Con il film Vicious – I tre doni del male, su Paramount+ dal 10 ottobre, Bryan Bertino torna a esplorare le stanze più oscure dell’horror contemporaneo. Dopo aver lasciato un segno con The Strangers e con il cupo The Dark and the Wicked, il regista statunitense ripropone una dimensione claustrofobica, fatta di case isolate, regole incomprensibili e un orrore che si insinua nella vita quotidiana.


Presentato in anteprima mondiale al Fantastic Fest, il film si inserisce nella tradizione dei “giochi mortali” ma con un approccio intimo, in cui la tensione non nasce soltanto dal pericolo esterno, ma soprattutto dai demoni personali della protagonista.

Dakota Fanning
Vicious - I tre doni del Male (2025) Dakota Fanning

Tre doni, una condanna

La storia del film Vicious – I tre doni del male ruota attorno a Polly (Dakota Fanning), giovane donna tatuata e irrequieta, già segnata da conflitti familiari e da un vissuto che pesa come una condanna. Una notte d’inverno, la sua solitudine viene interrotta da una visita imprevista: un’anziana misteriosa (Kathryn Hunter) si presenta alla sua porta con una mano fasciata e una scatola di legno dall’aspetto anonimo. Il contenuto, però, porta con sé un patto letale.


La scatola impone una sfida precisa: prima che la sabbia in un’ora di vetro termini, Polly deve offrirle qualcosa che odia, qualcosa di cui ha bisogno e qualcosa che ama. Se fallirà, la conseguenza sarà la morte. Da quel momento la realtà inizia a sgretolarsi: voci dal passato, presenze inquietanti e apparizioni familiari si intrecciano in un incubo che non rispetta più logica né confini temporali. Il tempo scorre, e la scatola diventa il cuore di un rituale perverso che scava nella psiche di Polly più che nel suo corpo.

Polly e le ombre della famiglia

Il personaggio di Polly è il centro assoluto del film Vicious – I tre doni del male. Interpretata da Dakota Fanning, è una figura sospesa tra fragilità e resistenza. I rapporti con i familiari, soprattutto con la madre manipolatrice e il padre defunto che riappare sotto forma di voce spettrale, non sono semplici ricordi ma intrusioni che alimentano la maledizione della scatola. La sua unica luce è la nipote, presenza che contrasta la solitudine e la disperazione, ma che diventa anch’essa vulnerabile alle regole del gioco.


Attorno a lei, i personaggi secondari non sono tanto figure autonome quanto proiezioni di conflitti irrisolti. L’anziana che porta la scatola non ha bisogno di spiegazioni: è l’innesco, il tramite di un male che assume la forma più crudele possibile, quella del passato che non si lascia seppellire.

Kathryn Hunter
Vicious - I tre doni del Male (2025) Kathryn Hunter

La scatola come specchio interiore

Il vero motore del film Vicious – I tre doni del male non è la violenza esplicita ma il significato simbolico dei tre doni. L’oggetto maledetto obbliga Polly a confrontarsi con ciò che non riesce a dire, con ciò che reprime e con ciò che desidera.


L’illusione di poter barare (come nel tentativo di sacrificare le sigarette come “cosa odiata”) fallisce, perché la scatola distingue tra menzogna e verità. È in questa dinamica che il film trova la sua forza: non tanto nella trama lineare, quanto nella possibilità di leggere il maleficio come una metafora della lotta contro depressione, dipendenze e senso di colpa.


L’incubo diventa, quindi, una forma estrema di terapia forzata, una resa dei conti in cui l’orrore non è altro che l’esposizione brutale delle ferite psicologiche.


Se la regia di Bertino è abile a trasformare una casa in un labirinto di paure, è il lavoro sul suono a segnare il passo. Lo spettatore viene investito da rumori che sfondano i limiti della percezione: telefoni che squillano, filastrocche infantili, urla, porte che sbattono. Ogni dettaglio acustico amplifica la confusione e annulla il confine tra ciò che Polly vive e ciò che immagina.

Colpa e sopravvivenza

Al centro del film Vicious – I tre doni del male c’è il conflitto tra ciò che si vuole lasciare andare e ciò che non si può perdere. Il lungometraggio si interroga sul peso del passato, sul senso di colpa e sulla difficoltà di accettare i propri bisogni autentici. La scatola diventa così una crudele allegoria dell’identità: per salvarsi, Polly deve riconoscere non solo ciò che ama o odia, ma la verità di queste emozioni, senza compromessi.


In tal senso, l’opera si inserisce nel filone dell’horror psicologico contemporaneo che, più che mostrare mostri esterni, mette in scena la vulnerabilità dell’essere umano.

Il dono avvelenato di Bertino

Il film Vicious – I tre doni del male conferma Bryan Bertino come autore capace di trasformare l’ordinario in incubo e di costruire tensione attraverso dettagli apparentemente minimi. Allo stesso tempo, evidenzia i limiti di una narrazione che a volte si smarrisce tra simboli non del tutto chiariti e un finale che lascia più interrogativi che risposte.


Resta però l’impatto di un’esperienza immersiva, in cui la paura non nasce soltanto dalla violenza visiva, ma dal suono che circonda, dalla memoria che perseguita e da un oggetto che, più che essere maledetto, funziona come specchio crudele dell’animo umano.

Autore

Redazione

Questo è il luogo in cui si cucinano i servizi principali del sito filmtv.it come le nuove schede di film e serie tv che entrano nel database, i testi e i dati con cui si presentano i nuovi film della settimana, i risultati del box office del lunedì, i calendari del prossimamente e, naturalmente, gli articoli con cui presentiamo film e serie nelle nuove categorie "Film anteprima", "Pop Film" e "Tv Show". Redazione è, in sostanza, il centro operativo di filmtv.it e il punto di raccordo con il settimanale Film Tv.

Filmografia

locandina Vicious - I tre doni del Male

Vicious - I tre doni del Male

Horror - USA 2025 - durata 103’

Titolo originale: Vicious

Regia: Bryan Bertino

Con Dakota Fanning, Mary McCormack, Karen Cliche, Rachel Blanchard, Kathryn Hunter, Emily Mitchell