Con La ballata di un piccolo giocatore, il film disponibile su Netflix dal 29 ottobre, Edward Berger prosegue il suo percorso nella trasposizione cinematografica di romanzi densi di inquietudine, alienazione e conflitto interiore.
Dopo Niente di nuovo sul fronte occidentale e Conclave, il regista tedesco si confronta con il testo del britannico Lawrence Osborne, affidandone l’adattamento a Rowan Joffé e il volto del protagonista a Colin Farrell. Il risultato è un film che si muove tra i fumi densi dei casinò di Macao, i silenzi degli hotel di lusso e il confine sottile tra identità e illusione. Non una storia di gioco d’azzardo, ma una discesa controllata nel cuore solitario di un uomo che ha finito per scommettere tutto su se stesso.

Un’identità sospesa
Lord Doyle (Colin Farrell) nel film Netflix La ballata di un piccolo giocatore è un ex avvocato britannico rifugiato in Asia sotto falsa identità. Vive in un hotel di lusso, mantenendo una distanza volontaria dal passato e da qualsiasi forma di responsabilità stabile. La sua esistenza ruota attorno al gioco d’azzardo: baccarat ad alte puntate, spostamenti notturni, strategie incerte. Il titolo nobiliare che porta non è autentico: è parte di un’identità costruita per nascondere, non per affermare.
La narrazione segue le sue traiettorie fluttuanti, in cui il tempo sembra dilatato e le motivazioni restano opache. Il gioco assume la funzione di rituale e al tempo stesso di anestetico, un mezzo per evitare il confronto diretto con la realtà.
Hong Kong come dispositivo narrativo
La città, filmata prevalentemente di notte, non è solo sfondo ma parte attiva del racconto. Hong Kong è mostrata come spazio di transizione: moderno ma opaco, densamente popolato ma attraversato in solitudine. Casinò, vie laterali, templi e hotel sono luoghi di passaggio che ospitano figure ambigue, temporanee, sconnesse.
Nel rapporto tra personaggio e ambiente si evidenzia un tema di perdita di orientamento: il protagonista sembra a casa ovunque e in nessun luogo. La città, nella sua dimensione verticale e anonima, permette al soggetto di sottrarsi a ogni riconoscimento.

Dao-Ming: un’interruzione nel flusso
L’incontro con Dao-Ming (Fala Chen), una giovane impiegata nel settore del benessere, introduce una variazione nella traiettoria del protagonista del film Netflix La ballata di un piccolo giocatore. La relazione che si instaura è fatta di osservazioni, domande implicite e silenzi. Non si sviluppa secondo uno schema tradizionale, ma si presenta come un’interferenza che non modifica sostanzialmente la rotta del protagonista, pur inserendosi come momento di attrito o deviazione.
Dao-Ming non viene delineata come figura risolutiva, né come semplice elemento decorativo. Il suo ruolo resta aperto, oscillando tra presenza tangibile e simbolica, e contribuendo ad aumentare l’ambiguità che pervade l’intero percorso narrativo.
Cynthia Blithe: il ritorno del passato
Nel corso della narrazione, riappare anche Cynthia Blithe (Tilda Swinton), una detective legata al passato professionale e sociale del protagonista. La sua presenza introduce un livello differente rispetto agli incontri più impersonali o casuali vissuti a Hong Kong. Cynthia rappresenta un collegamento con una vita precedente, regolata da codici più formali e da una struttura identitaria definita.
L’interazione tra i due, più che chiarire, accentua la distanza tra chi il protagonista era e chi è diventato. Cynthia non agisce da antagonista né da tentativo di salvezza: è testimone e simbolo di ciò che è stato rimosso, ma che continua a esercitare un’influenza.

Il debito come struttura
Un elemento ricorrente del film Netflix La ballata di un piccolo giocatore è il debito: finanziario, morale, esistenziale. Il protagonista si muove costantemente sotto la minaccia di una rovina imminente, ma non sembra cercare salvezza. Ogni vincita è temporanea, ogni perdita è attesa. La tensione tra rischio e fuga è continua, senza sviluppo risolutivo.
Il debito diventa anche dispositivo narrativo: condizione permanente che sospende ogni possibilità di conclusione. Il protagonista non agisce per liberarsi da esso, ma per mantenerne l’equilibrio precario, come se la continuità della perdita fosse preferibile alla chiusura definitiva.
L’economia della sparizione
Il film Netflix La ballata di un piccolo giocatore costruisce una traiettoria che si muove verso la scomparsa. Il protagonista non ha un obiettivo dichiarato, né un percorso di redenzione. Le sue azioni suggeriscono una volontà di dissolversi, di svanire gradualmente nel paesaggio. L’identità viene sottratta, semplificata, resa opaca. I contatti umani sono brevi, funzionali, sempre parziali.
Il finale si inserisce in questa logica: non arriva come svolta, ma come prosecuzione coerente di una deriva iniziata ben prima dell’inizio del racconto. Il margine non è un punto di passaggio, ma un luogo dove il personaggio ha scelto di restare.
Un mondo senza centro
La ballata di un piccolo giocatore si sviluppa come un racconto di disconnessione, nel quale il protagonista si muove senza legami stabili, in un ambiente che favorisce l’invisibilità. La città, il gioco, le relazioni occasionali diventano strumenti di permanenza in una condizione sospesa.
Il film propone una riflessione sul modo in cui identità, spazio urbano e destino personale si intrecciano, in assenza di ancore morali o narrative. Al centro c’è un soggetto che non cerca salvezza, ma continuità. In questo contesto, l’azzardo non è più solo una pratica, ma una forma di presenza minima, un modo per restare ancora e solo per poco nel mondo.
Filmografia
La ballata di un piccolo giocatore
Drammatico - Regno Unito, Germania 2025 - durata 101’
Titolo originale: The Ballad of a Small Player
Regia: Edward Berger
Con Colin Farrell, Fala Chen, Deanie lp, Alex Jennings, Tilda Swinton, Margaret Cheung
Al cinema: Uscita in Italia il 15/10/2025


Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta