C’è qualcosa di istintivamente disturbante nella combinazione tra profondità oceanica, storia sommersa e squali affamati: il film L’ultimo respiro – Trappola negli abissi, diretto da Joachim Hedén e in onda su Rai 4 la sera del 10 settembre, sfrutta proprio questa alchimia per costruire un thriller sottomarino dove l’elemento umano è costantemente sul punto di collassare.


Il film si inserisce nella lunga scia del sottogenere horror “sharksploitation”, ma tenta di rinnovarne le dinamiche puntando su un’ambientazione chiusa, cupa e compressa: il relitto di una nave da guerra della Seconda Guerra Mondiale.

Julian Sands
L'ultimo respiro - Trappola negli abissi (2024) Julian Sands

Una missione dimenticata riemerge dalle profondità

Il film di Rai 4 L’ultimo respiro – Trappola negli abissi si apre con un frammento di passato: nel 1944, il cacciatorpediniere USS Charlotte viene colpito da un siluro tedesco e affonda nei pressi delle Isole Vergini Britanniche. Oltre settant’anni dopo, una tempesta tropicale rimescola i fondali e porta alla luce il relitto nascosto. Levi, un esperto sub britannico ormai in declino (interpretato dal compianto Julian Sands), insieme al giovane collega Noah, trova la nave e intravede l’opportunità per una svolta personale. Ma anziché avvisare le autorità competenti, accettano un’offerta fuori protocollo: cinquantamila dollari in cambio di una spedizione privata all’interno del relitto.


A voler esplorare la Charlotte sono quattro amici di vecchia data di Noah, arrivati per una reunion dal sapore adolescenziale: Brett, il finanziere arrogante; Logan, lo “stonato” inconcludente; Riley, l’eterna gregaria; e Sam, ex fidanzata di Noah e infermiera a New York. Tutti certificati subacquei, tutti inconsapevoli di ciò che li aspetta. La discesa diventa subito un incubo: la comunicazione con la superficie si interrompe, la struttura si rivela un labirinto corroso dal tempo… e poi arrivano loro: squali bianchi, territoriali, implacabili.


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Il relitto come specchio: personaggi alla deriva

Il cuore narrativo del film di Rai 4 L’ultimo respiro – Trappola negli abissi pulsa nella tensione tra i personaggi, ma lo sviluppo dei protagonisti resta in superficie. Levi è l’unico a emergere come figura tridimensionale: un uomo spezzato, consumato da ossessioni e fallimenti, che trova nel mare sia la condanna sia l’unico rifugio possibile. I suoi gesti (come il lavorare a maglia per riabilitare un braccio ferito) suggeriscono una malinconia sommersa, molto più autentica della retorica del “vecchio lupo di mare”.


Noah è il punto di equilibrio (instabile) tra due mondi: da un lato la fedeltà al mentore, dall’altro l’attrazione verso un passato mai veramente chiuso con Sam. È con lei che il film tenta di costruire una sottotrama romantica, ma senza riuscire a trasformarla in qualcosa che aggiunga spessore o cambi la posta in gioco. Gli altri personaggi ruotano intorno a cliché riconoscibili: il ricco provocatore, la ragazza frivola, l’amico comico. Più che figure narrative, sono strumenti utili a far avanzare la suspense, a innescare conflitti, a fornire carne fresca agli squali.

Kim Spearman
L'ultimo respiro - Trappola negli abissi (2024) Kim Spearman

Uomini contro natura o uomini contro se stessi?

Sotto il suo strato horror, il film di Rai 4 L’ultimo respiro – Trappola negli abissi affronta temi che toccano questioni molto più vaste. Uno di questi è il rapporto tra essere umano e natura: una relazione di sfruttamento, illusione di dominio e ritorno punitivo. Gli squali diventano qui non solo predatori, ma una sorta di retribuzione organica per l’arroganza di chi entra in territori che non gli appartengono. Il fatto che tutto nasca da una scelta guidata dall’avidità (l’accettazione dell’offerta di Brett) sottolinea quanto il motore principale della tragedia sia umano, non animale.


La claustrofobia che domina il racconto sottolinea anche un secondo asse tematico: la perdita di controllo. Una volta entrati nel ventre del relitto, ogni certezza si dissolve: ossigeno, comunicazioni, orientamento. È il caos che si insinua lentamente, e in cui la razionalità si sgretola sotto pressione. Il film sfrutta bene questa dinamica, usando il relitto come metafora di un passato che inghiotte e non restituisce, dove ogni errore, ogni esagerazione e ogni omissione, ha conseguenze definitive.

La tensione come architettura narrativa

Con il film di Rai 4 L’ultimo respiro – Trappola negli abissi, Hedén costruisce un ambiente visivo solido. La fotografia di Eric Börjeson sfrutta luci artificiali e ombre profonde per dare densità e credibilità all’interno della nave. Le riprese subacquee evitano la confusione che spesso affligge questo tipo di produzioni, mantenendo una leggibilità chiara dell’azione anche nei momenti più concitati. La scelta di non mostrare quasi mai l’esterno della USS Charlotte, concentrandosi invece sui suoi interni corrotti, alimenta il senso di prigionia e l’idea di essere immersi in uno spazio che non concede vie d’uscita.


La gestione degli squali, invece, si muove tra il visibile e l’accennato. Più che mostri onnipresenti, sono minacce che emergono dal buio in momenti mirati, e la loro funzione è più narrativa che biologica. Non ci sono regole etologiche: i comportamenti degli animali seguono la logica del film, non quella del mondo reale. Ma questa forzatura serve a mantenere il ritmo e a modulare l’ansia crescente, più che a costruire un discorso naturalistico.

Cosa ci lasciamo dietro

L’ultimo respiro – Trappola negli abissi è un film dove il pericolo è reale, ma lo è ancora di più la fragilità umana. La minaccia non nasce solo dai denti degli squali, ma dalla somma di leggerezze, bugie e ambizioni che spingono i protagonisti a ignorare ogni segnale d’allarme. È un racconto che mette in scena una discesa non solo fisica, ma anche morale: ogni metro guadagnato verso il fondo è un passo più vicino al collasso personale e collettivo.


In un panorama saturo di film sugli squali, questo titolo cerca spazio puntando sull’atmosfera e sull’ambientazione più che sull’originalità narrativa. Non tenta di riscrivere le regole del genere, ma ne sfrutta gli elementi principali (isolamento, predazione, panico) per costruire una vicenda che, nel suo piccolo, parla di decisioni sbagliate, di tempo che scorre inesorabile, e della sottile linea tra il sopravvivere e l’affondare.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina L'ultimo respiro - Trappola negli abissi

L'ultimo respiro - Trappola negli abissi

Horror - Gb/Cdn/S/B/Mt/Sf 2024 - durata 96’

Titolo originale: The Last Breath

Regia: Joachim Hedén

Con Julian Sands, Alexander Arnold, Jack Parr, Kim Spearman

in TV: 12/09/2025 - Rai 4 - Ore 21.20

in streaming: su Timvision Apple TV Mediaset Infinity Rakuten TV