Il ventiduesimo episodio della longeva serie Gli omicidi del lago, in onda su Rai 2 il 2 settembre, arriva in un momento cruciale per la saga: La nave fantasma segna un cambiamento nella formula, rinunciando per la prima volta a una figura femminile stabile a fianco del commissario Micha Oberländer. La novità non è solo strutturale: il film si muove in equilibrio instabile tra il thriller e il dramma famigliare, scegliendo di esplorare soprattutto ciò che rimane delle persone dopo una tragedia mai chiarita.
L’incipit punta sul suggestivo. Un’imbarcazione scomparsa da 15 anni riemerge misteriosamente dalle acque basse del lago. La trova una pescatrice, Victoria Ludolf, nel cuore della notte, tra nebbia e scricchiolii di legno marcio. A bordo, un cadavere legato e ridotto a scheletro. L’uomo è Roman Steingass, ex adolescente sparito nel nulla e principale sospettato di un vecchio omicidio: quello di Anouk Bergdorf, sua compagna di scuola. All’epoca Oberländer aveva indagato, ma il caso era rimasto irrisolto. Ora la riapertura delle indagini obbliga tutti – poliziotti e familiari – a tornare su un dolore mai elaborato.

Il peso dei vivi
La trama del film di Rai 2 Gli omicidi del lago – La nave fantasma si articola come un ritorno al passato. Ogni personaggio coinvolto porta il segno di ciò che è successo quindici anni prima. Oberländer, interpretato da Matthias Koeberlin, è il filo conduttore, ma anche un uomo in bilico: non solo sulla verità, ma sul modo in cui si confronta con chi è sopravvissuto a quella stagione di violenza.
Accanto a lui agisce Thomas Komlatschek (Hary Prinz), promosso a partner principale dopo anni da personaggio di supporto. Il loro rapporto è più intimo nella vita privata (Komlatschek si è trasferito a casa di Oberländer dopo essere stato lasciato dalla moglie) ma resta distaccato sul lavoro, dove si danno ancora del “lei”. Le divergenze investigative non mancano, specialmente nel momento in cui Komlatschek individua nell’ex fidanzato di Anouk un possibile colpevole. Ma ciò che più colpisce è la differenza nei loro approcci: il primo agisce con impulso e rabbia, il secondo con crescente empatia.
Tra le figure secondarie, spicca Henriette Steingass (Elisabeth Lanz), madre di Roman. Sconvolta, isolata, rimasta a vivere in una casa-museo del figlio, è convinta che il suo spirito le parli. La dimensione psicologica del lutto si fa qui quasi sovrannaturale. L’altra famiglia, quella di Anouk, si è invece dissolta: la sorella minore, Lenka, è fuggita di casa da adolescente, trovando rifugio presso la stessa pescatrice che ha ritrovato la barca. I suoi incontri con Oberländer, giocati su piccoli dettagli come il ricordo di una giacca, mettono in luce il tono sommesso ma penetrante del film.
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Lacrime sotto la superficie
Se la parte investigativa resta centrale, il film di Rai 2 Gli omicidi del lago – La nave fantasma preferisce lavorare sulle conseguenze di un crimine irrisolto piuttosto che sul suo svolgimento. Il focus si sposta sulla memoria, sui silenzi, sulle vite congelate. Non a caso, la scena in cui il cadavere di Roman viene identificato grazie a un medaglione sembra più un rito funebre che un atto giudiziario. Il vero motore del racconto è il bisogno di sapere, non per punire ma per potersi fermare.
Il racconto non evita incursioni nel genere horror – visioni, rumori inspiegabili, incubi che si rincorrono – ma li tratta come proiezioni del dolore. La regia di Patricia Frey sceglie toni freddi, ambientazioni notturne e un ritmo lento, lasciando spazio al peso dell’assenza. Anche gli elementi tipici della saga, come le interazioni tra le polizie tedesca e austriaca, passano in secondo piano: l’attenzione è tutta rivolta ai legami interrotti.

Il male non scompare
Tra piste interrotte, vecchie tecniche nautiche e indizi nascosti in disegni infantili, la verità affiora poco a poco. L’omicidio di Roman non è stato un gesto d’impeto, ma parte di un piano per insabbiare l’altro crimine. Il finale, seppur risolutivo, non è catartico: a emergere non è solo l’identità dell’assassino, ma anche la constatazione che nessuna giustizia potrà restituire ciò che è stato perduto.
La sceneggiatura di Pfitzer, Koopmann e Heep insiste sul concetto di “ritorno”: della barca, del caso, dei sentimenti rimossi. Ma si astiene dal chiudere il cerchio in modo rassicurante. Anche perché il film di Rai 2 Gli omicidi del lago – La nave fantasma si muove su un confine ambiguo tra realtà e suggestione, e non cerca di razionalizzare ogni anomalia. La barca riemersa sembra averlo fatto “di sua volontà”. Una spiegazione tecnica non c’è, ma resta la sensazione che il lago stesso, dopo anni di silenzio, abbia voluto parlare.
Lo spettro del non detto
Con il film di Rai 2 Gli omicidi del lago – La nave fantasma, la saga cambia pelle, lasciandosi alle spalle le sue dinamiche più riconoscibili per concentrarsi su un’indagine interiore. Il crimine resta, ma diventa quasi un pretesto per raccontare come il tempo congeli, distorca e riapra ferite. Il film non prende scorciatoie: si prende il suo tempo, osserva le sue figure da vicino, le lascia contraddirsi, spezzarsi, rimettersi insieme a fatica.
In un momento in cui il giallo televisivo punta spesso sull’effetto e sul ritmo, La nave fantasma preferisce restare in ascolto. Non sempre funziona come indagine, ma convince come ritratto di umanità spezzata. E per una serie al suo ventiduesimo capitolo, è una scelta che vale più di qualsiasi colpo di scena.

Filmografia
Gli omicidi del lago: La nave fantasma
Giallo - Austria, Germania 2025 - durata 90’
Titolo originale: Die Toten vom Bodensee: Das Geisterschiff
Regia: Patricia Frey
Con Matthias Koeberlin, Hary Prinz, Stefan Pohl, Edmund Jäger, Elisabeth Lanz, Alice Prosser
in TV: 02/09/2025 - Rai 2 - Ore 16.30
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