Nel cinema di Kelly Reichardt, l’azione è spesso un punto di partenza, non un traguardo: il film The Mastermind, al cinema dal 30 ottobre con Mubi, si sviluppa attorno a un furto d’arte commesso da un uomo qualunque nella provincia americana del 1970. JB Mooney, ex falegname disoccupato e padre di famiglia, organizza una rapina in un museo locale assieme a una piccola banda di complici. L’evento, posto all’inizio del film, innesca una catena di conseguenze che coinvolgono le sue relazioni familiari, sociali e personali.

L’uomo che agisce tardi
Nel film The Mastermind, Josh O’Connor interpreta JB Mooney, un uomo che ha lasciato in sospeso le aspettative di una vita borghese e si trova ora a fronteggiare un presente bloccato. La sua scelta di tentare un furto nasce da un desiderio di movimento, più che da una logica criminale. Il piano, centrato su alcune opere di Arthur Dove in mostra al museo cittadino, rappresenta un’azione concreta in un contesto di stasi personale.
Le sue relazioni familiari si collocano in uno spazio di ambivalenza. Il padre, un giudice locale (Bill Camp), mantiene un profilo pubblico autorevole, mentre la madre (Hope Davis) adotta un atteggiamento protettivo. La moglie Terri (Alana Haim) e i figli Tommy e Carl sono figure che Mooney osserva con attenzione, ma sulle quali proietta anche le tensioni non risolte. Il furto non è descritto come una decisione impulsiva, ma come il frutto di un accumulo lento.
Il tempo dopo il fatto
La struttura del film The Mastermind inverte la consueta progressione dei film di rapina. Il furto avviene all’inizio del racconto, e la parte restante si concentra sulle sue conseguenze. La regia di Reichardt utilizza un ritmo dilatato, in cui molte scene iniziano subito dopo che è accaduto qualcosa di significativo.
Questa costruzione evidenzia le reazioni più che le azioni: gesti ordinari che seguono eventi straordinari. La scelta narrativa non è nuova nel percorso della regista, che aveva già esplorato l’effetto a lungo termine di atti radicali in opere precedenti come Night Moves.
Dentro le stanze, fuori dal mondo
Il film The Mastermind dedica una porzione sostanziale alla rappresentazione delle dinamiche familiari di Mooney. La casa è uno spazio abitato ma anche distante, in cui i legami appaiono più dati per scontati che realmente vissuti. Le scene con la moglie e i figli seguono un registro quotidiano, alternando momenti di vicinanza a segni di frattura.
La regista ha chiesto agli attori che interpretano i membri della famiglia di studiare un documentario del 1974, The Plaint of Steve Kreines as Recorded by His Younger Brother Jeff, per entrare nel linguaggio visivo ed emotivo dell’epoca. Questo riferimento ha funzionato come strumento di coesione per il cast, che ha lavorato anche sulla parlata locale del Massachusetts.

La rapina e i suoi contorni
Il furto ha luogo in un museo fittizio di Framingham, Massachusetts, interamente ricostruito in un magazzino per le riprese. Il gruppo di ladri non punta a opere celebri, ma a una serie di quadri di Arthur Dove, pittore modernista statunitense noto per l’astrazione e i paesaggi simbolici.
Reichardt ha spiegato che la scelta di Dove deriva da un interesse personale e dalla volontà di evitare riferimenti iconici. Le opere selezionate – Willow Tree, Yellow Blue Green Brown, Tree Forms e Tanks & Snowbanks – fanno parte della collezione reale della Phillips Collection di Washington D.C., che ha collaborato alla riproduzione delle tele.
L’intero impianto scenografico è stato smantellato dopo le riprese, con i materiali redistribuiti a realtà locali. Le scene esterne del museo sono state girate presso la biblioteca Cleo Rogers Memorial Library in Indiana, struttura modernista progettata da I. M. Pei nel 1969.
Segnali deboli di un tempo forte
Il film The Mastermind è ambientato nel 1970, e diversi elementi richiamano l’epoca in modo non esplicito ma costante. Le televisioni e le radio in sottofondo trasmettono notizie della guerra del Vietnam. Queste presenze mediatiche non interferiscono direttamente con la trama principale, ma contribuiscono a costruire una sensazione di mondo esterno che filtra nei luoghi privati.
Reichardt ha dichiarato di voler esplorare il tema della separazione tra la vita individuale e gli eventi collettivi. Mooney appare come un personaggio che tenta di tenersi al margine, pur essendo comunque raggiunto da ciò che accade intorno.

Aspetto, suono e materiali di un’epoca
Per definire l’aspetto visivo del film The Mastermind, Reichardt e il direttore della fotografia Christopher Blauvelt si sono ispirati al lavoro del cinematografo Robbie Müller, in particolare alle atmosfere cromatiche di The American Friend (1977). Le sequenze passano progressivamente da scene diurne luminose a immagini più scure e notturne.
La colonna sonora è stata composta da Rob Mazurek, insieme a Chad Taylor e altri musicisti. Si tratta di una partitura jazz, registrata in Texas, che accompagna lo sviluppo narrativo senza sovrastarlo.
Le automobili usate nel film sono modelli americani originali degli anni Sessanta e Settanta, tra cui una Chevy Nova del ’64 e un Maggiolino Volkswagen. Le sequenze girate all’interno delle vetture svolgono un ruolo importante nel racconto visivo, sfruttando la spaziosità e il design dei veicoli dell’epoca.
Non c’è via d’uscita silenziosa
Il film The Mastermind si concentra su ciò che accade dopo un gesto. Il furto è solo una parte del quadro; il vero interesse si sviluppa nei giorni successivi, nei vuoti che si creano tra le persone, negli effetti che restano anche quando gli oggetti sono spariti.
Il lungometraggio colloca la storia di JB Mooney in un tempo preciso, ma lascia emergere domande più ampie: è possibile restare ai margini? Qual è il costo reale di una scelta? E cosa succede quando le intenzioni non bastano a fermare le conseguenze?
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di The Mastermind può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
The Mastermind
Giallo - USA 2025 - durata 110’
Titolo originale: The Mastermind
Regia: Kelly Reichardt
Con Josh O'Connor, Gaby Hoffmann, John Magaro, Bill Camp, Hope Davis, Alana Haim
Al cinema: Uscita in Italia il 30/10/2025
Night Moves
Drammatico - USA 2013 - durata 112’
Titolo originale: Night Moves
Regia: Kelly Reichardt
Con Jesse Eisenberg, Dakota Fanning, Peter Sarsgaard, Alia Shawkat, Clara Mamet, James LeGros
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