Una gravidanza inattesa, quattro generazioni di donne, e una famiglia che esplode e si ricompone tra risa, panico e dolcezza: con il film Il piccolo inquilino, su Rai 3 la sera del 31 luglio, la regista Nadège Loiseau firma un esordio sorprendente e profondamente personale. Una commedia che si affaccia con leggerezza su una questione tutt’altro che leggera: cosa succede quando, a quasi cinquant’anni, si scopre di essere incinta?
La protagonista, Nicole, ha 49 anni. Lavora al casello autostradale, tiene in piedi una famiglia sgangherata, e vive le sue giornate come una maratoneta del quotidiano: lavoro, casa, figli, madre anziana. La sua vita è fatta di incastri serrati e sogni accantonati. Fino al giorno in cui scopre di aspettare un bambino. Un nuovo “inquilino” che arriva a scombinare un equilibrio già precario.

L’inaspettato come detonatore
Il film di Rai 3 Il piccolo inquilino ruota intorno a un evento inatteso: la maternità tardiva di Nicole. La notizia si abbatte sulla famiglia Payan come un fulmine. Ognuno reagisce secondo la propria natura. Il marito Jean-Pierre, teneramente disorientato. La figlia Arielle, già madre a sua volta, immatura e in crisi. La madre di Nicole, Mamilette, anziana, fragile e sempre più vicina al desiderio di “lasciarsi andare”. E poi c’è Zoé, la nipotina, che guarda a tutto con la trasparenza cruda dell’infanzia.
Lo scossone porta in superficie tensioni sepolte, fragilità, incomprensioni, ma anche affetti ostinati e testardi. La famiglia, nel caos più assoluto, diventa uno specchio deformante e affettuoso in cui ognuno è costretto a fare i conti con se stesso.
SCOPRI TUTTI I FILM DA GUARDARE IN TV STASERA
Uno zoo teneramente umano
Nicole (Karin Viard) è il perno della narrazione del film di Rai 3 Il piccolo inquilino. È una donna “che tiene tutto insieme”, spesso a discapito di se stessa. Loiseau la costruisce come una figura emblematica di tante madri invisibili: multitasking, stanche, pragmatiche, ma capaci di una dolcezza inattesa. Viard porta in scena tutto questo con una naturalezza che non forza mai l’emozione.
Jean-Pierre (Philippe Rebbot), suo marito, vive in un limbo esistenziale: non è cattivo, non è assente, è semplicemente sfocato. Il suo smarrimento è quasi infantile, ma mai caricaturale.
Arielle (Manon Kneusé), figlia di Nicole, è una giovane madre che fatica a crescere. Il rapporto tra lei e Nicole è teso, ruvido, irrisolto. Le due si amano senza capirsi. Arielle sembra una versione acerba della madre, con la quale condivide la maternità precoce, ma non ancora la forza.
Mamilette (Hélène Vincent), madre di Nicole, è il volto della vecchiaia che si ritira. Una presenza scomoda, ironica, poetica. Accetta la morte più facilmente della vita.
E poi ci sono i satelliti: il fratello fragile (Vincent), l’amica invadente Jackie, il dottore gentile, il nuovo compagno di Arielle… una galassia di personaggi che rendono la famiglia Payan un organismo vivente, disfunzionale e commovente.

La maternità come atto politico (e comico)
Il vero cuore del film di Rai 3 Il piccolo inquilino è la riflessione sulla trasmissione intergenerazionale. Nicole è madre, figlia e quasi nonna. Ogni ruolo la spinge in una direzione diversa. Il film esplora la maternità come destino, scelta, incidente, trauma, rinascita. Ma anche la femminilità in tutte le sue età: la menopausa, il desiderio, il corpo che cambia, la stanchezza.
In sottofondo, Loiseau dipinge un affresco silenzioso della classe media francese: donne che lavorano in fabbrica, che cucinano con poco, che tengono in piedi famiglie fragili. Il tono resta leggero, ma mai banale. La commedia non è qui per disinnescare la complessità, ma per farla emergere con più verità.
Realismo emotivo senza ricatto
Loiseau costruisce un film che non vuole insegnare nulla. Non c’è pedagogia, né moralismo. La regista evita il sentimentalismo artificiale: niente musica strappalacrime, niente scene costruite per “colpire”. Solo dialoghi vivi, silenzi significativi e situazioni che sembrano uscite dalla vita vera.
Visivamente, il film di Rai 3 Il piccolo inquilino è colorato, caotico, pieno di piccoli dettagli fuori posto. La regista parla di “errori di gusto volontari”, ed è proprio così: vestiti sgargianti, case piene di oggetti, gesti quotidiani messi in primo piano. È un’estetica che si avvicina al realismo sporco delle commedie britanniche, ma senza cinismo.
Il piccolo inquilino è nato da un cortometraggio, cresciuto come un diario personale e approdato al grande schermo come un film corale e universale. Nadège Loiseau costruisce un’opera prima che ha la forza di un’esperienza vissuta e l’intelligenza di non voler piacere a tutti i costi.
Il vero miracolo del lungometraggio sta proprio qui: nel riuscire a parlare di cose serie (la maternità, il tempo che passa, le relazioni familiari) con leggerezza e profondità, senza scivolare nel dramma né nella caricatura.
Filmografia
Il piccolo inquilino
Commedia - Francia 2016 - durata 99’
Titolo originale: Le petit locataire
Regia: Nadège Loiseau
Con Karin Viard, Philippe Rebbot, Manon Kneusé, Hélène Vincent, Antoine Bertrand
in streaming: su Rai Play
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta