Con il film Play Dirty – Triplo gioco, su Prime Video dal 1° ottobre, Shane Black riporta al cinema una delle figure più dure a morire della narrativa crime: Parker, ladro di professione e antieroe per vocazione, nato dalla penna tagliente di Donald E. Westlake (alias Richard Stark). Il film non è un adattamento diretto dei romanzi, ma un’espansione originale dell’universo criminale che ha reso iconica la saga. In un’epoca di criminali hi-tech e furti spettacolari in CGI, Black abbassa il mirino: qui si torna al crimine vecchia scuola, fatto di istinto, ingegno e pugni stretti.
Al centro della storia, Parker, interpretato da Mark Wahlberg, sopravvive a un colpo finito male e scopre che a tradirlo è stata Zen (Rosa Salazar), un’ex complice che ora ha bisogno di lui per un colpo ancora più ambizioso: rubare la Lady of Arintero, una reliquia carica di storia e simbolismo, esposta al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.
Ma recuperare l’oggetto non basta: il colpo finisce per incrociare la strada del crimine organizzato di New York, guidato dal boss Lozini (Tony Shalhoub), nemesi storica di Parker. Da lì, il gioco diventa un incastro di vendette personali, false alleanze, errori calcolati e violenze inevitabili.

Il lato duro della legge non scritta
Parker (Mark Wahlberg), il protagonista del film Prime Video Play Dirty – Triplo gioco, è un artigiano del furto. Niente tecnologie futuristiche o acrobazie da stunt: ciò che conta è il piano, la psicologia, il controllo. Non è un criminale romantico, non cerca redenzione. Ha un codice suo, tutto interno, che non si piega a leggi né a moralismi. La violenza, quando arriva, non è stilizzata: è funzionale, fredda, risolutiva. Wahlberg dà corpo e silenzio al personaggio: il carisma di Parker si misura nella quiete prima dello schianto, nei gesti misurati, nell’intelligenza che precede l’azione.
Accanto a lui c’è Grofield (LaKeith Stanfield), personaggio già noto ai lettori della saga originale, qui portato sullo schermo con ironia e ambiguità. Grofield è un attore mancato, un idealista che ruba per finanziare il suo teatro, ma non ha nulla del clown: ha stile, lingua affilata e zero illusioni. Il suo rapporto con Parker è la colonna portante del film: si fidano, si stuzzicano, si salvano a vicenda. È la versione più esuberante e riflessiva di un criminale che sa bene dove vive e cosa costa restarci.
Il doppio gioco
Zen, interpretata nel film Prime Video Play Dirty – Triplo gioco da Rosa Salazar, non è solo la scintilla che accende il conflitto. È un enigma morale che attraversa l’intera storia. Inizialmente dipinta come traditrice, Zen si rivela una combattente politica in esilio, pronta a rischiare tutto per sovvertire un regime nel suo paese d’origine. Ma la rivoluzione, qui, è sporca come il furto. Il suo obiettivo, la Lady of Arintero, ha valore simbolico, ma anche commerciale. Zen ha motivazioni complesse, un’ideologia che non esclude la brutalità. È l’unica che può mettere in crisi Parker non con le armi, ma con la coscienza.
Il team che Parker mette insieme per il colpo è tutto tranne che affidabile. Eppure, funziona. Ed Mackey (Keegan-Michael Key) e Brenda Mackey (Claire Lovering), ladri d’arte e coniugi litigiosi, sono una coppia che alterna conflitto e complicità con ritmo perfetto. Il loro flirt costante è tanto una tecnica di distrazione quanto un metodo di lavoro. C’è poi Stan (Chai Hansen), pilota spericolato e disilluso, che vive ogni colpo come se fosse l’ultimo.
Sono personaggi al limite, consapevoli di essere sacrificabili, e per questo ancora più pericolosi. Il gioco fra loro è anche il gioco del film: una squadra sbilenca ma credibile, pronta a ribaltare ogni schema.

Il nemico è l’ordine
Nel film Prime Video Play Dirty – Triplo gioco, Lozini (Tony Shalhoub) è la faccia moderna del crimine organizzato: dirige un impero illegale con la burocrazia di una multinazionale. Per Parker, questo è il vero nemico: chi ha dimenticato di essere criminale e si comporta da CEO. La guerra tra i due non è solo personale, ma filosofica.
Lozini opera dall’alto, con strategie e minacce. Parker agisce dal basso, con precisione chirurgica. E nel mezzo ci sono i sottoposti, come Kincaid (Nat Wolff), caricatura del millennial ambizioso e incompetente, più ossessionato dal Bitcoin che dal bottino, o il miliardario Phineas Paul (Chukwudi Iwuji), collezionista di trofei e corruzione.
Oltre il furto
Play Dirty – Triplo gioco è un film su ciò che resta del crimine quando lo si spoglia dal glamour. Nessuno dei protagonisti cerca di essere simpatico o nobile. Eppure, tutti hanno una bussola. In un mondo dove la legge ha smesso di proteggere i deboli, il crimine diventa l’ultima forma di autonomia. I temi sono chiari: l’etica personale contro il sistema, la lealtà contro l’efficienza, la rabbia contro l’inerzia. La scelta di ambientare tutto a Natale, come spesso fa Shane Black, non è estetica: è ironica. È un mondo dove anche le feste sanno di piombo.
Play Dirty – Triplo gioco non cerca di piacere a tutti. È un film che lavora sull’attrito, sullo scarto, sul rumore di fondo del crimine vissuto come lavoro quotidiano. Non ci sono eroi, solo professionisti. La regia di Shane Black alterna sarcasmo e tensione, portando avanti una visione coerente di un genere che conosce a memoria. La riuscita del colpo, nel film, è incerta fino all’ultimo. Ma il colpo più riuscito è quello che Play Dirty – Triplo gioco cerca di infliggere allo spettatore: rimettere il noir su binari concreti, senza nostalgie, senza moralismi. Solo con il mestiere, e con le mani sporche.
Filmografia
Play Dirty - Triplo gioco
Giallo - Australia, USA 2025 - durata 0’
Titolo originale: Play Dirty
Regia: Shane Black
Con Mark Wahlberg, Lakeith Stanfield, Rosa Salazar, Keegan-Michael Key, Chukwudi Iwuji, Nat Wolff
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