Con il film Mandrake, debutto alla regia di Lynne Davison su Rai 4 la sera del 5 ottobre, l’horror folk torna a reclamare il suo spazio nel cinema contemporaneo, ma senza la necessità di alzare la voce. Ambientato in una cupa e bagnata Irlanda del Nord, il film si muove con passo misurato tra realismo sociale e mito pagano, evitando tanto l’effetto nostalgia quanto l’eccesso estetico. Niente fiammeggianti sabba o streghe volanti: qui l’orrore non si annuncia, si insinua. Il terreno è fertile per domande scomode sul perdono, sulla maternità e sulla giustizia, mentre le radici della leggenda affondano nel passato recente, e sporcano tutto ciò che sfiorano.


La trama non offre certezze rassicuranti, e Mandrake non sembra interessato a farlo. Davison punta tutto sull’ambiguità: il mistero prima della spiegazione, il dubbio prima della sentenza. E nel mezzo, le figure di due donne spezzate che si specchiano l’una nell’altra. È da questa zona grigia, più inquietante di qualsiasi foresta stregata, che il film trae la sua forza.

scena
Mandrake (2022) scena

Il ritorno di “Bloody” Mary

La vicenda del film di Rai 4 Mandrake ruota attorno a Cathy Madden (Deirdre Mullins), assistente sociale incaricata di monitorare Mary Laidlaw (Derbhle Crotty), ex detenuta tornata in libertà dopo aver scontato vent’anni per l’omicidio brutale del marito. Per la comunità, Mary è una leggenda nera, una strega che vive ai margini del bosco, dove anni prima era stata lasciata a morire tra le radici del muschio. Il soprannome, “Bloody Mary”, non è solo un retaggio della stampa sensazionalista, ma una condanna permanente.


Quando due bambini scompaiono proprio nei pressi della sua casa, la comunità è pronta a puntare il dito. Cathy, combattuta tra dovere e istinto, avvia un’indagine personale che la trascina in una spirale di oscurità: riti arcani, simboli inquietanti, figure nell’ombra. Il confine tra realtà e leggenda si sfuma, e l’idea stessa di verità si frammenta sotto il peso del sospetto.


SCOPRI TUTTI I FILM DA GUARDARE IN TV STASERA

Due facce della stessa colpa

A rendere il film di Rai 4 Mandrake un oggetto narrativo insolito è il modo in cui Davison costruisce i suoi personaggi principali. Cathy e Mary non sono antagoniste nel senso classico, ma piuttosto due donne in collisione, entrambe danneggiate, entrambe perse. Cathy è una madre distante, che ha ceduto la custodia del figlio al suo ex marito e alla sua nuova compagna. Mary è una madre a cui il figlio è stato portato via anni prima, cresciuto in istituto. Il loro scontro è meno una battaglia tra bene e male che un confronto tra modi diversi (e forse ugualmente fallimentari) di sopravvivere alla colpa.


La bravura di Mullins e Crotty sta proprio nel non offrire appigli morali: Cathy non è un’eroina, Mary non è un mostro. Entrambe sono figure incomplete, rese credibili da fragilità e segreti. Ogni loro incontro è una schermaglia fatta di mezze frasi, di sguardi che dicono troppo, o non abbastanza. Davison non cerca di redimerle, né di condannarle. Le lascia semplicemente essere.

scena
Mandrake (2022) scena

Nessuno dimentica, nessuno perdona

Se c’è un vero mostro nel film di Rai 4 Mandrake, è la comunità stessa. Un paese piccolo, chiuso, incapace di lasciare spazio alla possibilità del cambiamento. Mary è colpevole non perché ha scontato una pena, ma perché ha osato tornare. Cathy è malvista perché prova a offrire una seconda possibilità. E quando i bambini spariscono, l’odio represso esplode con meccanismi vecchi come il tempo: sospetto, caccia, linciaggio simbolico.


Il film fa affiorare la natura viscerale della paura collettiva, mostrando come basti poco (un simbolo, un sussurro, una leggenda tramandata) per riaccendere i fuochi dell’inquisizione. Davison non si sofferma sul folclore per mera estetica, ma come lente per osservare dinamiche sociali persistenti: il rifiuto del diverso, la violenza del conformismo, la disumanizzazione del capro espiatorio.

Dove l’uomo non comanda

La foresta che circonda Mary nel film di Rai 4 Mandrake è più che un ambiente: è una soglia. Qui non vale la razionalità, non valgono i codici civili, né la scienza. Il bosco è il regno del non detto, del rimosso, dell’incontrollabile. È popolato da figure che non vediamo mai chiaramente, da presenze che si intuiscono più che si comprendono. La mandragola, la radice mitologica urlante, è solo il simbolo finale di una natura che non può essere addomesticata.


Il buio della pellicola, spesso criticato, è in realtà coerente con questa scelta: non si tratta solo di limitare la vista, ma di suggerire che ciò che conta è quello che non si può vedere. L’effetto è straniante, quasi sensoriale. Si ha l’impressione costante di muoversi alla cieca, come Cathy, come gli spettatori, come tutti i personaggi che si illudono di sapere ma in realtà brancolano.

scena
Mandrake (2022) scena

Un’identità che non si può scegliere

Uno dei fili tematici più forti è quello della maternità. Non idealizzata, non eroica. Al contrario, il film di Rai 4 Mandrake esplora le crepe: la colpa di non essere all’altezza, il dolore della perdita, il rancore verso i ruoli imposti. Cathy e Mary sono madri fallite secondo gli standard della società, eppure è proprio la loro esperienza di genitorialità interrotta a motivare le loro scelte. La maternità non redime: corrode, ossessiona, trasforma.


In questo senso, la figura della mandragola (una “creatura” nata dalla terra, nutrita da sangue e latte) non è solo un mostro, ma una parodia oscura della nascita stessa. È il simbolo di un mondo in cui la maternità è diventata rituale, sacrificio, sopravvivenza.

Quando il male non ha volto, ma radici

Mandrake non è un film di risposte. È un film che suggerisce, che insinua. Lynne Davison costruisce una narrazione dove il male non è mai davvero visibile, e proprio per questo inquieta di più. Il bosco, il muschio, il buio: tutto contribuisce a creare un ecosistema dove non c’è redenzione, solo permanenza. Il passato resta, il sospetto si tramanda, la colpa si eredita.


Ciò che rimane, dopo l’ultima inquadratura, non è l’immagine di una strega o di una creatura mitologica. È il silenzio della comunità, la nebbia che non si alza, la sensazione che non importa cosa sia successo davvero. Mandrake è un film sulla memoria collettiva, quella che non dimentica e non perdona. E in questo, forse, è il suo vero incubo.

Autore

Redazione

Questo è il luogo in cui si cucinano i servizi principali del sito filmtv.it come le nuove schede di film e serie tv che entrano nel database, i testi e i dati con cui si presentano i nuovi film della settimana, i risultati del box office del lunedì, i calendari del prossimamente e, naturalmente, gli articoli con cui presentiamo film e serie nelle nuove categorie "Film anteprima", "Pop Film" e "Tv Show". Redazione è, in sostanza, il centro operativo di filmtv.it e il punto di raccordo con il settimanale Film Tv.

Filmografia

locandina Mandrake

Mandrake

Horror - Gran Bretagna 2022 - durata 85’

Titolo originale: Mandrake

Regia: Lynne Davison

Con Deirdre Mullins, Derbhle Crotty, Paul Kennedy, Seamus O'Hara

in TV: 05/10/2025 - Rai 4 - Ore 21.20