokpong-Pairach Khumwan, il film rappresenta la prima trasposizione cinematografica della figura del Mae Sue (spirito protettore dei neonati nella tradizione locale) e lo fa attraverso il linguaggio del soprannaturale, ambientando l’intera vicenda in un collegio femminile su un’isola remota. Qui, l’ordine è legge, l’obbedienza è l’unica regola e ogni devianza ha un prezzo. Ma il vero orrore, come sempre, non arriva solo dall’esterno.


Nel panorama globale dell’horror, il cinema thailandese ha sempre avuto un’identità precisa: folklore profondo, atmosfere cariche di tensione, e una capacità rara di intrecciare il soprannaturale con il quotidiano. Host si inserisce in questa tradizione con una novità significativa lasciando spazio all’ambiguità, alla paura, e alla domanda che guida tutta la narrazione: chi è davvero il pericolo?

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Host (2025) scena

L’isola dell’obbedienza

Il film Prime Video Host segue Ing (interpretata da Baipor-Thitiya Jirapornsilp), una ragazza mandata in una scuola di rieducazione femminile situata su un’isola remota. Un luogo isolato dal mondo, dove il tempo sembra essersi fermato e le regole sono ridotte all’essenziale: obbedienza assoluta alla direttrice.


In questa realtà autoritaria, ogni gerarchia è netta, immutabile, e la disciplina viene imposta con una calma inquietante. Al vertice, Aim (Perth-Veerinsara Tungkitsuvanich), la studentessa favorita dalla direttrice, che incarna l’ordine e il controllo. In fondo alla piramide sociale, appena arrivata, c’è Ing. Il suo percorso inizia come una semplice storia di adattamento forzato, ma degenera presto in qualcosa di molto più oscuro.


Man mano che gli eventi si susseguono, strane presenze e fatti inspiegabili iniziano a manifestarsi. Qualcosa, o qualcuno, sta minando la fragile stabilità del collegio. Ing non sa più se fidarsi della propria percezione, delle altre studentesse, o di se stessa. E, mentre la tensione cresce, la linea tra vittima e carnefice si fa sempre più sottile.

Ing e la paura di sé

Nel film Prime Video Host, Ing è più di una protagonista: è uno specchio rotto in cui il pubblico è costretto a guardare. La sua fragilità iniziale si scontra con un ambiente ostile, dove ogni forma di solidarietà è soffocata da una cultura della delazione e del potere. Ma ciò che rende il suo personaggio così centrale è l’ambiguità. Ing sembra attirare il male, ma non è chiaro se lo generi, lo subisca, o ne sia solo il catalizzatore. Il lungometraggio gioca con questa incertezza fino all’ultimo, facendo emergere un ritratto inquietante della paura interna, quella che nasce da noi stessi e ci rende estranei alla nostra identità.


Aim, al contrario, rappresenta la disciplina portata all’estremo, la complicità con il potere. Apparentemente integra, nasconde la violenza della conformità. Il suo rapporto con Ing non è solo conflitto: è una dinamica psicologica carica di tensione, attrazione, sospetto. I personaggi secondari, come le altre ragazze del collegio o la direttrice stessa, sono funzionali a costruire un microcosmo chiuso e claustrofobico, dove ogni ruolo è definito, ogni ribellione è punita, e ogni dubbio è un crimine.

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Host (2025) scena

Il soprannaturale come strumento di controllo

L’aspetto più interessante del film Prime Video Host non è tanto la presenza del paranormale, quanto il suo utilizzo narrativo. Il “Mae Sue” non appare come un semplice mostro da temere, ma come una manifestazione ambigua della pressione sociale e del trauma. La leggenda si fonde con la psicologia, e il terrore non deriva solo dall’invisibile, ma dal controllo esercitato sul corpo e sulla mente delle protagoniste. La scuola diventa un laboratorio di repressione, dove le identità vengono annullate e il soprannaturale assume il ruolo di giudice, forse punitivo, forse liberatorio.


Il film tocca anche il tema della maternità mancata o distorta, filtrata attraverso la figura dello spirito protettore. In un ambiente privo di adulti amorevoli, il Mae Sue si trasforma in un’ombra che protegge o punisce a seconda della deviazione dalla norma. La domanda centrale resta: chi è il vero ospite (host)? Lo spirito, o Ing?

Un’eco globale di un mito locale

Prodotto da Transformation Films per Amazon MGM Studios, il film Prime Video Host è una prova di come il folklore locale possa diventare racconto universale, soprattutto se inserito in una struttura narrativa riconoscibile ma ricca di tensione e ambiguità. La regia di Pokpong-Pairach Khumwan (già noto per Girl from Nowhere e Siam Square) conferma la sua capacità di raccontare storie disturbanti in contesti apparentemente ordinari. Il cast, guidato da Baipor e Perth, sostiene con forza la complessità emotiva della storia, mantenendo sempre l’equilibrio tra credibilità e mistero.

Un racconto sul diverso

Host non è solo un film horror. È un racconto sulla paura del diverso, sull’oppressione delle istituzioni, e su ciò che accade quando si cerca di cancellare l’individualità per imporre l’ordine. In un’epoca in cui il controllo si maschera da protezione e l’obbedienza viene spacciata per virtù, Host ci costringe a chiederci quanto del male che viviamo sia davvero esterno. E, soprattutto, cosa succede quando il riflesso nello specchio non ci riconosce più.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Host

Host

Horror - Thailandia 2025 - durata 125’

Titolo originale: Host

Regia: Pokpong Pairach Khumwan

Con Narinthorn Na Bangchang, Jump Pisitpon Ekpongpisit, Baipor Thitiya Jirapornsilp, Perth Tanapon Sukumpantanasan