In Il violino rubato, diciannovesimo film della longeva serie Gli omicidi del lago in onda su Rai 2 il 28 agosto, ci si muove in un territorio a metà tra la leggenda musicale e l’indagine criminale, tra il thriller poliziesco e il dramma personale.
La regia di Michael Schneider orchestra una storia in cui il delitto non è solo una questione di prove e alibi, ma un’occasione per far riemergere segreti, vecchi traumi e legami interrotti. Al centro, una reliquia del mondo musicale: il mitico Stradivari soprannominato “Messia”, attorno al quale si snoda un’indagine che mette alla prova sia la logica degli inquirenti che la stabilità emotiva dei protagonisti.

Una morte, una leggenda, una caccia che si riapre
Nel film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Il violino rubato, tutto ha inizio quando Jana Wenzel scopre il marito Christoph strangolato nella loro villa. A una prima occhiata, sembra un furto finito male. Ma il dettaglio che cambia il corso dell’indagine è la scomparsa di un prezioso strumento musicale, custodito in un’esposizione segreta all’interno della casa: il Messia di Stradivari, violino che la leggenda vuole capace di trasformare chi lo suona in un genio... a patto di una morte violenta. Da questo dettaglio, la narrazione si biforca: da un lato, la caccia a un assassino legato al traffico di strumenti musicali rubati; dall’altro, un ritorno inatteso nella vita della detective Luisa Hoffmann.
Le indagini portano infatti alla scoperta che Christoph Wenzel era coinvolto in un traffico internazionale di strumenti d’epoca. E che uno dei suoi contatti più pericolosi era Antonio Zübert, figura chiave di un’organizzazione criminale austriaca. Hoffmann conosce fin troppo bene quest’uomo: anni prima lo aveva fatto arrestare sotto copertura. E con lui ha avuto anche una relazione. Da questa relazione è nata una figlia, Liv, verità che Hoffmann ha sempre tenuto nascosta.
L’arrivo di Zübert a Bregenz e l’ipotesi che stia cercando di vendicarsi sconvolgono gli equilibri. Non si tratta più solo di un caso da chiudere: c’è una bambina da proteggere, e un’intera identità da preservare.
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Hoffmann: un’identità rimossa che torna a galla
Nel film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Il violino rubato, il personaggio di Luisa Hoffmann guadagna finalmente profondità. Fino a questo momento, era rimasta spesso in secondo piano, schiacciata dal confronto con la figura storica della precedente protagonista. Ma qui il suo passato prende il centro della scena: non come espediente narrativo isolato, bensì come leva per rendere più ambigua e tridimensionale la sua figura. Hoffmann non è solo una detective: è madre, ex infiltrata, ex compagna di un criminale, e oggi si ritrova a fare i conti con un mondo che pensava di essersi lasciata alle spalle.
La costruzione narrativa fa leva proprio su questa complessità per portare avanti il conflitto: non più quello classico tra bene e male, ma tra responsabilità personali e ruoli professionali. Hoffmann si muove in bilico, in costante allerta. E la presenza di sua figlia, sordomuta, aggiunge una tensione ulteriore: l’urgenza di comunicare, proteggere, ma anche di non dire tutta la verità.

Oberländer e l’arte del sospetto reciproco
Micha Oberländer, investigatore tedesco che collabora con la polizia austriaca, rappresenta il contrappunto più razionale del duo. Ma anche per lui il caso del film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Il violino rubato diventa personale, quando inizia a sospettare che la collega non gli abbia mai raccontato tutto. L’indagine si complica infatti non solo per via delle piste criminali che si intrecciano, ma anche per la crescente frattura nella fiducia tra i due. Oberländer si ritrova a interrogare non solo i testimoni, ma anche la persona con cui lavora fianco a fianco da mesi.
La tensione tra i due non è solo professionale. È anche etica. Fino a che punto è lecito nascondere segreti se questi servono a proteggere chi si ama? La relazione tra Oberländer e Hoffmann regge a fatica il peso delle rivelazioni che si susseguono, ed è proprio in questo spazio emotivo che la serie torna a esplorare il suo potenziale originale: la dinamica tra i protagonisti come specchio dell’indagine stessa.
Padri, figli e strumenti come reliquie
Uno dei temi portanti del film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Il violino rubato è la trasmissione di eredità (genetica, simbolica, culturale) da una generazione all’altra. Il Messia di Stradivari non è solo un oggetto di valore: è simbolo di un potere pericoloso, di una bellezza maledetta, di un talento che può distruggere.
Allo stesso modo, anche i rapporti tra padri e figli, tra genitori e figli, vengono messi sotto esame. Wenzel colleziona strumenti, ma cosa stava davvero cercando? Zübert rivuole la figlia che gli è stata sottratta, ma in quale ruolo? Hoffmann tenta disperatamente di separare il suo passato dalla vita presente di sua figlia, ma fino a che punto si può davvero proteggere qualcuno dalla propria storia?
Il film mette in scena anche un’altra forma di trasmissione: quella della musica, e il suo potere di legare, esprimere, trasformare. L’altro cadavere scoperto lungo il percorso investigativo è quello di un uomo che aveva fatto della passione musicale la propria ragione di vita, e che proprio per quella passione è stato ucciso. La musica come passione vitale e condanna, arte e ossessione.
Sospetti, silenzi e leggende
Il film di Rai 2 Gli omicidi del lago – Il violino rubato tenta di tenere insieme molti elementi: mitologia, passato criminale, drammi familiari, collezionismo d’élite, vendette incrociate. A tratti, il risultato è più vicino a una soap opera ad alta tensione che a un classico giallo d’atmosfera. Le svolte narrative si susseguono senza troppo respiro, e la sensazione è che la storia sia spesso guidata più dal bisogno di stupire che da un filo logico coerente.
Questo non impedisce però di intravedere un lavoro di riscatto sulla scrittura del personaggio di Hoffmann, e uno sforzo (anche se parziale) di rinnovare la formula narrativa della serie. L’indagine finisce per essere meno centrale rispetto alle implicazioni emotive, ma forse è proprio in questo scarto che il film trova la sua particolarità.
Gli omicidi del lago – Il violino rubato è un episodio che mette al centro la memoria, il legame tra passato e presente, tra colpe individuali e giustizia collettiva. Non tutto funziona con precisione: alcune svolte sono forzate, alcune coincidenze troppo comode, e il finale rischia di frustrare chi cerca un’indagine solida e lineare.
Eppure, il film riesce a scuotere qualcosa nella formula standardizzata della serie. Lo fa dando voce a una protagonista finalmente tridimensionale, e intrecciando il racconto di un crimine con quello di un’identità nascosta. Non sarà una sinfonia perfetta, ma alcune note restano impresse.

Filmografia
Gli omicidi del lago: Il violino rubato
Giallo - Germania, Austria 2024 - durata 90’
Titolo originale: Die Toten vom Bodensee: Die Messias
Regia: Michael Schneider
Con Matthias Koeberlin, Alina Fritsch, Hary Prinz, Stefan Pohl, Anja Antonowicz, Luka Dimic
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