Purché finisca bene - Tutto a posto, in onda su Rai 1 il 22 settembre, è il nuovo capitolo della collana televisiva di Rai 1 che intreccia commedia, vita ordinaria e riflessione sui disagi del presente. La storia si svolge a Reggio Calabria. Il protagonista, Francesco (interpretato da Michele Di Mauro), è un uomo di mezza età la cui vita è cambiata radicalmente: da un lato la perdita della vista a causa di una malattia, dall’altro l’abbandono della moglie. Sua figlia Maria, perennemente lontana, studia a Londra, e Francesco vive isolato, burbero, diffidente.
Un giorno la sua quotidianità muta per effetto di un incontro: Sasà (Michele Eburnea), un giovane che vive per strada, finisce col suscitare la sua ira, quando Francesco lo colpisce con il bastone. Poi Sasà, con la scusa della spesa, riesce a introdursi in casa del professore; da lì, silenziosamente, si insinua nella sua vita, fino a stabilirvisi. Il ragazzo non solo diventa una presenza fisica, ma lentamente diventa specchio, lente sulle fragilità di Francesco.
Tutto a posto, dunque, è il titolo che suona quasi come un’ironia: niente è “a posto” davvero, ma qualcosa può cambiare.

Le figure dietro le sbarre del dolore
Francesco è il centro gravitazionale della storia del film di Rai 1 Purché finisca bene - Tutto a posto. La cecità non è solo una condizione fisica: è metafora della distanza che ha instaurato con il mondo, con chi lo ha amato e con se stesso. L’abbandono della moglie, la separazione dalla figlia, non sono solo fatti, ma ferite che hanno indurito il suo carattere, trasformandolo in un uomo ostinato, chiuso.
Sasà è l’altro volto della solitudine, ma di una solitudine più fluida, fatta di instabilità, di mancanze quotidiane che non sempre gridano la loro assenza. La convivenza forzata, la complicità non richiesta, il desiderio di essere utile e accettato emerge quasi come riscatto di entrambe le parti.
Maria, pur compiendo un ruolo più marginale, incarna l’assenza (fisica e affettiva) che pesa su ogni decisione di Francesco; il suo allontanamento evidenzia quanto la distanza a volte pesi più dell’assenza visiva. E poi, come in tutte le buone storie della collana, ci sono personaggi laterali che riflettono aspetti secondari ma essenziali: volti della comunità, figure che richiedono attenzione, empatia o giudizio.
SCOPRI TUTTI I FILM DA GUARDARE IN TV STASERA
Perdita e rinascita
Il tema della perdita domina la narrazione del film di Rai 1 Purché finisca bene - Tutto a posto: perdita della vista, perdita di rapporti, perdita di sé stessi. Ma non come condanna. Piuttosto come punto di partenza per una trasformazione. La disabilità visiva di Francesco è anche la causa della sua chiusura, ma diventa catalizzatore per un incontro che lo obbliga a ripensarsi, a mettersi in ascolto.
C’è anche il tema della convivenza, non tipica, non scelta, che diventa sfida alla tolleranza, alla pazienza e alla capacità di accogliere l’altro. Sasà non è solo un ragazzo che invade lo spazio altrui: è un denunciante involontario del silenzio in casa, delle crepe inappagate, delle parole non dette.
Un altro tema importante è quello del riscatto, non tanto sociale quanto umano. Francesco e Sasà si trovano entrambi, in modi diversi, fuori dal circuito delle relazioni normali: l’uno per la malattia, l’altro per la marginalità. Eppure, è proprio attraverso l’altro che ciascuno può riconquistare uno spicchio di fiducia, di senso, di speranza.
Infine, il senso del “tutto a posto” come titolo prende un valore ambiguo: è desiderio, promessa, aspirazione, forse anche illusione. Ma la messa a fuoco della verità (anche quando l’occhio non vede) diventa il vero obiettivo.

In Calabria
La scelta di ambientare il film di Rai 1 Purché finisca bene - Tutto a posto in Calabria, con location come il borgo di Pentedattilo e la Marina di Porto Bolaro, non è solo estetica. Il paesaggio, i luoghi, gli spazi aperti o chiusi, tutto contribuisce a restituire il senso della distanza (dal mondo, dalle persone) ma anche della possibilità di uno sguardo nuovo. Lo spazio domestico diventa teatro del conflitto interiore, ma pure della trasformazione.
La regia di Giorgio Romano, nel rendere questi luoghi, nel costruire la convivenza e la tensione fra i personaggi, lavora con delicatezza. Non c’è grande artificio, ma una economia narrativa che lascia spazio ai silenzi, agli scatti imprevisti, ai momenti di improvvisa tenerezza.
Quando la cecità apre gli occhi
Il film di Rai 1 Purché finisca bene - Tutto a posto non è solo una storia sulla disabilità o sulla marginalità. È una storia sull’invisibilità, quella che scegliamo e quella che ci impongono, e su come un incontro inatteso possa rompere barriere apparentemente inesistenti.
Francesco, cieco ma capace di vedere oltre la superficie; Sasà, uomo senza casa ma portatore anch’esso di verità. Alla fine, quel “tutto a posto” resta una meta, non una condizione acquisita, e proprio in questo diventa potente.
Serve memoria del dolore, coraggio di uscire dal guscio, apertura verso chi appare diverso. E forse soprattutto serve la consapevolezza che, anche quando non vediamo, qualche cosa possiamo ancora cambiare.
Filmografia
Purché finisca bene - Tutto a posto
Commedia - Italia 2024 - durata 90’
Regia: Giorgio Romano
Con Michele Di Mauro, Michele Eburnea, Giulia Fazzini, Susy Del Giudice, Antonio Gerardi
in TV: 22/09/2025 - Rai 1 - Ore 21.30
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta