Con 27 notti, il film disponibile su Netflix dal 17 ottobre, Daniel Hendler ha inaugurato la 73ª edizione del Festival di San Sebastián firmando un’opera che affonda le radici nel realismo rioplatense per poi spingersi oltre, verso zone più complesse, dove si intrecciano il diritto alla libertà individuale, il potere delle istituzioni e i confini sempre più sfumati tra sanità mentale e eccentricità.


Liberamente ispirato a un caso reale e tratto dal romanzo omonimo di Natalia Zito, il film racconta la storia di Martha Hoffman, artista ottantatreenne e mecenate, che viene internata forzatamente in una clinica psichiatrica dalle figlie. L’obiettivo? Stabilire se è davvero affetta da demenza o semplicemente una donna anziana che ha deciso di vivere a modo suo. Il risultato è una commedia drammatica lucida, sottile, che sa fare male con il sorriso.

Marilu Marini, Daniel Hendler
27 Notti (2025) Marilu Marini, Daniel Hendler

Una donna, due figlie e ventisette notti

La trama del film Netflix 27 notti si muove attorno a un conflitto profondo quanto quotidiano: chi ha il diritto di decidere per un altro essere umano? Martha Hoffman, interpretata con magnetismo e misura da Marilú Marini, è una donna sola ma pienamente padrona della propria esistenza. Ha soldi, idee precise, gusti eccentrici e una vitalità che le sue figlie scambiano (o fingono di scambiare) per follia. Quando decide di donare parte della sua fortuna a un gruppo di giovani artisti e finanziare un centro culturale alternativo, Miriam e Olga, temendo per l’eredità e forse anche per l’immagine della famiglia, ricorrono al sistema giudiziario per farla dichiarare incapace.


In quel momento si attiva un meccanismo che coinvolge la medicina, il diritto, la burocrazia e una certa visione paternalistica della vecchiaia. Martha viene rinchiusa per ventisette notti in una clinica psichiatrica. Ne esce solo per essere valutata da Leandro Casares (Daniel Hendler), un perito grigio e impacciato che vive con il padre e nasconde la propria fragilità dietro una rigida professionalità. Le visite a casa di Martha diventano il cuore del film: due mondi opposti che si osservano, si sfidano e, lentamente, si influenzano.

Due personaggi alla deriva

Martha e Leandro sono il centro emotivo del film Netflix 27 notti, due poli che si attraggono e si respingono. Lei è spavalda, colta, piena di desideri; lui è metodico, spento, costantemente in difesa. Hendler, che firma anche la regia, costruisce con attenzione il loro rapporto, evitando derive romantiche o semplificazioni psicologiche. Non si tratta solo di un incontro fra opposti, ma della collisione tra due diverse idee di libertà e normalità.


Marilú Marini domina la scena senza mai strafare: è ironica, vulnerabile, lucida e instabile, tutto insieme. Hendler, invece, offre un’altra delle sue interpretazioni trattenute, tra goffaggine e empatia. Il resto del cast – Carla Peterson e Paula Grinszpan nei panni delle figlie, Julieta Zylberberg come impiegata del tribunale, e Humberto Tortonese nei panni di un artista eccessivo e grottesco – completa un quadro in cui nessuno è completamente giusto o sbagliato. Tutti agiscono per motivi che mescolano affetto, paura e interesse.

Daniel Hendler, Marilu Marini
27 Notti (2025) Daniel Hendler, Marilu Marini

Il sistema come macchina d’assedio

Più che denunciare, il film Netflix 27 notti osserva. E nella sua osservazione emerge il paradosso: una società che predica autonomia e autodeterminazione è la stessa che, di fronte a comportamenti fuori norma, reagisce con l’esclusione, il controllo e, quando può, la medicalizzazione. Il film mette in scena con amara leggerezza il cortocircuito tra libertà individuale e sicurezza collettiva: cosa significa “non essere in grado di intendere e volere”? Chi stabilisce il limite tra personalità eccentrica e patologia psichiatrica?


Nel ritratto del sistema legale e sanitario argentino, Hendler inserisce momenti di farsa e ironia che smascherano il cinismo sotto la patina della burocrazia. La figura del medico che firma diagnosi superficiali, il giudice che vuole “chiudere in fretta” il caso, gli avvocati più interessati al patrimonio che alla salute della donna: il film non cerca cattivi, ma ne mostra le derive. Non accusa, ma insinua dubbi.

Vecchiaia, arte e disobbedienza

Il film Netflix 27 notti parla della vecchiaia, ma non nel modo consueto. Non c’è pietismo né retorica della saggezza. Martha non è una nonna dolce né una vittima totale. È una donna che ha deciso di vivere senza dover chiedere permesso. Hendler evita l’approccio “geriatricamente corretto” e preferisce interrogarsi sul ruolo sociale degli anziani, sulla loro invisibilità e su come la società liquida la vitalità residua come sintomo di instabilità.


Il lungometraggio mette anche sotto la lente la questione della creazione artistica. Martha finanzia artisti di dubbio talento, ma lo fa con una convinzione autentica. È lucida nel suo sostegno a un’arte marginale, forse perché rivede in essa una forma di resistenza alla norma, al decoroso invecchiare. Hendler non giudica, lascia aperto il senso: Martha è una visionaria? O sta semplicemente sprecando i suoi soldi? Forse le due cose non si escludono.

Marilu Marini
27 Notti (2025) Marilu Marini

Una forma che segue il contenuto

Esteticamente, il film Netflix 27 notti abbandona la ruvidità artigianale dei primi lavori di Hendler e si affida a un linguaggio visivo più curato ma ancora sobrio. La fotografia di Julián Apezteguia alterna luci fredde e flash mnemonici, mentre il montaggio gioca con la ripetizione e la sospensione del tempo.


Il tono resta ibrido: a metà tra il grottesco e il realistico, tra il dialogo teatrale e la deriva quasi onirica. L’impianto narrativo si apre anche a sottotrame minori (la relazione potenziale tra Casares e la collega, le derive psichedeliche del centro culturale) che arricchiscono l’insieme ma senza mai distogliere lo sguardo dal nucleo centrale.

Una domanda che resta sospesa

Chi decide come si deve vivere? Chi stabilisce quando una persona è ancora padrona di sé e quando diventa solo un problema da gestire? Il film Netflix 27 notti non risponde, ma lascia che il dubbio si depositi, lentamente, nello spettatore. È un film che riesce a trasformare un caso giudiziario in una riflessione più ampia sulla libertà, la vecchiaia, l’identità. E lo fa con una leggerezza solo apparente, sorretta da un’ironia che non consola ma disarma.


In un’epoca in cui il cinema latino-americano è spesso diviso tra il populismo narrativo e l’estremismo sperimentale, Hendler trova una terza via: un racconto personale, sociale, politico, ma sempre umano. 27 notti è un’opera che non urla, ma resta. Non cerca di impressionare, ma di far pensare.


Con 27 notti, Daniel Hendler firma il suo film più maturo, in cui convergono anni di esperienza come attore e regista, e una precisa visione del mondo. È un’opera che mette a fuoco con intelligenza i meccanismi di controllo mascherati da preoccupazione, i silenzi ipocriti delle famiglie, e le crepe di un sistema pronto a rinchiudere ciò che non capisce.


Ma è anche un film che celebra l’autonomia, l’arte come gesto politico, e il diritto di essere diversi, anche a ottant’anni. Hendler non si limita a raccontare una storia vera: la mette in discussione, la reinventa, la rilancia. E, nel farlo, rilancia anche il cinema rioplatense.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina 27 Notti

27 Notti

Commedia - Argentina 2025 - durata 107’

Titolo originale: 27 noches

Regia: Daniel Hendler

Con Marilu Marini, Daniel Hendler, Humberto Tortonese, Julieta Zylberberg, Paula Grinszpan, Carla Peterson