Il secondo film della trilogia Amore sul Danubio, firmata Hallmark, si intitola L’arte di amare e va in onda su Rai 1 la sera del 20 agosto. Ambientato lungo le città storiche che costeggiano il Danubio, il film porta avanti la formula rodata del franchise: due sconosciuti, una crociera fluviale, l’arte come filo conduttore e una storia d’amore che nasce tra le pieghe del viaggio.
Se il primo film aveva introdotto il concept della “crociera dell’amore”, il secondo capitolo cerca di ampliare la narrazione portando in scena un intreccio che mescola la dimensione pubblica della regalità con quella intima della ricerca personale. E nonostante la struttura rimanga familiare, i due protagonisti offrono una dinamica che merita attenzione.

Un’eredità da decidere, una ferita da curare
Nel film di Rai 1 Amore sul Danubio – L’arte di amare,Ava, curatrice d’arte a Chicago, è reduce da una rottura sentimentale avvenuta a ridosso del matrimonio. Su invito del suo collega Eugene, decide di partire da sola per la crociera che avrebbe dovuto essere la sua luna di miele. L’obiettivo? Prendersi del tempo per sé, lontana dalle pressioni della vita quotidiana e dai ricordi dolorosi.
Dall’altra parte dell’oceano, József, duca di Baldonia e prossimo erede al trono, si trova di fronte a un bivio. Considerato da molti un “figlio ribelle” per la sua insofferenza verso i doveri di corte, riceve un ultimatum dal padre, il re Karl: due settimane per decidere se assumere il ruolo di sovrano oppure farsi da parte. Nel frattempo, parteciperà anche lui alla crociera, ufficialmente per selezionare opere d’arte destinate a un’asta benefica della casa reale.
Il resto è scritto nei binari del romanticismo classico: József si presenta con il nome fittizio di Joe, nascondendo la propria identità reale. L’incontro con Ava avviene quasi subito e la loro passione condivisa per l’arte diventa il terreno comune da cui nasce il loro legame. Ava aiuta Joe nella selezione delle opere per l’asta, ignara del suo status. A sua volta, Joe la accompagna nella ricerca di un artista misterioso che Ava sogna di incontrare da anni. Ironia della sorte: una delle opere chiave dell’artista è conservata proprio nel palazzo della famiglia di Joe.
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Tra autenticità e ruoli imposti
La forza narrativa del film di Rai 1 Amore sul Danubio – L’arte di amare si concentra sulle tensioni interiori dei due protagonisti.
Ava (Jessica Sipos) rappresenta la figura moderna dell’esperta d’arte appassionata ma disillusa, divisa tra il rigore accademico e il bisogno di rimettere ordine nella propria vita affettiva. È attraverso l’arte che cerca risposte, e il viaggio diventa un percorso non solo geografico ma anche esistenziale.
József (Dan Jeannotte) è il classico “principe riluttante”: affascinato dalla libertà della vita ordinaria, ma inevitabilmente legato a un destino che gli è stato assegnato alla nascita. La sua maschera di “Joe, turista curioso” gli permette di vivere per un attimo come un uomo qualunque, ma la verità lo raggiunge inevitabilmente.
Attorno a loro gravitano figure secondarie funzionali: il re (padre severo e tradizionalista), il fratello futuro re (più diplomatico), un assistente regale dai modi gentili e il trio di personaggi ricorrenti della trilogia (il capitano Magnusson, la direttrice di crociera Teddy e l’instancabile viaggiatrice romantica Betty, con i volti nell’ordine di Mark Holden, Kathryn Drysdale e Catherine Disher).

Identità, verità e l’arte come specchio dell’anima
Il film di Rai 1 Amore sul Danubio – L’arte di amare lavora su due grandi assi tematici.
La costruzione e la rivelazione dell’identità: Joe finge di essere qualcuno che non è per poter vivere una relazione senza pregiudizi. Ava, invece, parte proprio per ritrovare sé stessa. Quando la verità viene a galla (tramite un articolo scandalistico e foto pubblicate dai paparazzi), la frattura si apre su un terreno già fragile.
Il valore dell’arte come bene collettivo: Ava sogna un mondo in cui l’arte sia accessibile a tutti, non solo ai collezionisti privati o alle famiglie aristocratiche. Questo desiderio diventa l’elemento chiave per la riconciliazione finale: Joe propone di trasformare il palazzo reale in una galleria pubblica, fondendo così il suo dovere regale con il messaggio che Ava più desidera vedere realizzato.
Riconoscere, non cancellare
Il film di Rai 1 Amore sul Danubio – L’arte di amare evita un climax drammatico e preferisce un tono più lieve nella risoluzione. La riconciliazione tra Joe e Ava arriva attraverso una lettera, un invito al gala reale e un dono simbolico: l’opera d’arte che Ava aveva cercato per tutta la vita, ora donata a lei e a Joe come coppia. Il finale è volutamente affrettato, ma lascia spazio a una lettura ironica: nonostante i dubbi, i due ora possiedono insieme un’opera d’arte dal valore inestimabile. Più che un pegno d’amore, una promessa di fiducia condivisa.
Amore sul Danubio – L’arte di amare si inserisce in un format riconoscibile e prevedibile ma con alcune sfumature che lo rendono meno anodino di quanto ci si potrebbe aspettare. La scelta di legare la trama al mondo dell’arte (e non solo come pretesto decorativo) aggiunge spessore al racconto.
La relazione tra Ava e Joe funziona perché entrambi affrontano un percorso di chiarimento personale, al di là del sentimento che li unisce. Il fatto che il lieto fine arrivi non con un “vissero per sempre felici e contenti”, ma con la condivisione di un’opera d’arte, è coerente con l’identità dei personaggi: due individui che cercano di capire chi vogliono essere, e che si incontrano nel mezzo di questa ricerca.
Un amore nato sul Danubio, ma costruito sull’arte di conoscersi davvero.
Filmografia
Amore sul Danubio: L'arte di amare
Sentimentale - Canada/Gran Bretagna/Belgio 2025 - durata 84’
Titolo originale: Love on the Danube: Royal Getaway
Regia: Norma Bailey
Con Jessica Sipos, Dan Jeannotte, Kathryn Drysdale, Steven Pacey, Mark Holden, Roy McCrerey
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