Per l’onore, il film di Philippe Guillard su Tv2000 la sera del 17 ottobre, non è solo una storia di sport. È un racconto che parte da due villaggi in guerra di campanile, passa per una mischia in campo e finisce per interrogare cosa significhi davvero vivere insieme.
In un’epoca in cui la parola “integrazione” viene spesso trattata come un tema da talk show, il film sceglie una strada più umana: la quotidianità, il gioco, l’accoglienza imperfetta. Guillard (ex rugbista, oggi regista con il pallone sotto braccio anche sul set) costruisce una narrazione dove il contatto fisico del rugby diventa metafora del contatto umano. Senza retorica e senza moralismi.
Due villaggi, una sola mischia
Il cuore geografico della vicenda del film di Tv2000 Per l’onore sono Trocpont-sur-Vézère e Tourtour-les-Bains, due comuni immaginari del Sud della Francia separati da un odio atavico e uniti solo da un derby rugbistico carico di tensione. Quando un gruppo di richiedenti asilo arriva in zona, le dinamiche sociali iniziano a cambiare. L’incontro tra la comunità locale e i nuovi arrivati avviene nel posto più improbabile e insieme più giusto: il campo da rugby.
Qui non si parla la stessa lingua, ma si gioca con le stesse regole. Ed è proprio da questa grammatica comune che nasce la trama: inizialmente diffidente, il paese comincia a trasformarsi grazie alla presenza dei migranti nella squadra locale. Non è un’integrazione ideale o rapida. È conflittuale, lenta, a tratti comica. Ma è reale.
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Uomini, non eroi
I personaggi principali del film di Tv2000 Per l’onore sono scolpiti nella terra, più che scritti sulla carta. Marco Bianchoni (Olivier Marchal), ex rugbista oggi allenatore e oste del bar del paese, è una figura ruvida ma sincera. Un uomo ancorato al passato, che si ritrova ad allenare una squadra improvvisamente multietnica. La sua compagna Anabella (Olivia Bonamy) rappresenta il contrappeso emotivo e razionale: una donna decisa, empatica, capace di sfidare anche i pregiudizi di chi ama.
Il gruppo dei migranti è variegato e concreto: Jawad, Salifou, De Gaulle, Tiémeko. Ognuno ha una storia di fuga, una lingua diversa, un corpo che porta cicatrici. Non sono mai trattati come simboli ma come persone. Le loro battute, le loro esitazioni, le dinamiche tra loro e con gli altri abitanti del villaggio fanno emergere la complessità senza cadere nel pietismo.
Infine, c’è Dédé (Mathieu Madénian), figura laterale ma decisiva, caricatura vivente che sfiora la comicità ma non perde mai di vista l’umanità. La sua presenza sdrammatizza senza mai svuotare.
Il campo da rugby come luogo di verità
Il rugby non è un contorno estetico. È il motore narrativo del film di Tv2000 Per l’onore. Guillard, che conosce il gioco fino in fondo, costruisce l’intero film sulla fisicità del campo, sullo scontro, sulla solidarietà obbligata tra compagni. La squadra è il laboratorio dove si testano, si rompono e si ricostruiscono relazioni.
Nel rugby, chiunque può avere un ruolo: piccoli, grossi, rapidi, lenti. È uno sport che non esclude. È per questo che diventa credibile come strumento di inclusione. Non si tratta di “salvare” i migranti, ma di trovare un terreno dove valga solo quello che sai dare al gruppo. Dove non contano i documenti ma la capacità di passare la palla al momento giusto.
Il pregiudizio si batte con l’allenamento
Il tema dell’integrazione è trattato senza retorica e senza scenari idealizzati. Non tutti nel villaggio accolgono i nuovi arrivati a braccia aperte. Le paure, le diffidenze, le ostilità sono presenti. Ma non sono trattate come mostri da sconfiggere con una lezione di morale. Vengono assorbite, affrontate, e spesso ridimensionate dall’esperienza concreta di vivere e giocare insieme. Il film di Tv2000 Per l’onore mostra che la solidarietà non nasce dai discorsi, ma dalla pratica: allenamenti, sconfitte, cene condivise, feste di paese.
Una storia vera, ma senza proclami
Ispirato a un fatto realmente accaduto in Italia (un gruppo di migranti accolti a fatica in un paese poi integrati grazie al calcio), il film di Tv2000 Per l’onore ne trasla l’essenza nel contesto francese e rugbistico. Ma non pretende mai di offrire una lezione. Guillard non fa un’opera politica, né un trattato sociologico. Racconta quello che conosce, con sincerità e una certa dose di malinconia allegra. La credibilità è anche frutto di un lavoro accurato sulla composizione del cast, dove attori professionisti e sportivi si mescolano, e dove le origini linguistiche e culturali sono rispettate e rese visibili.
Una squadra che funziona anche fuori campo
Molto si è detto del clima sul set, quasi da colonia estiva. Ma questo affiatamento non è solo aneddoto: si sente nel film. La coesione tra gli attori, l’intesa nei dialoghi, la fluidità delle interazioni suggeriscono una verità rara: Per l’onore è un film che vive della stessa energia collettiva che racconta. Non ci sono primedonne, né momenti “di prestazione” forzata. Tutto gira intorno all’equilibrio tra le parti. Come in uno spogliatoio, prima di entrare in campo.
Per l’onore non cambia il mondo. Ma mostra cosa può accadere quando si smette di temere il diverso e si comincia a condividere uno scopo comune, fosse anche solo segnare una meta. È una storia in cui nessuno fa la morale a nessuno. Dove il cambiamento avviene a piccoli gesti, e dove l’eroismo è sostituito dall’ostinazione quotidiana. È, in fondo, un film che ricorda che convivere non è un’utopia, ma un allenamento. E che, ogni tanto, l’unico modo per capirsi è passarsi la palla.
Filmografia
Per l'onore
Commedia - Francia 2023 - durata 97’
Titolo originale: Pour l'honneur
Regia: Philippe Guillard
Con Olivier Marchal, Olivia Bonamy, Mathieu Madenian, Solène Hebert, Camille Aguilar, Tom Villa
in TV: 17/10/2025 - Tv 2000 - Ore 21.10
in streaming: su Amazon Video Apple TV
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