Nel thriller In fuga dall’incubo,il film in onda su Rai 2 la sera del 16 agosto, il dramma personale si intreccia con la paranoia, l’inganno e un finale ribaltato due volte. Ma non è una storia d’evasione da raccontare con leggerezza. È il ritratto, neppure troppo velato, di un incubo molto reale: la violenza domestica e le conseguenze psicologiche che ne derivano, anche quando si è apparentemente al sicuro.

Fuggire non basta
La protagonista del film di Rai 2 In fuga dall’incubo, Jessica, è una donna che decide di rompere il silenzio e la prigione dorata del suo matrimonio con Peter, un uomo carismatico ma profondamente abusivo. Dopo anni di violenza emotiva e fisica, Jessica riesce finalmente a fuggire con il figlio Noah. La loro destinazione è l’isola californiana dove vive Rachel, sorella di Jessica, avvocatessa e apparentemente pronta ad aiutarla a ricostruire la propria vita da zero.
Jessica prende precauzioni estreme: cambia identità, taglia ogni contatto, getta via cellulari, carte di credito e persino la fede nuziale. Ma il passato non molla la presa così facilmente. Peter inizia a perseguitarla con chiamate, messaggi minacciosi e apparizioni sospette. Poi, la notizia inaspettata: Peter è morto in un incidente d’auto. O almeno così pare.
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I personaggi e i rapporti
Al centro del film di Rai 2 In fuga dall’incubo troviamo tre figure chiave: Jessica, Peter e Rachel.
Jessica (Kayla Fields) è il cuore della storia. Madre protettiva e vittima sopravvissuta, è combattuta tra la voglia di ricominciare e la paura che il suo carnefice sia ancora vivo. La sua paranoia non è debolezza: è istinto, è sopravvivenza.
Peter (Mike Markoff) è l’archetipo del manipolatore narcisista: romantico in apparenza, ma capace di minaccia e controllo dietro le quinte. È la figura invisibile che aleggia su tutta la prima metà del film, alimentando il dubbio: è davvero morto o sta solo aspettando il momento per colpire?
Rachel (Betsy Stewart) è il personaggio più stratificato. All’inizio sembra essere l’unico alleato sicuro di Jessica. Ma sarà proprio lei, con una svolta finale, a rivelarsi il vero antagonista. Rachel incarna una forma più subdola e calcolata di violenza: quella camuffata da aiuto.
Noah (Seth Adam Braverman), il figlio di Jessica, assume un ruolo centrale nella narrazione. È il motore emotivo delle sue scelte e diventa infine l’elemento chiave per risolvere il conflitto. La sua maturità precoce, lontana dagli stereotipi del “bambino problema”, offre una prospettiva lucida sull’orrore familiare.
Matt (Ian Reier Michaels), insegnante e nuovo interesse romantico di Jessica, è più che un personaggio di supporto: rappresenta un potenziale futuro sano, ma il film evita volutamente di idealizzarlo. Matt è lì, ma la sua funzione narrativa è quella di osservatore e supporto, non di “salvatore”.
Cory (Sam Schweikert) è un personaggio secondario ma cruciale nel meccanismo del sospetto e della tensione. All’apparenza è un semplice tuttofare del posto, ingaggiato per fare piccoli lavori nella nuova casa di Jessica. Ma è a tutti gli effetti un’esca narrativa che serve a deviare l’attenzione dello spettatore.

Violenza e autodeterminazione
il film di Rai 2 In fuga dall’incubo non mostra apertamente le violenze, ma ne suggerisce gli effetti attraverso l’inquietudine costante di Jessica, i suoi flashback e le reazioni sproporzionate a stimoli ordinari. Il trauma post-abuso viene trattato con serietà, senza feticizzazione.
Il personaggio di Rachel permette di esplorare un altro tipo di tossicità: quella che nasce dentro la famiglia, ma non sotto i riflettori. Il suo risentimento, covato per anni, emerge nel momento in cui vede la possibilità di sfruttare la situazione a proprio vantaggio.
In fuga dall’incubo mostra una donna che non solo fugge, ma affronta, resiste, osserva, deduce. Jessica non viene salvata da un uomo né da un colpo di fortuna. Prende decisioni, sbaglia, si rialza. In questo, il film si discosta dalla narrativa “damsel in distress” tipica di molte pellicole televisive simili.
Il finale spiegato
Il finale del film di Rai 2 In fuga dall’incubo si svolge su una scogliera, metafora perfetta dell’instabilità emotiva e del punto di rottura. Peter è vivo, e ha rapito Noah. L’inevitabile confronto con Jessica si carica di tensione finché Peter, nel mezzo della colluttazione, precipita nel vuoto. Potrebbe finire qui. Ma il tv movie targato Lifetime rilancia.
Rachel, testimone della scena, chiama la polizia e accusa Jessica di omicidio. È l’ultima mossa di un piano complesso: Rachel voleva eliminare entrambi i genitori di Noah, ottenere la custodia e incassare l’eredità. Ma c’è un dettaglio che sfugge al suo controllo: Noah ha registrato tutto.
La registrazione audio ribalta nuovamente la situazione e smaschera Rachel, portando al suo arresto. Il finale è sì consolatorio (Jessica, Noah e Matt si riabbracciano) ma non è stucchevole. Il pericolo è stato reale. Il trauma rimane.
In fuga dall’incubo non rivoluziona il genere del thriller televisivo, ma lo usa come contenitore per raccontare qualcosa di più urgente: quanto possa essere difficile liberarsi da una relazione tossica, e quanto le minacce possano arrivare anche da chi dice di volerci bene. Il film gioca con le aspettative dello spettatore, costruendo due twist consecutivi che riescono a tenere alta la tensione fino all’ultimo fotogramma. È una storia dove la salvezza non arriva da fuori, ma si conquista giorno per giorno, con fatica, lucidità e coraggio.
Filmografia
In fuga dall'incubo
Thriller - Usa 2023 - durata 87’
Titolo originale: Rear View Mirror
Regia: John Murlowski
Con Kayla Fields, Mike Markoff, Betsy Stewart, Sam Schweikert, Seth Adam Braverman, Ian Reier Michaels
in streaming: su Prime Video Rai Play
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