Nostalgia, in onda su Rai 5 la sera del 15 settembre, non è un film nel senso tradizionale. È più un flusso emotivo ininterrotto, un viaggio frammentato tra persone che hanno perso qualcosa o qualcuno, e che si aggrappano agli oggetti come fossero ancore contro l’oblio. Diretto da Mark Pellington, con una sceneggiatura di Alex Ross Perry, il film si struttura come una raccolta di storie collegate da un filo tematico piuttosto che narrativo: la perdita, il ricordo, e il significato che attribuiamo agli oggetti lasciati indietro.
La narrazione si apre con un assicuratore, Daniel, interpretato da John Ortiz, che visita una serie di personaggi, ognuno alle prese con i resti materiali delle vite passate. Non c’è un protagonista centrale, ma piuttosto un passaggio di testimone tra figure accomunate da un lutto silenzioso. In ogni tappa, ciò che emerge non è tanto il valore economico degli oggetti quanto quello affettivo, intangibile e irredimibile. A collegare tutto, un tono monocorde e grave che non lascia mai la scena.

Ogni oggetto è un’elegia
La prima storia del film di Rai 5 Nostalgia ci presenta Ronald (Bruce Dern), un vedovo scorbutico, che vive in una casa colma di oggetti, relitti di un passato che rifiuta di lasciar andare. La visita dell’assicuratore Daniel innesca una resistenza silenziosa, un piccolo scontro tra il pragmatismo e l’attaccamento viscerale alle cose. Ronald non è semplicemente un accumulatore: è un uomo che ha costruito un museo personale della sua memoria, dove ogni oggetto racconta una parte di sé.
Successivamente, Daniel incontra Helen (Ellen Burstyn), una donna che ha perso tutto in un incendio, tranne una palla da baseball firmata da Ted Williams. Insieme attraversano le macerie della casa, ma anche quelle della memoria. La palla, unico oggetto sopravvissuto, diventa un feticcio del passato coniugale. Helen non parla solo della palla, ma del matrimonio, della perdita e del tempo. È una testimonianza viva di come un oggetto banale possa diventare l’ultimo baluardo di un’identità condivisa.
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Ogni casa è una capsula del tempo
La terza parte del film di Rai 5 Nostalgia segue Will (Jon Hamm), un commerciante di cimeli sportivi che valuta la palla di Helen. Ma la sua professionalità si incrina quando torna nella casa della sua infanzia per aiutare la sorella Donna (Catherine Keener) a svuotarla dopo il trasferimento dei genitori. Il film si addentra così nel territorio della memoria collettiva: una casa di famiglia non è solo un luogo fisico, ma un contenitore di esperienze stratificate.
Will e Donna incarnano due modi opposti di elaborare il passato. Lui vorrebbe liquidare tutto con efficienza e freddezza, lei invece fatica a lasciar andare anche gli oggetti più insignificanti. In questo confronto, interviene la figlia di Donna (Annalise Basso), che porta uno sguardo contemporaneo e disincantato: “Tutto si può salvare online”. Ma la questione resta: è davvero possibile digitalizzare il dolore?

Quando il dolore diventa estetica
Il film di Rai 5 Nostalgia affronta un tema tanto universale quanto difficile da rappresentare: la memoria come costruzione emotiva e materiale. Il film si interroga su cosa resta di una persona quando questa non c’è più. Oggetti, fotografie, lettere: frammenti che valgono poco per il mercato, ma moltissimo per chi resta. Il film non offre risposte, ma mostra quanto sia difficile separarsi da questi frammenti, perché in essi riconosciamo chi eravamo, e chi non siamo più.
La narrazione si muove tra due poli: la valutazione oggettiva (quella dell’assicuratore o del commerciante) e quella soggettiva (quella dei personaggi in lutto). In mezzo, si apre un vuoto che il film tenta di colmare con lunghe scene statiche, monologhi intensi e riflessioni quasi filosofiche sul senso della perdita. È qui che il film inciampa: spesso confonde profondità con verbosità, sentimento con retorica.
Vite sospese e lacrime congelate
Nonostante la sincerità dell’operazione, il film di Rai 5 Nostalgia sembra trattenere lo spettatore invece di coinvolgerlo. I personaggi piangono, si confessano, ricordano, ma lo fanno con una tale intensità costante che la commozione diventa un esercizio di resistenza emotiva. Non c’è spazio per respirare, per sorridere, per contrastare. Ogni storia si prende il suo tempo, ma raramente costruisce un legame duraturo con chi guarda.
Le interpretazioni, per quanto solide, non riescono a compensare la rigidità del copione. La struttura a episodi, priva di un vero crescendo, diluisce l’effetto drammatico. Quando infine il film arriva al segmento più riuscito – quello di Will e Donna – lo spettatore è ormai anestetizzato dall’uniformità del tono.
Una questione di peso
In definitiva, Nostalgia è un film che vuole parlare della leggerezza degli oggetti e del peso che noi attribuiamo loro. Ma lo fa con una gravità che schiaccia ogni tentativo di empatia autentica. È un’opera coerente, onesta, e visivamente curata, ma che si avvita su se stessa, vittima della sua stessa ambizione emotiva.
Pellington e Perry volevano esplorare il valore della memoria e dell’affetto tramite le cose, ma finiscono per costruire un’esperienza più museale che cinematografica. In un’epoca in cui tutto si può conservare in cloud, Nostalgia ci ricorda che alcuni oggetti non sono solo “cose”, ma contenitori di ciò che non possiamo più toccare. Eppure, per raccontarlo, sarebbe forse bastata meno insistenza e più vita vera.
Filmografia
Nostalgia
Drammatico - Usa 2018 - durata 114’
Titolo originale: Nostalgia
Regia: Mark Pellington
Con Jon Hamm, Catherine Keener, Nick Offerman, Patton Oswalt, Bruce Dern
in TV: 15/09/2025 - Rai 5 - Ore 21.15
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