Jay Kelly, film scritto da Noah Baumbach e Emily Mortimer e diretto dallo stesso Baumbach, segue le tracce di una star del cinema alle prese con una fase di transizione personale. Il protagonista, interpretato da George Clooney, è un attore noto che intraprende un viaggio attraverso l’Europa, in parte per inseguire la figlia, in parte per fare i conti con il tempo trascorso e con ciò che ha lasciato indietro.
Il film si apre su un set cinematografico: il piano sequenza iniziale introduce un ambiente lavorativo frenetico e organizzato, popolato da tecnici, attori, assistenti e altri membri della produzione. Jay Kelly appare immerso in questa macchina, che contribuisce a costruire e alimentare il suo personaggio pubblico. Ma la narrazione sposta presto l’attenzione su una dimensione più privata e meno controllabile: quella dell’identità reale, che fatica a convivere con quella costruita sotto i riflettori.
Come sottolinea Baumbach: “Ci sono punti della vita in cui ci convinciamo di sapere chi siamo. Ma siamo davvero le persone che presentiamo al mondo?”.
In cinema selezionati dal 19 novembre e su Netflix dal 5 dicembre.

Uomini che somigliano a personaggi
Jay Kelly, il protagonista del film, è definito da un doppio binario: l’immagine pubblica che ha costruito nel corso della sua carriera e l’individuo che si muove nella sfera privata. A seguito della morte di un mentore e di un incontro imprevisto con un vecchio collega, Jay comincia a interrogarsi sul valore delle sue relazioni e sul significato delle sue scelte passate. La tensione tra il personaggio pubblico e la persona che lo abita diventa centrale.
Ron, il suo manager (Adam Sandler), è una figura che lo accompagna da anni. Lavora al suo fianco, ne sostiene la carriera, e si muove tra affetto personale e doveri professionali. Baumbach descrive il loro rapporto come “una vecchia coppia sposata che si rinfaccia ogni sacrificio fatto”.
Le figlie di Jay rappresentano due modalità di distanza: Jessica (Riley Keough) ha costruito la propria autonomia emotiva altrove, mentre Daisy (Grace Edwards) è ancora in una fase di transizione. Il legame tra padre e figlie, e i tentativi di recupero di ciò che è andato perduto, occupano uno spazio significativo nel percorso del protagonista.
Il teatro delle memorie
Nel film Jay Kelly, i ricordi non si presentano come flashback convenzionali ma come esperienze fisiche che Jay rivive entrando letteralmente nelle scene del passato. Questa scelta visiva contribuisce a restituire un senso di immersione: le memorie assumono forma concreta, come se i luoghi e le persone del passato fossero ancora accessibili, abitabili.
“Le nostre memorie non sono regressive, convivono col presente. E possono sembrarci incredibilmente vive”, spiega Baumbach, riferendosi al dispositivo visivo scelto per rappresentare il tempo interiore del protagonista.

L’industria dell’identità
Jay Kelly, il protagonista del film, è anche il risultato di una rete di persone che orbitano attorno alla sua figura pubblica: il manager, la publicist (Laura Dern), la stylist, e molte altre. Ognuno, a modo proprio, contribuisce alla costruzione di un’immagine coerente, spendibile, riconoscibile. Ma cosa accade quando quella coerenza si incrina?
Secondo Baumbach, “Fare un film su un attore significa inevitabilmente parlare di performance: recitiamo ruoli anche nella vita, non solo davanti alla macchina da presa”. Il confronto tra Jay e Timothy (Billy Crudup), ex collega di accademia, mette a fuoco il senso di perdita che accompagna le scelte individuali, e il risentimento che può nascere quando i destini divergono.
Specchi, stanze e stazioni: il viaggio come confronto
Nel film Jay Kelly, il viaggio fisico di Jay, in Europa, è anche una ricerca interiore. Parigi, la stazione, la Toscana: ogni luogo diventa cornice per nuove riflessioni. In questi spazi si intrecciano passato e presente, eventi reali e ricordi. La narrazione sfrutta luoghi simbolici come il treno – spazio chiuso e in transito – per riflettere sul tempo che scorre e sull’identità in trasformazione.
Durante il viaggio, Jay è coinvolto in momenti pubblici – come un omaggio alla sua carriera – e in momenti di esposizione spontanea. In una scena, recupera una borsa rubata e viene acclamato come eroe. Subito dopo, il suo manager Ron gli chiede: “Stai correndo verso qualcosa o stai scappando da qualcosa?”.

Frammenti d’identità, riflessi di tutti
Il film Jay Kelly prende come punto di partenza la figura del divo per esplorare un’esperienza comune: il divario tra chi siamo e chi cerchiamo di apparire. Attorno a Jay, ogni personaggio – Ron, le figlie, i collaboratori – sembra costretto a misurarsi con i propri compromessi, le proprie rinunce, le versioni di sé che ha accettato o scartato.
Emily Mortimer spiega: “Quando Jay incontra le persone che ha sempre visto in massa, inizia a vederle come individui. E solo allora si rende conto di quanto poco le conoscesse davvero”. L’identità, quindi, non è solo un affare privato: è anche lo specchio di come ci relazioniamo agli altri.
Epilogo: il tempo in scena
Nelle fasi finali, la narrazione del film Jay Kelly mette in dialogo il passato professionale di Jay con il presente personale. L’omaggio alla sua carriera diventa anche una rassegna simbolica del tempo vissuto, delle scelte fatte, delle connessioni perse o ritrovate. Le immagini scorrono, ma Jay non guarda solo lo schermo: osserva ciò che è stato, ciò che poteva essere, ciò che resta.
Jay Kelly chiude interrogando lo spettatore su un punto comune a molte vite: cosa succede quando si interrompe la corsa? Quando i ruoli non bastano più? E se ci fosse ancora la possibilità – non di rifare, ma di ripartire?
“Tutti i miei ricordi sono film”, dice Jay. E in questa frase si condensa il senso del suo percorso: un uomo che ha raccontato mille vite sullo schermo ma ora si chiede che ne è stato della propria.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Jay Kelly può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Jay Kelly
Commedia - USA 2025 - durata 132’
Titolo originale: Jay Kelly
Regia: Noah Baumbach
Con George Clooney, Adam Sandler, Billy Crudup, Laura Dern, Grace Edwards, Stacy Keach
Al cinema: Uscita in Italia il 30/11/-0001
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