C’è un cinema che sceglie di tornare là dove brucia ancora la storia, anche se il fuoco sembra sopito: il film Fantasma in guerra, firmato da Agustín Díaz Yanes, su Netflix dal 17 ottobre affronta uno dei capitoli più dolorosi e controversi della Spagna contemporanea: la lotta al terrorismo dell’ETA. E lo fa con una lente narrativa tesa, inquieta, fondata sull’infiltrazione, l’ambiguità e l’identità smarrita.


Ispirato alla reale Operazione Santuario, il più ampio sforzo sotto copertura condotto contro la banda armata, il film percorre dodici anni di doppiezza, paura e violenza, intrecciando finzione e materiale d’archivio con una scelta precisa: restare nei margini della guerra, seguendo la traiettoria silenziosa di chi ha combattuto senza mai uscire dalla clandestinità.

Susana Abaitua
Fantasma in guerra (2025) Susana Abaitua

La trappola della doppia vita

Il cuore narrativo del film Netflix Fantasma in guerra è Amaia, giovane agente della Guardia Civil interpretata da Susana Abaitua, reclutata all’inizio degli anni Novanta per infiltrarsi nei circuiti della sinistra abertzale e, infine, nel cuore della struttura logistica dell’ETA. La sua missione è chiara: individuare i zulos, i nascondigli delle armi nel sud della Francia. Ma la posta in gioco è molto più alta: dovrà svanire, reinventarsi, cancellare se stessa.


La trama segue Amaia in un percorso di progressiva cancellazione identitaria. Le prime fasi dell’infiltrazione, segnate da esitazioni e tensioni, si dilatano fino a diventare abitudine, obbligo, gabbia. C’è un abbandono affettivo, sociale, linguistico. L’unica costante è il rischio, che si manifesta tanto nei silenzi quanto negli sguardi sfuggenti, nei contatti sospettosi, nelle scene minime che si caricano di un senso di minaccia costante.


Il film si muove tra la finzione e i materiali di repertorio (notiziari, manifestazioni, comunicati) cuciti dentro la trama con una logica di contaminazione, non di didascalia. Il risultato è una narrazione in tensione tra il thriller e la memoria storica, capace di evocare più che mostrare, evitando di spettacolarizzare la violenza.

Vite in incognito

Amaia non è sola, ma è sempre in solitudine. Attorno a lei si muove un cast di figure che rafforzano il senso di ambiguità etica e morale che permea il film Netflix Fantasma in guerra. Andrés Gertrúdix dà corpo al superiore che la guida e sorveglia, un personaggio algido, segnato da un passato opaco e da decisioni discutibili. La sua presenza è costante ma mai calda: non è un mentore, è un operatore.


Begoña, interpretata da Iraia Elias, è la chiave di accesso al mondo interno della rete etarra. Insegnante, idealista, profondamente immersa nella causa, diventa (forse senza saperlo) il punto più fragile e pericoloso della missione di Amaia. Tra le due donne si costruisce una relazione tesa, ambivalente, affettiva e strategica. Un legame che conferisce alla narrazione il suo momento più umano e ambiguo.


Altro elemento rilevante è rappresentato da Raúl Arévalo, nel ruolo di un membro del commando pieno di sospetti. Il suo personaggio serve da contrappeso narrativo: incarna la minaccia interna, la paranoia, la possibilità che tutto venga smascherato da un momento all’altro.


Díaz Yanes sceglie di non approfondire psicologicamente i personaggi secondari: appaiono monolitici, quasi archetipici. Ma questo non è necessariamente un limite. È un modo per far emergere Amaia come unica figura in movimento, la sola che si modifica, si frantuma, resiste e infine crolla.

scena
Fantasma in guerra (2025) scena

Identità, memoria, sacrificio

Il film Netflix Fantasma in guerra è prima di tutto una riflessione sull’identità sacrificata. Amaia vive una lunga metamorfosi, non tanto verso un’altra persona, ma verso il vuoto. Non diventa qualcuno, diventa nessuno. Il suo volto mezzo in ombra, l’antifaz di luce e buio che spesso lo copre, è una scelta visiva ricorrente e funzionale. Il titolo stesso del film rimanda a questa condizione: combattere senza esserci, essere agente ma anche spettro.


Il secondo grande tema è la memoria. Díaz Yanes non vuole costruire un film-memoriale, ma nemmeno un’opera di finzione pura. Si muove su una linea sottile, mescolando con accortezza le sequenze narrative con l’archivio storico. La scena del montaggio parallelo tra il voto del commando per decidere la morte di Miguel Ángel Blanco e la manifestazione popolare con le mani alzate è tra le più potenti: un momento in cui la storia smette di essere racconto e diventa immagine scolpita nella coscienza collettiva.


C’è poi un filo che lega musica e poesia come tentativi di sopravvivere nel buio: le canzoni italiane come codici cifrati, le poesie di Yeats come memoria di un’altra Amaia, quella che avrebbe potuto essere. Questi elementi servono da contrappunto, ma anche da monito: nessuna operazione, per quanto giusta, si compie senza perdita.

L’ambizione e il rischio

Il film Netflix Fantasma in guerra non è di certo privo di difetti o ingenuità. Alcune scelte narrative risultano meccaniche, certi dialoghi troppo esplicativi, e il tentativo di abbracciare un arco temporale così vasto rischia di disperdere la tensione. La direzione di Díaz Yanes, pur solida, si scontra a tratti con un’estetica visiva troppo uniforme, figlia dell’impronta Netflix, che appiattisce le differenze formali. La seconda metà del film, tutta in esterni, perde parte dell’atmosfera claustrofobica costruita inizialmente.


Ma ciò che il film fa è ricordare. Non spiega, non giustifica, ma mette in scena il prezzo umano della lotta armata e dell’antiterrorismo. E lo fa evitando semplificazioni, affidandosi al corpo silenzioso di una protagonista che non urla mai, ma porta dentro tutto il peso di ciò che ha fatto, e di ciò che ha visto.

Una guerra di ombre

Fantasma in guerra è, in fondo, una storia di sparizione. Non solo nel senso più concreto, quello delle persone eliminate o scomparse durante la stagione del terrorismo, ma anche nel senso esistenziale: cosa resta di chi ha vissuto per anni senza poter esistere davvero? La risposta non è netta, né consolatoria.


Díaz Yanes firma un film che guarda negli occhi una stagione scomoda della storia spagnola, senza indulgenza e senza spettacolo. Il suo merito maggiore è quello di aver tentato, tra fragilità e intuizioni forti, di costruire un’opera che parli di verità senza mai pretenderla. Perché, in fin dei conti, anche il cinema, come i fantasmi, può abitare le battaglie senza mostrarsi del tutto.

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Redazione

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Filmografia

locandina Fantasma in guerra

Fantasma in guerra

Storico - Spagna 2025 - durata 105’

Titolo originale: Un fantasma en la batalla

Regia: Agustín Díaz Yanes

Con Ariadna Gil, Susana Abaitua, Raúl Arévalo, Antón Soto, Edu Rejón, Andrés Gertrúdix